Recensione tratta da Minas Tirith
Abbiamo più volte fatto cenno circa la nostra visione del fascismo, visione che impersonalmente rientra in un quella più ampia della Tradizionale. Così non sarà una ripetizione se pure sarà un giorno da noi approfondita, magari proprio su queste pagine l‟affermare che il fascismo, visto secondo i principi della Tradizione, secondo la prospettiva di un Evola, di un Guenon o di un De Giorgio, non è e non può essere considerato un fenomeno completo, da accettare o rifiutare in blocco. Essendo fenomeno storico, ma soprattutto, essendo fenomeno storico anti-moderno in un contesto ormai totalmente modernizzato, il fascismo non ha potuto che esprimere parzialmente quanto della Tradizione faceva parte della sua essenza. Certo è, però, che già a quel tempo questa consapevolezza era presente ed il testo che oggi presentiamo, e che non a caso occupa un posto centrale nelle nostre pubblicazioni, ne è una testimonianza. Mistica della Rivoluzione Fascista è una raccolta di articoli di Niccolò Giani, fondatore della Scuola di Mistica Fascista, che mostrano la lotta viva anche allora per affermare del fascismo solo una visione che fosse pura. Del fascismo la scuola ha tentato di estrapolare una dottrina, ricavandola dalla pratica, dallo spirito combattente dello squadrismo ma anche dalle parole del Duce, considerato quale fondatore e Capo l‟unico interprete legittimo del pensiero fascista. L‟esegesi del fascismo nasce quindi direttamente dai suoi discorsi e da essi che i „mistici‟ fanno scaturire una dottrina lineare e pura, tale quale si legge in maniera formale nella “Dottrina del Fascismo”. È un‟idea di cui si tenta di fissare i principi, le fondamenta, criticando senza timore flessioni e comportamento dubbi di fascisti e sedicenti tali. È il fascismo come dovere, come passione civile, come lotta dello spirito contro la materia, è il fascismo quale certamente non può essere stato al cento per cento.
Delle molte anime del fascismo si cerca di ricavare l‟essenza. Non si può trascurare infatti quanto nel fascismo influirono storicamente le correnti socialiste e libertarie, tant‟è che sindacalisti come il Corridoni ma anche intellettuali come il Marinetti, non possono certo essere ingabbiati nella retorica del fascismo-regime. Come, d‟altra parte, influì la corrente nazionalista, militarista, ecc. Ognuno a suo modo sentiva il bisogno di un risveglio, sentendo che la democrazia era ormai un cadavere da seppellire. Ma tutte queste anime non potevano essere messe insieme senza che fosse sacrificato qualcosa alla purezza dei principi. Del resto, i principi non sono qualcosa che esistono come categoria che divide gli uomini, ma solo come categoria che divide le idee le une dalle altre. I principi muovono gli uomini, ma agiscono attraverso di loro. E gli uomini non sono macchine, non sono contenitori ma hanno le proprie storie e caratteristiche personali. Caratteristiche che permisero al Duce di tenere insieme per vent‟anni tutte queste anime, ma che impediscono senz‟altro che un‟idea sia tale e quale nella pratica.
La scuola di Mistica Fascista fu un apprezzabile tentativo di fare ordine in questa confusione e mettere il punto su alcuni principi ritenuti fondanti per una visione super-storica del fascismo. Ed ecco l‟importanza del libro che oggi proponiamo alla lettura, “un‟antologia che raccoglie i più significati testi di Niccolò Giani nonché la prima raccolta organica dei più significativi scritti di Niccolò Giani nel periodo che va dal 1932 al 1941. È, a nostro giudizio, un omaggio doveroso al testimone di quello che fu il Fascismo universale e intransigente che mai scese a compromessi con la “vita comoda”, al rinnovatore spirituale e politico di una intera generazione. Esempio di eroismo che, al di là della contingenza storica, seppe essere coerente con i propri principî vivendo l‟ideale sino all‟estremo sacrificio; quasi innalzando il Fascismo ad una categoria universale dell‟essere, come fonte inesauribile di spiritualità cui innestarsi per fare la rivoluzione dell‟uomo e del mondo. Nato a Muggia il 20 giugno 1909, cadde sul fronte greco il 14 marzo 1941: nello slancio del combattimento, trasfigurato ormai nell‟eroismo muto, dimostrò con la vita e con la morte, l‟armonia tra pensiero e fede, la continuità tra dottrina ed azione. Per questo il suo esempio sarà il seme fecondo dell‟aspro cammino di domani.