Il n’y a pas des grandes hommes…
Ormai l’abbiamo capito: per farsi un’idea indipendente ed autonoma su personaggi ed istituzioni internazionali, di cui si hanno scarse informazioni e poche conoscenze dirette, basta prendere i commenti ed i giudizi dei media ufficiali e di larga diffusione, ed invertirne il senso. Cioè, se stampa e televisione parlano bene di qualcuno, lodandone i pregi umanitari ed esaltandone i meriti democratici, possiamo essere sicuri che abbiamo a che fare come minimo con un furfante, da cui ci si deve aspettare le peggiori cose, ed ipotizzare l’esistenza dei più squallidi retroscena. Mentre, invece, dietro ogni demonizzazione e attacco inopinato contro qualcuno, bisognerà andare a cercare, automaticamente, cosa c’è di buono e di apprezzabile nel calunniato. Magari non lo troveremo subito, ma qualcosa sicuramente c’è.
A simili conclusioni ci ha condotto l’incredibile livello raggiunto dallo squallido servilismo e dall’occhiuta vigilanza democratica dei maggiordomi della stampa, impegnati anima e corpo a difendere e diffondere la vulgata del politicamente corretto. Dagli zapping radiofonici agli infedeli televisivi, gli esempi sono talmente tanti che non vale nemmeno la pena di mettersi ad elencarli. Questi secondini del pensiero mostrano di maneggiare con estrema disinvoltura quella doppia morale per cui ai loro padroni ed amichetti tutto è permesso, mentre a quelli che cantano fuori dal coro, nulla è perdonato.
L’ultimo esempio, in ordine di tempo, è quello del premier ungherese Viktor Orban, cui si rimproverano dei provvedimenti legislativi che vanno nella direzione contraria al devastante e dissolutivo quadro generale. Come per esempio l’oramai universalmente acquisito diritto ai matrimoni gay. Il messaggio che si vuole diffondere è chiaro: se non ti adegui e non sottostai alle indicazioni ed alle imposizioni della contraffazione mondialista, sarai schiacciato come un verme ed ogni tuo passo sarà monitorato e sottoposto a giudizi inappellabili.
Ma quali sono questi provvedimenti che vogliono prendere in Ungheria per provare a frenare la, purtroppo temiamo inarrestabile, deriva dissolutrice e distruttiva del tessuto sociale nazionale?
Si tratta, per esempio, di una legge sulla stampa in cui sono puniti i servizi giornalistici lesivi dell’interesse nazionale e politicamente non equilibrati. Quindi, dai commenti al vetriolo dei nostri maggiordomi (presso i quali il nome più diffuso, guarda caso, è sempre stato quello di Battista!), si evince che la stampa, per essere democratica, deve invece ledere l’interesse nazionale ed essere politicamente squilibrata.
Si vuole poi introdurre una norma secondo la quale un telegiornale non può dedicare più del 20 per cento alla cronaca nera. In ogni Stato che si rispetti, a cominciare dal vituperato Fascismo, è sempre stato normale prevenire “l’intossicazione” della società evitando di diffondere ed amplificare notizie ed immagini che, oltre a turbare i più, possono determinare nei caratteri deboli e nelle personalità labili un pericoloso spirito d’emulazione. Ma questo buon senso, ovviamente per i nostri custodi della libertà d’informazione a senso unico, viene spacciato per odiosa censura; a cui pensiamo vorranno contrapporre le nostre democraticissime ed “edificanti” trasmissioni televisive fiume costruite sul dolore in primo piano.
Un altro “crimine contro l’umanità” che si vuole imputare a Viktor Orban è quello di invocare nella nuova Costituzione la benedizione di Dio, oltre a stabilire una preminenza presso il popolo ungherese del cristianesimo. Anche questo non può che risultare insopportabile ai nostri adoratori dell’unico dio rimasto, il dio denaro. Perché alla fin fine è proprio questo il punto chiave degli attacchi alla nuova Ungheria, l’intenzione di mettere sotto controllo statale la banca centrale, facendogli svolgere il naturale ruolo di garante degli interessi del popolo ungherese, e non di terminale asservito alle manovre degli speculatori internazionali, come avviene in tutti gli altri paesi condotti sul lastrico e strangolati dagli usurai.