In balia degli sguatteri
Quasi due secoli fa, Søren Kierkegaard sosteneva che «i giornali sono il sofisma più funesto che sia mai apparso», perché si rendeva conto che da lì a poco avrebbero concesso l’altoparlante del mondo a chi lo meritava meno. Diceva che era come se in una nave ci fosse un solo megafono e del quale si sarebbe impossessato il mozzo di cucina. Col risultato che tutti gli “altissimi pensieri” dello sguattero si udirebbero per tutta la nave, mentre il povero capitano griderebbe inutilmente, pur avendo cose molto più importanti da comunicare. In fine, lo stesso capitano dovrebbe mendicare allo sguattero di trasmettere le sue istruzioni, anche se queste sarebbero trasmesse distorte per la stupidità del mozzo. Finché il mozzo di cucina non s’impossesserebbe della stessa direzione della nave.
Questa terribile profezia la vediamo oggi realizzata, al punto che gli stessi grandi scrittori, sapienti e saggi della nostra epoca, sono costretti a mendicare uno spazio sulle pagine dei giornali (o nelle trasmissioni televisive, che Kierkegaard non poteva immaginare!), per provare a far passare qualcosa d’intelligente, o anche solo dimostrare che essi esistono, nell’oceano d’idiozie, di “ricette” e di “ingredienti” piccanti e saporiti, che sommergono il mondo della comunicazione.
Sfuggire a questa perversa logica è compito impossibile da assumere per piccole comunità che non si riconoscono nel mondo moderno. Sarebbe come pretendere di affrontare uno scontro impari contro energumeni armati fino ai denti, impugnando un tagliacarte. E non c’è da illudersi sul ruolo salvifico da assegnare a internet, visto che nella rete non si fa altro che amplificare e moltiplicare quella stessa disparità evidenziata sopra. Quello che deve essere modificato, e in modo radicale e “rivoluzionario”, è lo stesso concetto di comunicazione, e gli strumenti idonei a una sua corretta diffusione: anche considerando il ruolo che inevitabilmente questa svolge nella selezione dell’élite dominante. Il passaggio dalla modalità deformante e contraffattrice attuale, a quella formatrice e costruttiva che in passato ebbero le comunicazioni orali, è un compito che le residue forze tradizionali dovrebbero porsi seriamente per l’immediato futuro.