I Vangeli del terzo millennio:
visioni e applicazioni
Preambolo
In una precedente serie di articoli dedicati alla telematica e alla sua crescente invadenza nella nostra realtà, avevamo cercato di evidenziare i pericoli insiti negli sviluppi tecnologici ad essa legati, fermandoci alla XVIIª puntata (Dacci oggi il nostro internet quotidiano) . Più pressanti argomenti dottrinari e d’attualità ci avevano convinti a chiudere quella serie di interventi, ma gli effetti della pandemia, che hanno rivoluzionato il mondo del lavoro, con lo smart-working, la scuola e la didattica a distanza, oltre all’introduzione di nuove applicazioni di controllo — pretestuose e strumentali — ci hanno spinto a riprendere l’argomento.
In quell’ultima XVIIª puntata accennavamo alla liturgia di internet e alla protesta consentita solo se virtuale. In realtà è stato il nostro ingenuo ottimismo a farci sopravvalutare le “opportunità” della rete. D’altro canto, considerato chi sono i padroni delle piattaforme più utilizzate — Google, Amazon, YouTube, Facebook, etc. — in quel “loro” web, fino a ieri esaltato strumento di “democrazia universale” ma in realtà create per favorire gli oligopoli planetari, non potevamo aspettarci una tolleranza infinita. E infatti è puntualmente arrivato il momento di gettare la maschera dei diritti, della tolleranza, della libertà d’opinione, arrogandosi questi la facoltà di oscurare chi diffonde comunicati inopportuni che dissentono dai pareri dei loro “autorevoli” corrispondenti. Non possono certamente vanificare le risorse impiegate per costruire il proprio consenso, modellare l’opinione pubblica, e far accettare le gabbie del nuovo ordine.
Lo abbiamo rilevato con Trump, Presidente degli USA, a cui Zuckerberg, fattorino delle élite globaliste, ha rimosso diversi interventi su Facebook e successivamente gli ha bloccato l’account per due anni, perché incitava all’odio. Un’insolenza che fa il paio con la sua accusa nel recente passato di aver consegnato 87 milioni di profili di utenti Fb, a loro insaputa, alla Cambridge Analytica; atto che gli ha fruttato dalla Federal Trade Commission una condanna di 5 miliardi di dollari, a fronte dei quali ha pagato la misera somma di 500 mila sterline. La gestione delle notizie è potere, che censura il libero pensiero quando diffonde schegge di verità.
Il pensiero creativo
Un supporto rilevante alle soluzioni innovative che giovano agli affari delle multinazionali lo si deve al maltese Edward De Bono: «…il maestro del pensiero creativo e profeta della fantasia applicata al management», promotore «…delle idee che hanno fatto “crescere” l’umanità negli ultimi mille anni» (Panorama 28/10/90, A, Iannello). Con tariffe «da 15 mila dollari al giorno» sul finire degli anni ’80 era approdato a Venezia, acquistando l’isolotto di Tessera, venduto nel 2006 per 4 milioni di euro, finanziato dalle stesse multinazionali che “risanava”: Ibm, DuPont, AT&T, Exxon, General Motors, Unilever, per nominarne alcune tra le più note.
De Bono giudicava il linguaggio la più grande barriera al progresso umano, e tentò di sostituirlo con concetti espressi da numeri; un’altra sua eccentricità riportata da Wikipedia riguarda una sua informativa fatta nel 2000, al Ministero degli Esteri del Regno Unito, che il conflitto arabo-israeliano potesse essere dovuto, in parte, ai bassi livelli di zinco trovati nelle persone che mangiano pane azzimo, che …portano ad una maggiore aggressività.
PayPal in testa sulle autostrade informatiche
Un ruolo notevole nella corsa alla vertiginosa crescita delle prestazioni informatiche l’ha avuto Andy Grove, il geniale inventore dei microchip al silicio, nonché direttore e produttore dei processori Intel, il cui nome è stato legato alle fortune di Bill Gates; il loro sodalizio Microsoft-Intel conquistò un monopolio mondiale sulle vendite dei PC. Il CEO di Microsoft, anche se citato più volte dai tribunali statunitensi per violazione dell’antitrust, ne è uscito sempre più rafforzato.
L’inarrestabile ascesa di Mr. Gates iniziò dal “sorprendente” avvicinamento di interessi nel 1992 tra «L’uomo più potente del mondo e l’uomo più ricco del mondo», quando Clinton e Gore scommisero sulle “autostrade dell’informazione” vincendo le presidenziali per la Casa Bianca. La sfida del futuro era l’interconnessione globale e diffondere il commercio elettronico internazionale; direttive alle quali si uniformava anche la Commissione Europea, con i capifila Martin Bangemann e Sir Leon Brittan. PayPal, con i suoi 325 milioni di account attivi nel mondo nel 2020, è solo la punta dell’iceberg delle transazioni online.
Il Profeta del Terzo Millennio
Il 9 maggio 1997 Gates spiegava alla sua corte di Seattle — un centinaio di Vip di 25 paesi — i ”Vangeli” per il duemila, una sua visione del mondo futuro iniziata con il progressivo abbandono di Microsoft nel 2005, per seguire una “esigenza di filantropia universale”, potendo contare sui profitti miliardari del suo fondo Cascade Investment e quale azionista all’1% di Microsoft.
A. Corrente, nel 2020, ne traccia un profilo conciso su “La Voce del Trentino”: «Il Messia dei Vangeli operava mediante parabole, miracoli e i suoi discepoli. Il Nuovo “Salvatore” dell’umanità, invece, “oltre ad utilizzare le sue donazioni filantropiche per controllare l’OMS, UNICEF, GAVI e PATH, finanzia aziende farmaceutiche private che producono i vaccini … e trasmettono propaganda ingannevole, sviluppano studi fraudolenti, conducono operazioni di sorveglianza e di pressioni psicologiche contro chi esprime dubbi sulle vaccinazioni plurime, e usa il denaro di Gates per far tacere il dissenso e costringere alla conformità.»
Il suo “interesse sulla sanità mondiale” risale al marzo 2015, quando in un suo intervento a Vancouver, sull’organizzazione mediatica americana TED, in un breve intervento dal titolo The next outbreak we’re not ready, ammoniva sull’esigenza di prepararsi ad una pandemia che avrebbe investito tutto il mondo, e sollecitando ad “investire” in questa ipotetica prevenzione, altrimenti avremmo subito, secondo le stime della Banca Mondiale, una riduzione della ricchezza globale di oltre tre trilioni di dollari.
Una azzeccata previsione o un lungimirante calcolo? Dall’inizio della pandemia, le multinazionali hanno ricavato circa 3,5 trilioni di dollari dai loro affari sul web, che corrisponde, secondo le analisi di alcuni quotidiani, alla somma persa nello stesso periodo dal reddito di lavoro con mezzo miliardo di persone avviate sotto la soglia di povertà.
Bill, ossessionato da scenari catastrofici, ha riproposto nel 2017, durante i “successi” dell’ISIS, una variante dell’argomento: Il bioterrorismo… più pericoloso di un attacco nucleare, alla Royal United Services Institute di Londra, mettendo in guardia sul pericolo di epidemie virali, naturali o di matrice terroristica, in grado di causare 30 milioni di morti, assicurando su Huffpost del 20 aprile: «Il semplice respiro potrebbe portare il contagio: basta una sola persona sul bus o sull’aereo o in aeroporto per diffondere la malattia…Una crisi epidemica in qualche parte del mondo è una crisi che interessa tutto il mondo».
Ancora il 02/05/18, in un’intervista al New England Journal of Medicine, titolata dal Secolo d’Italia, L’Apocalisse secondo Bill Gates, profetizzava: «La culla più probabile sarà l’Asia, ma secondo la simulazione basterebbero pochi giorni per avere casi in tutto il mondo…Nuovi patogeni, come il recente virus Mers o la Sars, emergono con l’aumento della popolazione…Il mondo deve prepararsi a questa eventualità come si prepara per la guerra».
Dalla vaccinazione globale all’alimentazione pilotata
La “sua” fissazione ha trovato compimento con l’attuale pandemia, che ha dato ragione alle sue tesi catastrofiste. Ha condizionato le élite governative e “offerto” il suo contributo umanitario schierandosi apertamente per l’obbligatorietà del vaccino, prodotto da multinazionali nelle quali è azionista, presentandola come l’unica arma possibile contro il covid-19.
E da qualche tempo sta operando una gigantesca acquisizione di terreni; ma è lo spirito di agricoltore a guidare i suoi interessi? Il 15 gennaio 2021 Forbes divulga: «Bill Gates maggior proprietario di terreni degli Stati Uniti, con 242 mila acri di terreni agricoli sparsi in 18 stati (USA). I suoi possedimenti più grandi in Louisiana (69.071 acri), Arkansas (47.927 acri) e Nebraska (20.588 acri)». Una settimana dopo la rivista Dissapori commenta come «…lo sviluppo di tecniche di coltivazione sostenibili e resistenti ai cambiamenti climatici sia uno dei business del futuro, e stia gettando le basi per espanderlo.» Forse prepara, come fece con Microsoft, l’egemonia globale dei suoi prodotti alimentari, per realizzare nuovi profitti miliardari.
Queste menti del futuro sono funzionali al mondo degli affari, e lo dimostra l’arroganza di voler imporre i loro scenari preconfezionati, indifferenti e sprezzanti alle esigenze dell’uomo comune, valutato un prodotto da sfruttare e guidare per i loro fini, che vanno ben oltre l’accumulo di una smisurata ricchezza. Il loro “vangelo” non è rivolto all’uomo comune, perché parla il linguaggio dei potenti dei quali, malgrado i trionfi e l’illusoria grandezza, restano comunque i servitori.