(continua dalla puntata precedente)
Cultura sacra, integrale ed essenziale
Basata sui tre pilastri o alvei del Sacro: Rito, Mito e Simbolo. Tre cose il cui valore e significato risultano incomprensibili per la moderna mentalità profana e anti sacra (anti rituale, anti mitica e anti simbolica, che cerca ossessivamente la de ritualizzazione e demistificazione di tutto quello che si offre al suo sguardo, anche in ambito religioso, disprezzando, degradando o profanando al contempo i simboli).
Cultura tendente alla realizzazione dei tre valori basilari e supremi: Verità, Bene e Bellezza. E la Giustizia come sintesi del Bene e della Bellezza, del Buono e del Bello: l’armonia e la giustezza nelle azioni, nelle attitudini, nei comportamenti e nelle relazioni, nelle idee e negli ideali.
La virtù della Giustizia occupa un posto preminente nella Cosmovisione tradizionale, nella sua concezione del mondo e della vita. La Giustizia come suprema virtù che assegna a ogni cosa il suo posto e funzione dentro il Tutto, che rispetta, riconosce e dà il suo ad ogni essere (ogni frammento, livello, particella o aspetto dell’esistenza), indicandogli i suoi diritti e doveri legittimi.
Virtù che viene ad essere espressione della Giustizia o Legge divina, così come della Giustizia o Legge cosmica, le quali rispetta e nelle quali è inserita. Quest’ultima, per esempio, ci dice che quel che si fa male, si finisce per pagarlo; che nella vita si raccoglie quel che si è seminato (Legge del karma); tutto ha il suo castigo o ricompensa, le sue buone o cattive conseguenze.
Questa Giustizia è la garanzia della pace, dell’ordine, dell’armonia e della salute, tanto nella vita individuale quanto nella vita sociale. Secondo Platone e Buddha: Giustizia = ordine = salute (ogni cosa al suo posto e nel suo giusto ordine, svolgendo correttamente la sua funzione, rispettando l’ordine gerarchico e adeguandosi ad esso).
La Cultura come coltivazione dell’essere umano per ottenere la sua realizzazione piena, la sua perfezione, la sua libertà e la sua felicità. Cultura che ha il suo fondamento nel Culto, nel Rito, nella dimensione rituale e liturgica della vita. Il Rito armonizza l’agire ed il vivere umano con il Rita, l’Ordine cosmico: fa in modo che si muova, fluisca e scorra in consonanza col ritmo cosmico.
[La parola “Cultura” deriva propriamente da “Culto”, la religione e i riti sacri, e da “Coltura”, il lavoro di coltivare la terra, l’agricoltura, arando e seminando il terreno per ottenere una buona raccolta di alimenti. Coltivarsi come persona significa, in effetti, ararsi e seminarsi per crescere interiormente ed ottenere un buon raccolto vitale. L’individuo senza culto è un incolto, è un maggese, un deserto non coltivato né lavorato.]
La Religione è il nucleo, il nocciolo o il midollo della Cultura e della Vita tradizionali. E anche la sua vetta, il suo vertice, la sua cima o corona. La Religione come ri-collegamento o ri-ancoraggio col Principio, con l’Origine, con l’Essere supremo che dà l’essere a tutto quel che esiste.
Lo sguardo verso l’Alto, l’orazione e la preghiera, l’atteggiamento oblativo, la benedizione, la parola santa e santificatrice, il rendere grazie e la meditazione costituiscono il centro del Culto e della Cultura. Il Saluto al Sole è l’inizio del giorno: saluto rituale che esprime venerazione, gratitudine e offerta.
La Cultura tradizionale, col suo senso di totalità e unità, abbraccia i tre piani della realtà: il divino, il cosmico e l’umano. Mettendo l’uomo al centro, fra quel che è in alto e quel che è in basso, con un’attitudine di profonda umiltà e profondo realismo.
La Cultura tradizionale significa la coltivazione della Virtù, della Bontà, della Rettitudine, dell’Onore, della Nobiltà, dell’Aristìa o Arianità, dell’Integrità, della Dignità sacra della Persona, della Sapienza, della Parola portatrice di senso e forgiatrice di unità. Tutte cose impossibili senza il Culto.
Mito e Simbolo formano parte del Culto e della Cultura. Senza di essi non c’è autentica Cultura. Il Mito come forza trainante e orientatrice della vita: espressione di verità e principi di natura sovrarazionale; elemento intellettuale di connessione con l’Origine e il Mistero, che parla all’uomo sul suo posto e sulla sua missione nel Cosmo e sulla sua relazione con l’Universo e la Divinità.
Il Simbolo come linguaggio sacro che permette di scoprire l’intreccio segreto dell’Universo, il quale ha una struttura simbolica, trasmettendo un prezioso messaggio che ci aiuta a percepire il significato profondo delle cose, le loro relazioni sottili e la loro interconnessione profonda. Nell’Universo e nella Vita tutto è simbolo, tutto è segno: tutto parla attraverso segni, segnali e analogie, tutto contiene un significato e un insegnamento spirituale.
Due elementi capitali nella Cultura tradizionale e nella coltivazione del nostro essere, nella nostra realizzazione come persone: il Vedere e l’Ascoltare. Lo sforzarsi di vedere con chiarezza e obiettività, per vedere la Verità che ci deve guidare e che è dentro noi stessi, per vedere qual è il nostro posto nel Mondo e come dobbiamo operare. L’ascoltare la Voce dell’Alto, la Voce della Sapienza, la Voce del Logos. Ascoltare il messaggio della realtà, degli avvenimenti e delle circostanze che ci circondano, attraverso tutto il quale ci parla Dio (il Fato, la Provvidenza divina).
Il sapere ascoltare e il saper vedere e guardare rivestono la massima importanza per il Sentiero tradizionale. Insegnandoci ad ascoltare, vedere e guardare, ci insegna a vivere, vivere come si deve, con senso e misura, e in questo modo ci aiuta a compiere la missione e il compito della nostra esistenza.
La cosa più importante è la retta visione, per la quale è imprescindibile il corretto ascolto (la retta attenzione, l’apertura mentale, lo studio della Dottrina). Lo sguardo è capitale: il modo di guardare e di vedere la realtà, il modo di guardarci e vedere noi stessi, il modo di aprirci, di osservare e rispondere alla Realtà suprema, alla Verità assoluta.
Dalla retta visione e dal retto ascolto sgorga la retta azione. L’azione giusta, abile, buona e sicura, in grado di fare centro e colpire nel segno: l’azione corretta sia di pensiero come di parola ed opera. L’autentica azione nel pieno senso della parola (lontana sia dall’inazione inerte o pigra sia dalla degenerazione attivistica).
La Verità è la chiave di tutto. È l’asse, il fondamento e l’elemento illuminante della Cultura tradizionale. Senza la Verità tutto si sgretola. Il bene deve essere vero bene e la bellezza deve essere veramente bella.
L’esistenza è sottomessa alla Norma (un alto ed esigente criterio normativo, puramente obiettivo), il Nomos, il Fas (e non il Nefas, che farebbe in modo che le azioni risultassero nefaste). La Norma, espressione del Numen, del Logos che è Ragione e Parola, Luce e Legge (Lux e Lex), dà ritmo, ordine, logica e razionalità, senso e significato alla Vita.
Il Logos è la Legge che detta e ispira il legale, il legittimo, la logica giuridica, il ben legiferato, il giusto e corretto. Secondo la tradizione romana, lo Jus o Ius, il diritto umano, il giuridico mondano, deve basarsi sul Fas, il Diritto divino, la Norma o Legge uranica, la Voce o Parola di Giove, il Padre celeste (Logos = Parola e Ragione; dal greco légein, “parlare, dire”). La Giustizia non è possibile allontanandosi dal Logos eterno, trascendente e immanente: Logos = Legge (latino Lex, legis, Legge, Lege, Law, Lov, Lag).
Tutto è soggetto alla Legge ed alla Norma. Tutto nella vita ha le sue norme, le sue leggi e regole (come, per esempio, le norme della retta azione, le leggi matematiche, le regole o norme dell’arte, della poesia, della lingua, dell’ortografia e della cortesia). E queste norme, regole o leggi, quando sono giuste e legittime, non sono senza una derivazione o realizzazione particolare, condizionata e relativa, della Legge eterna, della Norma suprema, che viene a coincidere con la Ragione celeste o divina. Qualcosa che risulta molto difficile se non impossibile da accettare per la moderna mentalità anomica, nichilista, individualista, relativista e soggettivista.
La Norma è condizione e garanzia della normalità in tutti gli ordini, aspetti e livelli dell’esistenza. E pertanto anche della libertà.
Non c’è libertà senza norme e senza ordine. La anomia, la carenza di norme, la rivolta contro la Norma, conduce alla tirannia, all’oppressione ed alla schiavitù.
Antonio Medrano