siamo tutti schedati ?
Introduzione
Prima di esaminare i momenti più rilevanti di questa informatizzazione, si rende necessaria una breve premessa. In Italia, stato a democrazia costituzionale, qualsiasi atto pubblico deve essere approvato dalla Camera e del Senato. Alcuni decreti però, non seguono questo iter burocratico, e la loro ratifica avviene a scrutinio segreto, in commissioni costituite da politici e tecnici, nominati ad hoc da chi vuole garantirsi un consenso assoluto sulla legge presentata.
Probabilmente questa seconda opzione è accaduta sia per la catalogazione dei prodotti, imposta da anonimi padroni, che per l’immissione nei circuiti nazionali delle carte di credito, la cui accettazione del cittadino, stabilisce un contratto con l’istituto di credito emittente, secondo un regolamento minuzioso, inoppugnabile anche per uno stato sovrano. La domanda è: esistono ancora stati sovrani? Chi ha guidato i destini del nostro Paese nell’ultimo ventennio?
Il cambio della guardia
Il 2 giugno 1992 sul panfilo Britannia(1), nelle acque internazionali a largo di Civitavecchia si tenne un summit segretissimo, sotto l’egida anglosassone, ma con la complicità nazionale di Mario Draghi Direttore del Tesoro, del Ministro Beniamino Andreatta, il ministro del Tesoro Piero Barucci, l’allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini e Carlo Azeglio Ciampi allora governatore di Bankitalia.
Era stato appena assassinato Giovanni Falcone, fedele servitore di uno Stato che doveva cambiare rotta; di lì a poco la stessa sorte sarebbe toccata al giudice Borsellino. Tangentopoli iniziava in sordina, mentre l’opinione pubblica era fuorviata dalle due stragi.
Il boato delle due stragi che avrebbe accompagnato tutta l’estate 1992 servì ad un duplice scopo; favorire il cambio di guardia nel nostro parlamento e lanciare un monito ad altri emulatori dei due magistrati, per ricordare che la cupola internazionale, da loro additata come congiunzione dell’asse politico-finanziario con criminalità e servizi segreti, se minacciata, avrebbe colpito senza risparmio di mezzi. Quasi sicuramente Cosa Nostra, nei due attentati, aveva fornito gli esecutori, mentre i mandanti si sarebbero trovati in quel terzo livello, perseguito dai due giudici, con il quale i nostri senatori Mancino(2) e Napolitano strinsero un patto, sacrificando ai torbidi intrighi di stato la verità.
Il Golpe finanziario
Da quella data, iniziò il golpe silenzioso.(3) Nominato presidente del consiglio Giuliano Amato, politico in sintonia con la finanza internazionale, si diede inizio ad una manovra a tenaglia contro l’Italia. Da un lato Amato valendosi della legge 386/91,(4) con l’appoggio del Fondo Monetario Internazionale, iniziò la svendita del nostro patrimonio, a partire dall’IRI. Dall’altro i Rotschild che, per ammorbidire lo Stato e costringerlo a svalutare il suo patrimonio, arruolarono lo speculatore George Soros, che lanciò, con le complicità di alcune autorità italiane, un attacco ostinato alla lira. In brevissimo tempo la nostra moneta subì una svalutazione di oltre il 30%, portando la nazione sull’orlo di una crisi nazionale gravissima.
Questa aggressione speculativa, permise ai Rotschild, tramite Goldman Sach’s, Barclay’s, Lehman Brothers, Morgan Stanley, ecc. di guidare la privatizzazione selvaggia del nostro paese e di assumere il controllo delle aziende nazionali a prezzi irrisori traendo enormi profitti dalle nostre avversità. D’altronde tutte le istituzioni vacillavano e la nostra classe politica investita dal ciclone Di Pietro con Manipulite, era inerme per abbozzare un qualsiasi tentativo di difesa.
Tangentopoli per svendere lo Stato
Nel golpe di Tangentopoli, commissionato dai padroni d’oltre oceano, caddero, non a caso, i difensori dell’autonomia nazionale, contro la colonizzazione politico-economica anglo-americana e la frammentazione delle società statali in una serie di piccole imprese sottomesse alle multinazionali straniere.
La nuova classe politica salita al potere dopo la ristrutturazione subita, non solo ha ripreso e accentuato l’impunità goduta durante la Prima Repubblica, ma ha, purtroppo, trasformato il nostro Paese in una colonia del mercato globale. L’autonomia politica è divenuta una facciata che nasconde il più totale asservimento alle politiche bancarie.
I governi sono guidati da tecnici partoriti a seguito di accordi finanziari internazionali, per cui i nostri parlamentari democraticamente eletti, non possono più esprimere la volontà dell’elettorato, ma devono subordinare la loro condotta ai ferrei regolamenti varati dal Parlamento Europeo.
Da Bruxelles, ove s’incontrano massoneria e circoli di potere dell’oligarchia mondialista, quali Bildeberg, Trilateral, e altre organizzazioni meno note, i nemici dell’Europa, hanno stilato una serie di normative progressivamente liberticide che vanno dal Trattato di Maastricht al Trattato di Lisbona,(5) ; la capitale belga si è trasformata in un laboratorio di intrighi internazionali, nel quale vengono plasmati i quadri dirigenti per la prossima dittatura tecnocratica.
Si comprende così come un progetto oligarchico non può avere oppositori; piuttosto tende a creare consensi trasversali e coopta i vertici dei maggiori partiti, indottrinandoli alla filosofia mondialista, in cambio di generose concessioni personali.
Con l’introduzione contemporanea del codice a barre e della moneta elettronica è iniziato il primo atto operativo di una campagna planetaria che ha avuto quale obiettivo principale l’attuazione di un controllo telematico globale sulle transazioni. Ora seguiremo i momenti più rilevanti di questa informatizzazione mondiale, riservandoci successivamente eventuali approfondimenti sui legami esistenti tra la telematica, lobbies politico-finanziarie e mondialismo.
Importanza del Codice a barre
Anche se permangono oggettive difficoltà nel risalire alle origini e agli autori del progetto sul codice a barre, la catalogazione dei prodotti fu “ufficialmente” concordata attorno al 1977 (6) anno della seconda contestazione giovanile in Italia. Ma secondo l’Indicod (7) solo «…dal secondo semestre del 1981 le più importanti imprese di produzione italiane,… d’accordo con le imprese della Grande distribuzione e della Distribuzione Organizzata interessate all’impiego degli scanners, hanno iniziato ad applicare il codice a barre EAN (European Article Number) (8)sulle unità prodotto destinate al consumatore.»
Perché la scelta di questo particolare codice a barre con 13 numeri?
Un gruppo di studio indipendente, nel 1986, per conto di Heliodromos contattava col seguente questionario a più risposte un campione di 32 ditte* che esponevano il codice:
QUESTIONARIO
1. Cosa significa il Codice a Barre del prodotto?
a. tipo di prodotto. – b. ditta produttrice. – c. prezzo. – d. scadenza – e. nazionalità del prodotto. – f. luogo di produzione.
2. Chi fornisce i codici, o in base a quali accordi sono determinati?
a. la ditta produttrice – b. una ditta specializzata in telematica. – c. un accordo tra il settore produttivo e il marketing: nazionale / europeo / internazionale. (sottolineare di queste ultime la voce utile) – d. un accordo tra economisti e programmatori tendente alla formazione di una banca dati che cataloghi ogni prodotto.
3. La finalità di tale codice è:
a. rendere più facile la catalogazione: in ditta / nazionale o internazionale / presso la distribuzione
b. garantire il cliente della qualità della merce.
c. semplificare i punti di vendita mediante: diminuzione dei furti / controllo delle vendite / diminuzione di personale addetto.(sottolineare quale di queste tre voci è eventualmente giusta)
4. La ditta accetta sempre di buon grado? SI NO Se la risposta è si:
a. partecipa all’elaborazione del codice del proprio prodotto. – b. non partecipa, ma lo riceve da un centro dati.
5. La ditta può essere costretta ad accettarlo per esigenze di mercato? SI NO Se la risposta è SI, è perché: a. il prodotto verrebbe penalizzato nelle vendite. – b. il prodotto non varcherebbe la frontiera. – c. il prodotto non fruirebbe del controllo di garanzia. – sarebbe difficile inserirlo nel mercato.
6. Come va decifrata la sequenza numerica del codice e la barratura?
a. chiave di lettura per un decodificatore centralizzato. – chiave di accesso al cliente. – codice da rapportare all’uso di carte di credito. – codice di pagamento per snellire la velocità durante gli acquisti.
Le risposte pervenute costituirono il 46,8% delle imprese contattate. Tra queste, soltanto due ditte ammisero di essere praticamente costrette ad accettare il marchio per commercializzare il loro prodotto e inviò l’allegato riquadro con la spiegazione scientifica del codice a barre.
Qual è dunque il significato dei numeri?
Le prime 7 cifre formano la cd. Global Location Number“, all’incirca “numerazione globale dell’indicazione luogo“. Questo numero di base viene assegnato su richiesta nei singoli paesi da un ente autorizzato. Ad ogni paese sono assegnati uno o più codici identificativi: sono le prime 3 cifre del codice EAN (cfr. tabella). Le successive 4 cifre rappresentano l’indirizzo del produttore oppure del fornitore. Le ulteriori 5 cifre si riferiscono all’articolo stesso. Per esempio possono significare: cioccolatini assortiti, 100 g, confezione regalo. L’ultimo numero serve solamente come verifica, in modo che il computer possa accorgersi di un’eventuale “svista”. Dunque il codice identifica in sequenza: il prefisso del paese produttore, la ragione sociale della Ditta, il codice del prodotto (dettaglio, peso, etc.), un codice di controllo.
Purtroppo no. Dalla sigla del paese non si può evincere automaticamente il luogo di produzione, perché ad es. una ditta italiana può richiedere un codice italiano anche per merci prodotte all’estero. D’altro canto anche merce prodotta in Italia può contenere materie prime prodotte in altri paesi; questo può facilitare, soprattutto nei generi alimentari, l’importazione di prodotti provenienti da lavorazioni non controllate, da coltivazioni trattate con pesticidi fuori norma, da OGM non dichiarati, pur di ottenere un alto profitto nella vendita. Quindi il consumatore non è assolutamente tutelato dalla codifica EAN.
Catalogare per controllare
L’etichettatura procedette a passi da gigante, per cui, alla fine degli anni ’80, l’Indicod aveva fornito – nominalmente allo Stato, di fatto a banche e enti di riscossione – gli strumenti telematici di un controllo fiscale.(9)
Si è puntato a un’era nella quale la singola creatività deve piegarsi alla legge del mercato. Già nel 1984, Werther Castelli, titolare della società di consulenza Sistemi, preposta al controllo del marchio Sidis informava che «…il controllo di gestione è un’attività che concede pochissimo spazio alla fantasia, che richiede rigore e costanza, e che trae giovamento dall’uso di moduli e prospetti quanto più semplici e omogenei sia possibile.»(10)
Ma la catalogazione(11) non vuole fermarsi ai prodotti, deve necessariamente arrivare al suo obiettivo che è l’uomo. Già il codice fiscale, obbligatorio fin dalla nascita, quindi il codice identificativo sui contratti di utenza, (vedi Telecom, Enel, ecc.) iniziano la tappa finale di questa catalogazione. Si deve giungere, per semplificare la ricerca, all’attribuzione di un codice inequivocabile per qualsiasi individuo. Nome e Cognome dell’utente passano in second’ordine, quasi un sovrappiù del quale, ancora, non se ne può fare a meno; si provvede a catalogare l’essere umano come un prodotto.
Già un ventennio addietro, con l’elaborazione del redditometro,(12) strumento di pressione fiscale che associa al codice dell’utente i suoi beni mobili e immobili e ne traccia il profilo socio-economico, si è iniziata ufficialmente l’ingerenza dello stato nella privacy del cittadino. Oggi con la nuova normativa che unifica in un’unica card elettronica, carta di credito, tessera sanitaria e carta identità siamo alle manovre conclusive di questa prigione elettronica che, nel nome del “rigore sociale”, viene innalzata tra il compiacimento di alcuni e l’ottusa indifferenza di tanti. Siamo arrivati al controllo elettronico del cittadino.
1) (Maurizio Blondet Complotti III – Genocidi, eresie, nomenklature – Ed. Il Minotauro 1997).
2) Il 1 luglio 1992 inspiegabilmente il Ministro dell’Interno Vincenzo Scotti, si dimetteva a al suo posto si insediava il Ministro Nicola Mancino, già autore della famigerata legge mancino. Borsellino fu perplesso della scelta perché temeva che si sarebbe frenata l’azione di contrasto alla criminalità organizzata sulla quale era stato fortemente impegnato il precedente Ministro (Verbale di Pino Arlacchi 11 settembre 2009).
3) Il cosiddetto golpe bianco. Mentre la classe politica dominante, praticamente la DC e il PSI, viene spazzata dal pool manipulite, la seconda repubblica nasce in una scia di sangue, costellata da numerosi suicidi fortemente sospetti. Apre la stagione Renato Amorese, ex segretario PSI di Lodi, che già il 17 giugno 1992, si toglie la vita con un colpo di pistola alla tempia, pochi giorni dopo aver subito l’interrogatorio dell’allora PM Antonio Di Pietro; seguiranno tanti altri, da Gabriele Cagliari, ex presidente ENI a Raoul Gardini, padre di Enimont. La loro scomparsa determina un indebolimento della cordata imprenditoriale nazionale, una serie di eventi provvidenziali che spianano la strada agli squali della finanza cosmopolita.
4) Firmatari della legge furono: il presidente del consiglio Andreotti, il ministro del tesoro Guido Carli, Ministro del Bilancio Cirino Pomicino, Ministro delle Finanze Rino Formica, Ministro del Lavoro Franco Marini, Ministro Riforme Istituzionali e Affari Regionali Mino Martinazzoli. Come si vede, una legge partorita in casa socialista e democristiana, con il beneplacito della massoneria nella persona del ministro Carli, appartenente sin dal 19 settembre 1967 alla loggia massonica coperta “Giustizia e Libertà“, assieme al banchiere Sindona.
5) C’è ancora una volta lo zampino di Giuliano Amato, che dal 30 settembre 2006 presiede il cosiddetto “Gruppo Amato” (formato da politici europei), che ha avuto il mandato (non ufficiale) di prospettare una riscrittura della Costituzione europea basata sui criteri che erano emersi durante le consultazioni della Presidenza tedesca con le cancellerie europee. Il risultato è stato presentato il 4 giugno 2007: il nuovo testo diviene il Trattato di riforma, meglio conosciuto come Trattato di Lisbona.
6) EAN (European Article Numbering): il risultato di un accordo internazionale. All’inizio del 1977,… i rappresentanti di industrie di beni di consumo e della distribuzione di 12 Paesi europei (Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra, Austria, Svezia, Danimarca, Olanda, Belgio, Norvegia, Finlandia e Italia) sottoscrivevano a Bruxelles un accordo per un sistema comune di identificazione automatica dei prodotti attraverso codici e simboli…Oggi (si riferisce al 1986 ndr) hanno aderito al sistema di codifica EAN anche Spagna, Jugoslavia, Cecoslovacchia, Grecia, Islanda, Ungheria ed altri Paesi extraeuropei, quali Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Sud Africa, Israele, Cipro, Argentina, Brasile, Papua Nuova Guinea, Taiwan e Portogallo. (a cura della Indicod)
7) «L’Indicod, unico rappresentante in Italia dell’EAN, assegna il codice produttore (Ibid.)
8) Il sistema EAN è “biunivoco” il che significa che ogni prodotto viene identificato da un solo codice e ad ogni codice corrisponde un solo prodotto, in tutti i paesi dell’accordo.(Ibid.)
9) Dal 1 gennaio 1993 è stato imposto anche agli ambulanti l’obbligo del registratore di cassa, dotato di scanner. Dietro il pretesto dell’evasione fiscale, si cela l’intenzione di non permettere alcuna sacca di disomogeneità nel nascente circuito telematico. Comunque il 13 nov. 1992 veniva anticipato sul Corriere della Sera che «Oggi il registratore di cassa è, soprattutto in Italia, uno strumento di controllo fiscale – e ne rilevava l’enorme importanza per – …La tempestività, l’esattezza e la flessibilità dell’informazione che il registratore è oggi in grado di dare».
10) Alberto Cazziol – Largo Consumo 7-8 1984, pag 81, che concludeva l’articolo con un avvertimento: «La strada dell’informatica è dunque una strada obbligata, ed è bene sapere che gli strumenti giusti per cominciare ci sono già».
11) La catalogazione è un’arma forgiata nel regno della quantità, per poter gestire una cognizione puramente numerica, utilizzabile da chi deve mantenere il controllo del mercato globale. Le preziose informazioni che viaggiano alla velocità di una telefonata, consentono alle multinazionali, enormi spostamenti di capitali e quindi di merce sui mercati finanziari, con immense possibilità di speculazioni e di profitto in “tempo reale”.
12) Vecchissima la nascita di questo mezzo (DPR 600/73) che però fu reso operativo solo attraverso la pubblicazione delle tabelle e dei coefficienti con i DM 10/9/92 e DM 19/11/92.
* Questa la tabella delle 32 ditte nell’indagine condotta da Heliodromos
1* | Agnesi S.p.A. | Via T.Schiva n. 1 | Imperia |
2* | Algel S.p.A. Findus | Via Appia km 55.300 | Cisterna di Latina (LT) |
3 | Baldacci Laborat. |
| Pisa |
4 | Barilla G. e R. F.lli | Via Mantova n. 66 | Parma |
5 | Brill S.p.A. | Via Per Incirano 25 | Nova Milanese (MI) |
6* | Cantine Sterzi Barbero |
| S. Martino Buon Albergo (VR) |
7* | Cimar S.p.A. |
| Torrazza Coste (PV) |
8 | Colgate-Palmolive S.p.A. |
| Roma |
9 | Copar Soc. e COOP a.r.l. |
| Ravarino (MO) |
10* | D. & C. | Casella Postale 69 | Zola Predosa (BO) |
11 | DOMOPAK | Corso Buenos Aires n. 77 | Milano |
12* | Emma Rosati | Casella Postale 10502 | Milano |
13 | F.& P. S.p.A. | Viale XI febbraio n. 4 | Robbio (PV) |
14 | Ferrero S.p.A. Ind. Dolc. |
| Alba (CN) |
15* | Gibbs Dental Div. | Via Nino Bonnet, n. 10 | Milano |
16 | Johnson Wax | Casella Postale 18 | Arese (MI) |
17* | Lever | Via Nino Bonnet n. 10 | Milano |
18* | Life S.R.L. | Via Aie, n. 28 | Sommariva Perno (CN) |
19 | Lockwoods S.p.A. |
| Fidenza (Pr) |
20* | Mira Lanza Comm. |
| Genova |
21* | Nisco Chemical | Via Pirelli n. 19 | Milano |
22 | Oleifici E. Marasciulo |
| Monopoli (Bari) |
23 | P.A.D. Divisione Franck | Via Bergognone n. 46 | Milano |
24* | Barbieri F.lli S.p.A. | Via Gattamelata n. 136 | Padova |
25 | Scott S.p.A. | Strada Provinciale km 24 | Verzuolo (CN) |
26 | SIE S.p.A. |
| Marina Marciana (Is. Elba) |
27 | Sodalco S.p.A. |
| Corsico (MI) |
28 | Soilax Italia S.p.A. | Via Lampedusa 13 | Milano |
29* | Sonbil S.p.A. | Via Molino di Sopra, 50 | Nogara (Verona) |
30 | STAR S.p.A. | Via Matteotti 142 | Agrate Brianza (MI) |
31* | Stella Tosi | Serv. Consum. Henkel | C.P. 10478 Milano |
32* | Vidal S.p.A. |
| Venezia |