Renzo Giorgetti ci ha spesso manifestato i suoi dubbi sull’utilità di continuare a scrivere articoli e pubblicare libri, vista la dilagante stupidità che domina la maggior parte dei nostri contemporanei: quei “troppo perdenti” e “troppo arretrati” contro cui scaglia questa sua nuova opera. Egli ci perdonerà, dunque, se ci permettiamo di comunicare queste sue confidenze, ma ci preme ricordargli le parole e l’esempio di Evola, per il quale noi «non possiamo fare altrimenti, questa è la nostra via, questo il nostro essere». Affermare con tutti i mezzi a nostra disposizione la Giustizia (contro gli abusi di un potere sempre più illegittimo), e la Verità (contro la tragica finzione della menzogna democratica), è quindi un dovere a cui non ci si può sottrarre senza rinnegare se stessi. Giustizia e Verità che poi, a ben vedere, legittimano già da sole ogni vero Potere ed ogni autentica Autorità.
Diamo quindi il benvenuto a questa sua nuova opera, edita dalle benemerite edizioni PASSAGGIO AL BOSCO — utile per la battaglia comunitaria e indispensabile per la resistenza personale — in cui ci mostra, attraverso una documentata ricostruzione dei vari passaggi storici che hanno condotto all’attuale Nuovissimo Ordine Mondiale, quale grado abbia raggiunto oggi l’ingiustizia, e in che modo la falsità e la menzogna ne sono diventati l’onnipresente “colonna sonora”.
La demolizione dell’Antico Regime, con lo smantellamento delle sue forme istituzionali basate su innumerevoli corpi intermedi (corporazioni, comunità, ordini, ceti), che garantivano spazi di libertà oggi inimmaginabili, è passato attraverso il doloso e indotto tramonto della visione sacrale dell’esistenza umana: «Gli antichi monarchi non furono mai sovrani assoluti. L’arbitrio dei singoli (sempre considerato un’anomalia) veniva nella maggior parte dei casi limitato da un tessuto di consuetudini, credenze, privilegi locali o di ceti che opponeva una tenace resistenza nei confronti di una qualsiasi deviazione tirannica». Le rivoluzioni (francese e bolscevica) che attuarono questa “demolizione”, a dispetto dei proclami, non rappresentarono altro che una grande opera di distruzione di ogni libertà. E al posto dell’antico, venne ad insediarsi un nuovo potere costituito, senza limiti né rivali, grazie all’alibi della rappresentanza della volontà popolare.
«Nella selva dell’Antico Regime il Leviatano si muove con difficoltà, inciampa, si impiglia nei vincoli, nei privilegi, nelle norme particolari, negli statuti locali (che spesso sono più antichi dello stesso Stato e ad esso non debbono nulla) e non riesce a imporsi, restando il più delle volte impotente», ci ricorda Giorgetti; per cui era inevitabile che la nuova, vera ed unica tirannide attuale dovesse rimuovere e calpestare ogni ostacolo al suo imperioso incedere; disprezzando bellamente ogni Costituzione ed ogni Diritto (per quanti ci credevano!), prima fatti strumentalmente sventolare sotto il naso delle masse democratiche, facendogli accettare provvedimenti che già i loro nonni avrebbero accolto coi forconi… o i “gilè gialli”!
Il nuovissimo potere in corso di consolidamento, grazie ai potenti mezzi economici e ai sofisticati strumenti tecnologici di propaganda a sua disposizione, riesce a trasformare puntualmente in mostri, terroristi e pazzi criminali chiunque provi a discutere o a mettere minimamente in dubbio le sue “rappresentazioni”; usando, fra l’altro, gli stessi inebetiti suoi sudditi come cani da guardia e come controllori del vicino non allineato. E quando, comunque, qualcuno riesce a mettere in piedi qualche credibile forma di protesta: «Si giunge al paradosso per cui molti protestano contro il sistema utilizzando ancora gli schemi mentali forniti dal sistema stesso»; assicurandosi così una sicura sconfitta.
L’accelerazione impressa dal potere reale verso il totalitarismo democratico è certificata dalla “caduta delle maschere”, che da un paio d’anni mostra il suo autentico volto e la sua funzione criminale proprio nell’operato dei principali servitori del sistema: politici e governanti, presunti scienziati ed impiegati dell’informazione, giuristi inadempienti e autorità religiose inadeguate. È come se fosse venuta meno ogni preoccupazione e remora di salvare almeno le apparenze e di continuare a darla a bere ai sudditi. «La distruzione del patto sociale non porterà allo stato di natura (che probabilmente nemmeno è mai esistito) e al rinnegamento di tutte le regole, ma a un “nuovo patto” con nuove regole più o meno volontariamente accettate». Una parodia del vecchio imperium (in cui la spiritualità alla rovescia, fondata sul sacrilegio e l’empietà, in una nuova Chiesa che «impone una fede collettiva, cui è obbligatorio aderire, delle credenze che escludono ogni discussione, una vocazione inquisitoriale che reprime ogni dissenso»), si accompagnerà ad un equivalente potere temporale onnicomprensivo, basato sul controllo totale e sul credito sociale.
Il suo vocabolario consisterà in “un centinaio di parole” (come era già successo nella Rivoluzione francese, secondo Taine), dando completa e definitiva attuazione all’incubo orwelliano; nascendo invece la ricchezza e la bellezza del linguaggio umano sempre e solo dalla libertà e dalla possibilità data ad ogni individuo di spiegare la piena e naturale espressione di se stesso, al di là di ogni appiattimento ed uniformità da formicaio. E a questo impoverimento del linguaggio e della vita corrisponderà, in solo apparente contraddizione, la bulimia legislativa, con uno sfrenato «mettere leggi su qualsiasi cosa, imporre norme su ogni aspetto della vita pubblica e privata».
Dopo aver distrutto gli Stati, le religioni, le classi e i corpi intermedi, il processo in atto è ora giunto all’attacco diretto e mirato contro lo stesso essere umano, non più solo nelle sue realizzazioni sociali come può essere stata la famiglia o l’ambiente di lavoro, ma nel suo stesso corpo e nella sua psiche; snaturandolo con l’”entropia razziale” e la perdita della stessa identità sessuale, rendendolo quindi del tutto dipendente e ricattabile, a partire da bisogni primari come la salute, il nutrimento (ci stanno già abituando a considerare la possibilità di mangiare insetti, riuscendo a contenere i conati di vomito!) e la libertà di movimento. «Tale soggetto sarà ridotto al minimo non solo nei rapporti sociali, politici e economici, ma anche per quanto riguarda la sua persona, ormai destrutturata e priva di ogni tratto distintivo». Il suo denaro sarà sempre tracciabile e sequestrabile in ogni momento, limitandone l’indipendenza e rendendolo docile nei riguardi di tutti i comandi e le imposizioni.
Tuttavia — e Giorgetti lo dice chiaramente — nulla è ancora deciso e la resa dei conti finale è solo appena cominciata, per cui ci viene ricordato che «l’era ultima sarà un’epoca di lotte grandiose e scelte radicali. L’adesione al proprio archetipo sarà la via migliore per scoprire ciò che si è realmente e schierarsi dalla parte più consona alla propria vera natura». La salvaguardia dell’integrità personale e il ripristino dei giusti rapporti tra le cose saranno strumenti indispensabili e acquisizioni non derogabili; riuscendo così a distinguere in ogni occasione l’essenziale dall’accessorio: «evitando sia inutili sprechi di energie e velleitari progetti di cambiamento, sia disperazioni e chiusure nel più cieco fatalismo».
In fondo, si tratta “solo” di mantenersi fedeli alla Verità e a tutto quello che è normale e naturale, per fare fallire i piani dell’Avversario e difendere la frontiera interiore di ognuno di noi.