La Vita ha un profondo significato: è un camminare, peregrinare o navigare che viene dall’Assoluto e va verso l’Assoluto; ha come meta e fine l’Assoluto.
Visione trascendentale, spirituale, sacra, gnostica, amorevole e compassionevole, poetica ed eroica della Vita. La Vita è impresa, progetto e avventura di grande portata, consistente nella realizzazione e nella conquista dei più alti valori. Lotta della Luce contro l’Oscurità, dell’Ordine contro il Caos, della Verità contro la Menzogna, del Bene contro il Male, della Virtù contro il Vizio, della Pace e la Giustizia contro la Violenza e l’Ingiustizia.
La Vita è un dono che abbiamo ricevuto dall’Alto. Un dono che dobbiamo apprezzare e che genera un dovere: il dovere di restituirla e consegnarla arricchita. Ci è stata assegnata affinché la diamo, la riconsegniamo con nobiltà, generosità e buon umore, in modo eroico e disinteressato.
Vita=servizio, impegno, sacrificio, consegna (impegnarsi e donarsi), dovere, compito da svolgere, missione e destino. È anche sfida, confronto, via, sentiero da seguire, procedimento (nel quale progredire e avanzare), lotta, combattimento incessante, milizia. Milizia al servizio del Bene e della Verità.
Ogni essere umano viene al mondo e alla vita con una missione che solo lui (o lei) può portare a compimento, con un destino e una vocazione legati alla sua intimità o essenzialità, il suo essere più profondo. Realizzando questa vocazione e missione, compiendo il suo destino, ognuno di noi si realizza come persona e come eroe o eroina spirituale.
La Vita acquista il suo compimento quando si ascolta, si segue e si ubbidisce alla chiamata della propria vocazione (ad ognuno la sua, differente da quella degli altri, per quanto somigliante), che è chiamata dall’Alto che risuona nella propria interiorità e ci convoca a partecipare a un grande combattimento, la guerra santa nella quale si decide la sorte del Mondo, dell’Universo.
Vivere con pienezza, in modo sacro, eroico, uranico e solare, significa lavorare e lottare per la gloria e l’onore di Dio, che è come dire per il trionfo del Bene e della Verità. I quali si ottengono quando nei nostri atti, nelle nostre parole e nei nostri pensieri, idee, ideali e convinzioni si riflettono la luminosità e lo splendore del Sole eterno.
La Vita bisogna consacrarla al servizio dell’Idea, l’Idea divina ed eterna che contiene tutte le idee (in senso platonico), tutti gli archetipi e modelli di quel che nell’esistenza troviamo di valido. Bisogna offrirla al servizio di un grande ideale ispirato ai più alti valori, gli unici che possono dare al vivere umano nobiltà e grandezza. Bisogna viverla e proiettarla al servizio dello Spirito, della Sapienza, dell’Aristia, della Vita, della Tradizione, della Patria e della Cultura ricevute dagli antenati.
L’uomo tradizionale vive come milite o guerriero dell’Assoluto, membro della sacra milizia del Graal (il Santo Calice simbolo del Centro solare). La qual cosa vale anche per la donna tradizionale, vera amazzone che lotta con coraggio e tenacia femminili al servizio della Divinità in qualunque posto si trovi e sia quel che sia il compito che gli spetta in ogni momento. Entrambi, combattente femminile e prode maschile, lottano, lavorano e si sforzano coraggiosamente, eroicamente (in tutti i loro impegni quotidiani), per instaurare e difendere l’Ordine, che vuol dire aprire vie affinché regnino nella società umana la Pace, il Diritto, la Giustizia e la Libertà.
Tutto questo presuppone sacrificio, in tutti i sensi della parola. La Vita acquista il suo massimo valore quando è vissuta in senso sacro e sacrificale. La nostra vita, la nostra persona e il nostro essere (e soprattutto il nostro io) devono essere immolati, offerti e sacrificati a Dio. Devono essere offerti ogni giorno come oblazione sull’altare che è la sua Creazione. La morte o immolazione dell’io è la condizione della vita buona, libera, sana, piena e totale.
La Vita deve essere vissuta come un gioco sacro, attività ludica, sport ieratico e uranico, scontro olimpico. Un gioco che ci porta a partecipare alla Lila o Gioco divino e nel quale ci giochiamo l’essere o il non essere. In questo gioco, estremamente serio ma anche allegro e gioioso, emozionante e disinteressato, raggiungiamo la più elevata e autentica libertà.
La Vita la si deve vivere come una danza ritmica, rituale e sacra, imitando la Grande Danza di Dio, con la quale sostiene amorosamente l’Ordine universale, e partecipando ad essa (Shiva, personificazione dell’Assoluto, è il Rata-Raja, “il Re della Danza”). Per vivere bene, con senso e con dignità — e non nell’assurdo, l’insensato, la volgarità e l’indegnità — bisogna saper lottare, giocare, danzare e ballare in onore di Dio, muovendosi in armonia col ritmo cosmico e divino.
Bisogna interpretare nel miglior modo possibile il ruolo che ci è stato assegnato (o i diversi ruoli che ci corrispondono in ogni momento) dentro il gran teatro del Mondo e della Vita, senza identificarci troppo col personaggio che dobbiamo rappresentare o incarnare.
Tutto questo significa vivere con distacco e generosità creatrice. Con l’allegria, la fiducia, la pace, la serenità, la gioia e il piacere di saperci protetti, ispirati e guidati da Dio. Sapere che quel Dio che ci dà l’essere e la vita è sempre con noi.
Fondamentale è la Coscienza, vivere consapevolmente, con attenzione e con la presenza interiore (presenza d’animo). Vivere in ogni istante rendendosi conto di “quel che c’è”, quel che esiste e succede sia fuori sia dentro se stessi (awareness). Coscienza che è soprattutto autocoscienza, un vedere se stessi con attenzione e chiarezza, un dirigere lo sguardo in modo sereno verso il proprio interno per riconoscersi, sentirsi e percepirsi in pienezza.
Non vivere in modo incosciente, distratti e sbadati, amnesici, ma vivere con chiara coscienza e memoria del nostro essere, della nostra essenza e del nostro alto destino (ricordare in ogni momento chi sono, da dove vengo e dove vado, e che cosa sono venuto a fare qui in questo mondo). Vivere con il permanente ricordo di Dio, del Principio e dell’Origine che è anche la Meta, il Fine ultimo; col ricordo anche dei doni che da Lui abbiamo ricevuto e di quello che siamo chiamati ad essere.
La verticalità dello Spirito deve affermarsi, con una funzione reggitrice e dominatrice, sull’orizzontalità del mondano e terreno, del contingente ed effimero, del sensibile, del mentale, del biologico, del vitale o esistenziale, dell’istintivo, del sentimentale ed emotivo. La colonna dritta dell’Essere si afferma, con la sua rettitudine e verticalità impareggiabili, sull’orizzontalità del Divenire, con la sua incessante cascata di avvenimenti e modifiche, a cui imprime ordine, direzione, senso, intellegibilità, equilibrio e armonia.
Primato dello spirituale sul materiale: le cose materiali, naturali, sensibili, tangibili, visibili ed esterne sono al servizio dell’Interiorità, dello Spirito, che è il Lider o Guida interna dell’essere umano, il Faro intimo che ci guida verso il porto che è il nostro destino.
Primato dell’assoluto sul relativo. L’esistenza è il dominio della relatività, tutto in essa è relativo, ma il relativo sfuma, diluisce e svanisce davanti all’altezza, forza e grandezza dell’Assoluto, che si rende presente nell’Essenza spirituale dell’essere umano. L’antitesi del mondo moderno: nel quale si relativizza l’assoluto e si assolutizza il relativo.
Primato del reale sull’illusorio e l’apparente. Anteporre “quel che è” a quel che sembra o simula di essere. Punto questo di particolare importanza in un mondo come l’attuale in cui imperano e si sente una forte inclinazione per le apparenze, il fittizio e il finto, il virtuale, l’irreale, il falso e chimerico, l’illusorio o illusivo, il fantasmagorico, l’ingannevole, l’incoerente e inconsistente, la falsità e la menzogna.
Realismo integrale e radicale (che va alla radice delle cose, senza concessioni, accordi né compromessi spuri). Realtà e realismo di fronte all’Ideologia: la realtà ed il reale di fronte agli approcci e le impostazioni fraudolenti, specialmente quelli introdotti dalle ideologie. Cosmovisione realista, maestosamente vincitrice di tutte le pseudo-cosmovisioni ideologiche (che semplificano e deformano la realtà, la violentano e avviliscono, per adattarla ai propri schemi aprioristici).
Primato del perenne e permanente sul perituro, fugace e passeggero. Ricerca innanzitutto del realmente importante, che si custodisce per sempre, piuttosto che ostinarsi nel conseguire quel che ha una validità approssimativa, effimera, volatile, non molto solida né duratura. La Sofia Perenne al di sopra delle opinioni, delle mode, delle tendenze e delle correnti di idee, i giudizi e pregiudizi che imperano in ogni momento. Le Verità senza tempo della Tradizione, con la loro ricchezza plurale e imperitura, al di sopra del superficiale “pensiero unico” che oggi si cerca di imporre come verità assoluta e indiscutibile.
Gli insegnamenti immortali dei grandi Maestri al di sopra delle elucubrazioni discutibili o sofistiche di pseudo pensatori o scribacchini, le fandonie escogitate e inoculate dalla propaganda, gli slogan della politica o dall’ideologicamente corretto, le seduzioni montate dai mezzi di indottrinamento delle masse e i sistemi di rimbecillimento collettivo. L’onore, la rettitudine e la virtù sopra i miraggi della fama, sopra lo scintillio del superfluo, sopra il conformismo vigliacco e sottomesso, sopra il denaro e la ricchezza materiale, sopra l’abilità a comprare e vendere ogni cosa (comprese menti, coscienze, affetti, amori, adesioni, voti e appoggi).
Primato dell’autenticità sulla deformazione e l’ipocrisia (l’impostura laicamente coltivata e consacrata). Autenticità che significa fedeltà all’Essere (al Logos), lealtà al proprio essere (il proprio logos interno). Affermazione e cura dell’essere autentico di fronte alla doppiezza e l’artificioso, di fronte alla simulazione e il fingimento sistematico, di fronte all’invasione e tirannia dell’inautentico, di fronte al dogmatismo dell’errore e della falsità metodica (orgogliosa della propria slealtà e della propria abilità nel deformare i fatti e la realtà).
Primato dell’essere sul fare e l’avere. Priorità indiscutibile di quel che uno è (chi è e com’è realmente, con le sue qualità e virtù) su quel che uno sembra essere, così come su quel che fa (preso dall’inclinazione attivistica) e quello che uno possiede (accumulando beni, denaro, relazioni, incarichi, onori e lodi).
Primato della contemplazione sull’azione. La vita attiva deve essere guidata dalla visione contemplativa: il vedere e seguire la Verità, lasciarsi impregnare dalla Sapienza. La vita è azione, vivere è agire e operare, ma questo movimento attivo deve essere guidato dalla contemplazione, che è la forma suprema e più pura di azione, l’azione fondante e legittimante.
Superiorità dell’Essenza sull’esistenza (l’essenziale sull’esistenziale), del noumenico sul fenomenico. Il Numen, l’Idea, il Celestiale, l’Eterno e il Trascendente, illuminano e danno significato alle apparenze: l’esistenza fenomenica, gli avvenimenti e gli eventi per quanto suggestivi o spettacolari siano, i dati delle scienze naturali, quel che ci compare davanti (dal greco fainomai, pronunciato fénome, “apparire”), quel che si manifesta ai nostri sensi.
La tendenza sátvica (ascendente, centripeta, luminosa) deve dominare sulla rajasica (anagogica, centrifuga, attiva, espansiva) e la tamasica (catagogica, discendente, oscura, inerziale, deprimente).
Per godere di una vita sana, ben articolata, devono essere in armonia i tre piani della Mente che intervengono nella configurazione del nostro divenire vitale: il razionale, l’irrazionale (o irragionevole) e il sovrarazionale (l’Intelletto, il Nous o Buddhi), rispettando la loro corretta gerarchia: il sovrarazionale al di sopra del razionale (illuminandolo), e il razionale al di sopra dell’irrazionale (la ragione guidando e controllando quel che si muove al di sotto di essa, nel sottosuolo dello psichico).
La vita umana è pura ispirazione. Ispirazione che si riceve dall’Alto, che ci giunge come Grazia, che riceviamo in modo gratuito e gentile e che rende facile e grato lo sforzo che dobbiamo realizzare creando, forgiando e modellando la nostra vita. La vita è piena di momenti ispiratori.
Vivere è respirare: lasciare che l’aria (simbolo dello Spirito o Pneuma) entri ed esca ritmicamente dai nostri polmoni; respirare in modo cosciente e piacevole; continuo inalare ed esalare la forza vitale; prendere fiato e ispirazione per la grande opera o impegno che abbiamo davanti a noi.
La nostra vita è respirazione che viene dall’Alto e dal Centro; un permanente ispirare ed essere ispirati (ispirare il prossimo trasmettendogli l’ispirazione, l’insegnamento o formazione che abbiamo ricevuto). Più che respirare siamo respirati: respirati dal Soffio supremo che ci dà l’essere e la vita, che ci fa pulsare in modo nuovo ad ogni istante, e che ci porta a riscoprire e ritrovare noi stessi.