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Evangelizzazione della rete
Ascoltiamo ora la stampa ufficiale, come esalta i prodigi della rete. Internet è definita «…Provvidenza allo stato elettronico, e in qualche modo questa concentrazione di pura energia è una forma attuale assunta da angeli e demoni.» «L’uomo, diventato più solo, si affida al suo nuovo angelo custode Pc. Questo (il pc) l’aspetta in silenzio, senza luce, finché l’uomo lo chiama e lui s’accende, lo illumina, regge, governa come ogni angelo custode. …La meta è la grande navigazione, Internet.» «Probabilmente è appunto un’incarnazione attuale dello Spirito, che a volte chiamiamo Santo, quando ci impartisce una conoscenza illuminata dall’Alto.» Pur se accecato da tanta fede, mentre espone la dottrina del web, il giornalista è sfiorato da un dubbio: «Vicino ci sono i demoni? Certo, il maligno è sempre stato l’ombra dei santi e degli uomini. E lo è ancora.» Ma si affretta a concludere che non bisogna porsi troppi scrupoli sull’entità che governa la rete, perché, «Siano angeli o demoni, i computer collegati in rete istruiscono i giovanissimi»(1).
Queste enunciazioni deliranti, con tono pseudo-mistico, sembrerebbero prive di importanza, se ci si arresta a un aspetto meramente tecnologico. Ma, pur disgustati, abbiamo voluto pubblicarle per rafforzare quanto abbiamo accennato nel precedente scritto, che la realtà virtuale scaturisce da una sorgente non umana, la cui sinistra intelligenza tende a produrre cyborg senz’anima, ciecamente obbedienti alle suggestioni della rete.
Difatti, in questa grande meta, il cybernauta, cioè colui che naviga su internet, deve premere una sequenza di tasti e digitare, ove richiesto, le password per abilitarne l’ingresso nei diversi siti: diciamo che queste manovre rappresentano una forma grossolana di ritualismo tecnologico, caricatura delle regole da osservare in un rito tradizionale.
Internet dono di Dio
Cosa ne pensa la Chiesa cattolica in proposito? Si è aperta alla rete, da quasi un ventennio, trasmettendo, via Internet, perfino il momento più sacro della liturgia cattolica, il mistero dell’Eucaristia, durante la messa celebrata dal pontefice(2).
Ormai persino i pontefici benedicono la rete. Papa Benedetto XVI affermava nel 2009 «In questo contesto, è gratificante vedere l’emergere di nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione»(3). E questo è il messaggio con il quale Papa Francesco ha aperto la Giornata delle Comunicazioni. «Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio». «…comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e più uniti».(4)
Malgrado, o forse a causa di queste posizioni ufficiali assunte dal cattolicesimo, trionfa l’egoismo, imperversa la guerra sotto varie forme da un continente all’altro, l’ingiustizia la fa da padrona e il valore della vita è prossimo allo zero, mentre l’uomo resta, giorno dopo giorno, sempre più solo, senza neanche la consolazione di poter contare su un minimo di solidarietà umana.
Le leggi del cybermondo e le proteste consentite
Internet ha portato uno sconvolgimento planetario. Lo scrittore Alain De Benoist, un ventennio addietro, intravedeva il tramonto di popoli e nazioni e l’affermarsi di un «…cibermondo popolato da una folla di cibercittadini» che privilegiano l’accesso al mondo attraverso il divertimento, e affogano la storia nell’oblio. La sua analisi giungeva alla conclusione che «Nelle società tradizionali il tipo di relazione era prevalentemente territoriale e si iscriveva in uno spazio continuo.» Nell’urbanizzazione, «Lo spazio diventa un bene come un altro, che si può vendere, accumulare o cambiare…L’avvento delle reti trasforma e accelera questo processo. Mentre la comunicazione diventa motore essenziale del motore sociale, l’estensione delle reti comporta la frammentazione e la fine delle istituzioni delle società», nelle quali «…l’imperativo categorico è essere connesso». (5)
Ma anche l’apparire all’orizzonte di movimenti popolari “alternativi”, non può essere considerato il sorgere di antagonismi al sistema, – come il De Benoist avrebbe ipotizzato - quanto, piuttosto, un asservimento alla rete globale di qualsiasi forma di protesta. L’identità comunitaria non può misurarsi certamente attraverso le temporanee appartenenze a movimenti virtuali che nascono e muoiono nell’arco di alcuni milioni di zapping attraverso la rete. E d’altronde queste mobilitazioni non impressionano i detentori del potere mondiale, né le cause dei raduni virtuali oltrepassano motivazioni strettamente contingenti, quindi destinate a dissolversi nel web; il loro esistere è, oltre che ininfluente, del tutto funzionale allo schema del villaggio globale, dove non esistono più nazioni né popoli e la protesta è consentita, solo se virtuale.
CLICCA QUI per leggere la puntata precedente
1. Stanislao Nievo, “L’editoria elettronica non è diabolica”, Il Giornale, mercoledì 5 febbraio 1997.
2. Paolo Madron – “Quel personal fa miracoli!” – Panorama 21/03/96, pag. 206. La Digital Europe guidata da Damiani, – manager formatosi nell’IBM – ha fornito il Vaticano di server per l’ingresso nella Rete delle reti.
3. Vita Diocesana – La Giornata delle comunicazioni – 24 gennaio 2009.
4. Il Messaggero – La Giornata delle comunicazioni, 23 gennaio 2014.
5. Alain De Benoist nella rubrica “Società e Costume”, Il Giornale, mercoledì 26 novembre 1997.