INDIVIDUO SMEMORATO E MEMORIA DIGITALE
Esiste una fondamentale connessione tra la parola e la memoria (1). Poiché la prima permette il manifestarsi cosciente della seconda, è normale che al suo inaridirsi, anche la memoria cominci a vacillare; l’amnesia dell’uomo moderno, ne è la prova tangibile.
Oggi non è più necessario ricordare, dal momento che la tecnologia ci offre la disponibilità di supporti per memorizzare tutte le informazioni possibili, senza alcuna fatica. Poiché la memoria – ci riferiamo naturalmente a quella capacità dell’essere umano di elaborare, catalogare e richiamare all’occorrenza fatti o emozioni del proprio passato – richiede attenzione e quest’ultima è subordinata all’essere quanto più possibile presenti a sé stessi, si evince come l’amnesia odierna non sia altro che il frutto della disattenzione dei nostri tempi, legata alla mancata coscienza dei propri atti (2).
Nelle civiltà tradizionali, qualsiasi avvenimento veniva tramandato per via orale (3). Erano principalmente gli anziani che guidavano nella conoscenza il popolo, tanto negli aspetti sacri quanto nelle usanze e cerimonie profane. C’è da precisare, a tal proposito, come le stesse manifestazioni profane fossero comunque subordinate ad una concezione sacra della vita, tale da delimitare e contenere lo scatenamento delle forme telluriche, nell’alveo della Tradizione.
I giovani, giunti all’adolescenza, venivano iniziati alle arti e mestieri comunitarie; da padre in figlio, da maestro a discepolo, tenendo conto delle qualità e capacità del singolo. La qualità di tale trasmissione era legata inscindibilmente all’uso della parola, al cui suono si stabiliva un contatto, tra oratore e auditorio, che andava ben oltre la dimensione della comunicazione verbale, già di per sé superiore a quella attuale poggiante su un uso sproporzionato della tecnologia. Ma tale divulgazione esigeva una totale attenzione per riuscire a collocarsi nelle singole memorie. L’uomo che aveva fondato il suo stile di vita sui principi che tramandava, era l’esempio che testimoniava le verità affermate, non confutabili nel tempo; condizione che perdurò finché tali vincoli furono mantenuti.
Il nostro mondo, poiché si è evoluto da queste superstizioni, ha interrotto gli equilibri millenari che scandivano i ritmi umani, è stato indotto a calpestare le sue differenze etniche, linguistiche e culturali, e ha subito un livellamento imposto a forza di standard prefabbricati nei laboratori tecnologici. La sua memoria si è profondamente alterata, mentre sono subentrate nuove quantità da ricordare; siano numeri telefonici, impegni da adempiere, foto da conservare, la loro entità mette alla corda perfino i soggetti più dotati.
Lo strumento prescelto per questa rieducazione collettiva, è stata la nostra cara TV, accettata trasversalmente e acriticamente da tutti i ceti sociali. La sua diffusione massiva in tutte le abitazioni ha indirizzato l’attenzione, dalla carta stampata alle immagini; però, mentre la lettura di un libro richiede impegno e concentrazione, per la visione di un programma, è sufficiente un interesse superficiale e, per di più oltre a mantenere un basso profilo critico, si assimilano automaticamente le fiction trasmesse alla realtà, anche in presenza di contraddizioni lampanti. In un soggetto già stordito da questo martellamento continuo, l’ingresso dei computer avvenuto nell’ultimo decennio, con la sua interattività, ha contribuito a dissolvere quel minimo di capacità critica e, fatto più grave, alterato radicalmente i rapporti interpersonali.
A quel punto l’entrata in scena della memoria elettronica, che d’ora in poi chiameremo digitale, è stata una conseguenza necessaria, un’ancora di salvezza per tenere a memoria tutti questi elementi. La memoria digitale fornisce un contributo, alle nostre difficoltà, e ci affranca dal dover esercitare così spesso la memoria umana, ma questa mancanza di esercizio mnemonico rallenta gli stessi processi di apprendimento e crea dei vuoti di memoria ai quali diventa difficile porre rimedio.
È pur vero che con le ultime generazioni di microchip si può immagazzinare in un solo Dvd un’intera enciclopedia e in un lettore mp3 grande quanto l’indice di una mano, trovano posto centinaia di album musicali, mentre un cinquantennio addietro una buona enciclopedia occupava un intero scaffale e un ingombrante mangiadischi consentiva l’ascolto di un brano alla volta; bisogna comunque chiedersi quali vantaggi apporti al singolo una simile raccolta di notizie e cosa riesca a trattenere nei propri circuiti.
Già possiamo vederlo con l’enorme quantità di notizie che riceviamo giornalmente; questa informazione massiccia e martellante fa si che alla fine della giornata resti poco o niente di quanto ascoltato o visto in Tv. Anche l’importanza di essere aggiornati sugli avvenimenti in tempo reale, non ci è molto chiaro, tranne uno ottundimento della memoria senza che riesca a mettere a fuoco alcun avvenimento.
Dalla Matematica alla Telematica
La matematica origina come scienza sacra; nella sua conoscenza vi è una purezza metafisica, direttamente espressa dal simbolo del numero. Mediante il numero l’uomo scopre le leggi divine e in definitiva nel suo microcosmo, riconosce il macrocosmo (4).
Talete, Euclide e Pitagora, sono gli ultimi esponenti di un’antica sapienza legata al simbolismo dei numeri.
Oggi la matematica ha raggiunto la totale inversione del suo significato originario e da simbolo sacro di conoscenza è divenuta uno strumento asservito alla quantità. Infatti dal positivismo in avanti, svincolata definitivamente dal suo contenuto realizzativo trascendente, la matematica si è legata sempre più alla sfera economica, fino a rappresentarne il suo pilastro fondamentale.
L’economia si regge sul denaro e il numero è il mezzo più idoneo a stabilirne la misura; la smisurata importanza attribuita al denaro, ha impoverito l’uomo dei suoi valori antichi. Etica e politica si sono svuotate dei loro supporti metafisici, così da non potere arginare l’avanzata della demonìa del denaro. L’economia ha inizialmente imposto la sua coabitazione ad etica e politica, quindi li ha assoggettati al proprio giogo, inventando un nuovo pensiero dominante nel quale ogni avvenimento è ineluttabilmente condizionato dalle leggi di mercato mondiale e ad esse devono piegarsi popoli e nazioni. Ma, come vedremo più avanti, il potere economico non è il fine ultimo di questo vasto piano; solo un periodo di transizione che spiana l’ascesa all’alta finanza e alle sue leggi inique che finiscono con il devastare la stessa economia produttiva.
L’homo economicus, che ha anteposto la ricchezza quale meta principale della sua esistenza, non è riuscito a seguirne gli sviluppi che lo obbligava, per mezzo della matematica, a gestire una serie di calcoli sempre più complessi. Anziché liberarsi dalla tirannia economica per tentare di riportarsi ad uno stile di vita essenziale, al sopraggiungere di questo problema, ha scelto la soluzione meno impegnativa.
Ci siamo rivolti verso la tecnologia, figlia della stessa matematica, affinché ci liberasse dalla complessità di quei calcoli, divenuti ormai insostenibili, e abbiamo realizzato strumenti sempre più perfezionati per poterli gestire. L’introduzione dei primi software con database, archivi telematici via via sempre più sofisticati, in grado di memorizzare qualsiasi tipo di informazione, su persone, aziende, merci, etc., è stato il primo passo che ha segnato la svolta. Pertanto siamo stati alleggeriti dal peso del calcolo, ma vincolati alle dipendenze di una macchina; il nostro modo naturale di pensare e di sentire è stato sovvertito e una delle prime conseguenze tangibili si è manifestata con un calo della funzione mnemonica. L’uomo che affida la sua memoria agli hard disk del proprio PC (5), ha già abdicato a se stesso e delegato uno strumento non umano a gestire le sue notizie più riservate.
La memoria è quindi diventata una serie di dati al di fuori del pensiero; come la gran parte degli uomini si muove all’esterno del proprio essere, così anche la propria vita privata viene gradualmente spostata al di fuori di sé, ove – e questo tema sarà sviluppato nel prossimo capitolo – diviene vulnerabile perché alla portata di chiunque venga a contatto con il suo terminale. La sua esistenza tende a divenire trasparente, come quei giganteschi grattacieli di vetro che costituiscono il simbolo di un tempo in cui nulla di sé potrà essere nascosto.
Alcune tappe fondamentali dell’involuzione umana
1492 Al Medioevo subentra l’Umanesimo. L’uomo rompe i legami con la comunità.
1789 La rivoluzione francese. L’uomo si trasforma da fedele suddito in libero cittadino.
1900 Il cittadino prende coscienza della sua individualità.
1990 L’individuo si trasforma in utente.
2000 L’utente diventa uno schiavo tecnologico.
2012 il controllo dell’umanità………….
(3 – continua)
Note
(1) «… sia in quanto nel pensiero discorsivo possiamo ordinare le immagini che successivamente ci si presentano alla mente,..sia in quanto il pensiero discorsivo stesso è il veicolo grazie al quale possiamo evocare il passato.» (Attilio Mordini – Verità del linguaggio, pag. 65 – Ed. Volpe – Roma 1974)
(2) Sarebbe meglio definirla una totale assenza di centralità nel proprio essere; per esprimerci con un simbolo alchemico che chiarisce il concetto, l’assenza dal centro (una circonferenza vuota), in luogo dell’integrazione con il proprio centro (rappresentabile come una circonferenza con un punto al centro).
(3) L’etimologia stessa della parola tradizione va fatta risalire al latino tradere=trasmettere.
(4) «Il loro mistero e la loro importanza erano difatti così grandi, così totali, da includere in sé ogni possibile significato…Ogni numero veniva percepito, più che come una cifra anonima, come una “qualità” particolare e diversa dalle altre, come un colore, come una nota musicale, come un profumo, come una sensazione unica e inconfondibile.» (Heliodromos n. 19 – Alcuni aspetti del simbolismo dei numeri – marzo/aprile/maggio 1983)
(5) Da sottolineare come la scrittura elettronica, essendo sempre modificabile o cancellabile, rappresenti il massimo dell’instabilità nell’economia di conservazione di un qualsiasi documento; una pressione su un tasto e tutto viene perduto per sempre. Tutt’altra dimensione se paragonata con le maestose incisioni rupestri pervenute fino ai nostri giorni, inalterate; testimonianze di un’umanità che sfidava il divenire del tempo, affidando i suoi messaggi ai guardiani di roccia.
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