Intolleranza e fanatismo
Uno degli effetti più deleteri, in quanto più radicato e duraturo, dell’idea di progresso accolto come dogma indiscusso, è l’attribuzione automatica di una superiorità e di un’autorevolezza ad ogni punto di vista e opinione arrivati per ultimi in ordine di tempo. Perfino la Chiesa sembra rincorrere questa sorta di evoluzione continua del costume e del modo di pensare, mettendo in discussione certezze millenarie, facilmente derubricate ad abbagli e inganni dovuti all’ignoranza e all’oscurantismo. Le “novità” introdotte a piccole dosi dall’attuale gestore del Soglio di Pietro, ne sono un chiaro esempio!
Si dà però il caso che una simile deriva ha più di un elemento in comune con il neospiritualismo, in cui il sentimentalismo e le tendenze umanitaristiche occupano ogni spazio, lasciando fuori tutti quegli elementi superiori che costituiscono la trama indispensabile per un corretto sviluppo spirituale dell’esistenza umana.
Il fatto è che non sempre ciò che va bene al singolo individuo, nella sua componente egoistica, deve necessariamente coincidere con l’interesse generale: anche quando si parte da legittime esigenze legate alla salute ed al benessere fisico. Dietro certe “campagne” orchestrate partendo da apparentemente validi motivi, come può essere per il pacifismo e l’antimilitarismo, l’animalismo ed il vegetarismo, le battaglie antialcoliche e antifumo, si manifestano forme di intolleranza e fanatismi che non ci si aspetterebbe in persone, spesso anche atee e agnostiche, che “masticano” tolleranza e bontà serafica ventiquattrore su ventiquattro! Ma anche questi sono segni inequivocabili, per chi è in grado di intendere, di ciò che si nasconde realmente dietro simili rituali e percorsi “a rovescio”.