Lavoro sbagliato
Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, un medico prestato (ma forse sarebbe più giusto dire “venduto”!) alla politica, in quota Cinque Stelle nel governo Conte, ha dichiarato: «Rimango perplesso quando sento di colleghi medici o infermieri restii a farsi il vaccino. Posso capire il cittadino che magari non ha delle basi scientifiche consolidate e non ha studiato Medicina e può avere una certa riluttanza a farsi il vaccino, ma penso francamente che quei medici e infermieri, se hanno ancora dei dubbi dopo aver visto ciò che è accaduto, probabilmente hanno sbagliato lavoro». E lo stesso viceministro, convinto sostenitore dell’efficacia del vaccino per il superamento dell’emergenza pandemica in corso, ha anche ribadito che «Adesso si punta alla non obbligatorietà. L’obbligo non c’è, ma non vorrei che ci si dovesse arrivare perché significherebbe dover mettere una costrizione per colpa di pochi individui».
A differenza dello scienziato Sileri, sicuramente noi non abbiamo “basi scientifiche consolidate”, ma ci riteniamo comunque in possesso di un minimo di buon senso, del naturale istinto di sopravvivenza e della capacità di ragionare ancora liberamente con la nostra testa, a dispetto del bombardamento mediatico sapientemente orchestrato dal potere politico e sanitario che tante vittime ha mietuto (in tutti i sensi!) nella popolazione italiana dall’inizio dell’emergenza Covid — azzerandone raziocinio, logica, giudizio e criterio, in un istante —, per nutrire qualche legittimo dubbio sulla necessità e l’efficacia di questo “elisir di lunga vita” che ci viene propinato, al pari di quegli intrugli venduti un tempo dagli imbonitori nelle fiere di paese.
Anche qualora non dovessero essere sufficienti i legittimi dubbi su un preparato messo su a tempo di record e sulla cui efficacia e innocuità ci si deve fidare, al pari di Pinocchio, delle promesse interessate dei tanti Gatti e delle tante Volpi (già ripetutamente sorpresi a rastrellare il Campo dei Miracoli!) che ne intonano le sperticate lodi; tutta una serie di motivi di ben diversa natura, considerato che non è assolutamente vero che in nome di una presunta salute fisica tutto sia permesso, esistendo ben altre priorità nella vita dell’uomo, come per esempio le ragioni spirituali che vietano l’utilizzo cannibalesco dei tessuti embrionali dei feti abortiti, notoriamente alla base di simili misture, ci inducono a fuggirlo (che sia consentito o meno dalla dittatura sanitaria al potere ancora per qualche weekend!) come la peste, quella vera. Oppure il consentire impunemente l’accesso al nostro DNA, con conseguenze inimmaginabili, in vista di un controllo invasivo e criminale delle nostre vite e della nostra stessa dignità umana.
L’evidente valenza antiumana di tutta questa montatura pandemica, dalla quale gli esseri umani subiranno inevitabilmente conseguenze dannose e devastanti per la loro salute fisica e psichica, impone dunque di ricordare al nostro viceministro Sileri quel Giuramento di Ippocrate che egli, in quanto medico, dovrebbe conoscere e rispettare; il quale, fra l’altro, recita: «Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dèi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa». Aggiungendo che «Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo». E se il viceministro si ostina a contraddirlo, vorrà dire solo una cosa: che ad avere sbagliato lavoro è solo lui.