Questa dittatura ha potuto imporsi perché ha fatto leva su uno dei sentimenti umani più forti: la paura. E in un mondo completamente materialista la paura più forte è quella della morte.
Questo punto debole, sfruttato mirabilmente da chi conosce la società (forse perché ha contribuito a formarla) dimostra tutta la fragilità e l’inconsistenza di un mondo che fino a poco prima si ergeva sicuro, credendosi o fingendosi padrone del proprio destino. Il crollo di un’illusione costituisce anche il crollo di una realtà. Il persistere delle vecchie convinzioni non cambia la tendenza intrapresa, perché ciò che è stato infranto non potrà più in alcun modo ricostituirsi. La corsa a rimedi risanatori non costituisce altro che un ultimo drammatico abbaglio da parte di chi vuole rimanere ancora attaccato a speranze di ritorno a normalità già prima molto precarie. In base a questo si sono giustificate le peggiori misure vessatorie, le più insensate norme che hanno guastato l’ordine della vita civile. Una tirannide miserabile e vile che ha imposto i suoi voleri con il tradimento, il ricatto, la miseria di obblighi spacciati come consigli.
Si è accettato tutto questo. Ma non lo si è fatto per altruismo o per un sacrificio in nome di una causa comune. Lo si è fatto per se stessi, per paura e egoismo, con la volontà di vivacchiare a qualsiasi costo, anche male, sacrificando la propria libertà, la propria dignità. La resa per molti è stata senza condizioni.
Per impedire tutto questo cosa sarebbe stato necessario? Un grande sforzo? Apparentemente no. Sarebbero bastate una buona dose di impegno, coesione, determinazione, consapevolezza. Ma in pratica ciò che sarebbe stato necessario era fuori portata. Non solo perché la società è sfaldata, polverizzata in un’infinità di monadi isolate tra loro, ma soprattutto perché è mancata una cosa piccola, minima anche se enorme: una visione spirituale della vita. La connessione con una realtà superiore, il riconoscimento dell’esistenza di qualcosa di più importante della semplice vita materiale e di tutte le sue labili certezze. Una direzione verticale dell’esistenza in grado di superare limiti e vincoli della visione materialista, di proiettare l’individuo in una dimensione di più ampio respiro nella quale accettare e forse comprendere realtà così difficili come il dolore e la morte. Una prospettiva che oltrepassa il mondo e le sue miserie, relativizzandole senza però ignorarle, dando loro il giusto valore, sottraendole alla limitata visione del quotidiano e dell’ordinario.
Se non si crede di avere un’anima, come si può concepire il rischio di perderla?
Se il proprio intero essere è legato al corpo, l’unica vita considerata vera sarà quella fisica, e ogni sacrificio sarà giustificato per il suo mantenimento. La perdita della libertà non sarà più così importante e la strada sarà aperta per la rinuncia alla sovranità personale, alla fine delegata a governanti in grado di garantire, realmente o per finta, quel minimo di sicurezza necessario per tirare a campare. Quanti sacrifici pagati con moneta vile! Ciò che già si aveva lo si riottiene solo al prezzo di una sottomissione. Ma le cose non tornano come prima, perché il compromesso ha intaccato la persona soprattutto nell’interiorità. Il cedimento non coinvolge solo le proprie libertà, ma riguarda prima di tutto la rinuncia a una parte della propria stessa essenza. Ogni cedimento è una perdita di una parte di se stessi, e il suo recupero non è così semplice, anche perché prima bisogna capire ciò che si è veramente perso. La visione spirituale della vita porta ad avere un senso eroico di questa, a valutare diversamente le situazioni e gli eventi, a dare importanza a ciò che per molti è senza valore e a ignorare ciò che per i più è considerato importante. Un cambio di prospettiva che è anche un cambiamento esistenziale, una rivolta-rivoluzione che sterilizza le illusioni dei tiranni rendendo vana ogni loro minaccia, lusinga e imposizione. Se non si comprende questo si rimarrà per sempre in un circolo chiuso, limitati da vincoli minacciosi che portano solo alla disperazione, manovrati da chi non vuole che una dimensione di superiore libertà possa essere conosciuta e acquisita.
“Erneut erwachen wird nur der, der ehrenhaft im Kampfe stritt”