Natale di Roma
La ricorrenza del Natale di Roma che si celebra il 21 Aprile è da tempo diventata, nella città stessa di cui si festeggia la nascita, una cerimonia folkloristica a base di fasce tricolori, feste in costume e vigili urbani; condita al massimo con qualche corona d’alloro e qualche discorso ufficiale carico di retorica e vuoto formalismo. Del significato autentico di quell’evento e del bagaglio di simboli ad esso connessi non v’è traccia, né ricordo, né tanto meno consapevolezza. Del resto simili riferimenti sono del tutto estranei ed inconcepibili per la quasi totalità delle persone, concentrate su (ma sarebbe forse meglio dire: distratte da) cose materiali e rinchiusi in orizzonti ristrettissimi, essendo interessati esclusivamente alle esigenze della propria sfera animale.
Eppure le leggende relative alla nascita di Roma contengono una tale quantità di elementi simbolici, da farne un trattato esemplare sulla costituzione di un Centro spirituale e dei molteplici significati di un tale Centro. A cominciare dalla nascita miracolosa del fondatore, dovuta all’unione di un dio e una donna mortale (Marte e la vestale Rea Silvia); proseguendo con la coppia antagonista dei gemelli (Romolo e Remo), salvati dalle acque e allevati da una lupa, all’ombra di un albero sacro (il fico Ruminal). Dove l’elemento dall’alto, il dio Marte come personificazione della virilità guerriera, feconda la vergine sacra per dare alla luce due gemelli (raffigurazione delle tendenze opposte che ogni essere umano porta in sé) che, come tanti altri eroi mitologici, vengono salvati dalle acque (la corrente del tempo, l’elemento base della vita mortale e della sua instabilità, le contingenze passionali cui è soggetto l’io), per essere allevati dalla lupa, animale dal doppio aspetto (ancora la duplicità insita nelle cose manifestate e umane), simbolo della forza oscura e della natura feroce e selvaggia, ma anche di luce e luminosità.
Tutti elementi che evidenziano chiaramente la stretta analogia fra il singolo essere umano destinato alla propria realizzazione spirituale (significativamente espressa nell’assunzione celeste di Romolo, «restituito dalla terra al cielo dopo che per mezzo del fuoco folgorante fu distrutta la parte mortale del corpo di lui», e la Città Eterna, fonte di stabilità e ordine, nata per rappresentare e realizzare sulla terra l’armonia soprannaturale. Solo l’uomo che regola le sue passioni e vince il caos in sé può dar vita ad uno Stato ordinato e tendente al bene, mantenendo entrambi sulla via di Dio. E questo va fermamente e a maggior ragione ricordato in questo 2017 in cui ricorre il centenario di alcuni avvenimenti nefasti, che proprio nella mancanza di ordine e bene e nella privazione di Dio hanno trovato la loro scaturigine: la rivoluzione bolscevica, col suo carico di sangue e violenza antiumani; l’intervento degli americani in Europa, che hanno messo per la prima volta piede sul nostro continente, con le loro “infezioni” e le loro “perversioni” democratiche; e la Dichiarazione Balfour per la creazione di un focolare ebraico in Palestina, che ha creato le condizioni per la “bestemmia” politica e religiosa rappresentata dallo stato di Israele, che tante lacrime innocenti ha fatto e farà ancora versare al mondo intero.
Serriamo i ranghi, manteniamoci svegli e puri, prendiamo a modello quel che fu nobile e bello, e non contribuiamo in alcun modo alla menzogna e all’iniquità, perché i tempi stringono e l’Ora può sorprenderci in qualunque momento impreparati e indifesi.