Al lupo, al lupo!
Premesso che le uniche profezie degne di fede sono quelle contenute nei Libri sacri delle varie tradizioni, appositamente dettate a figure spiritualmente ispirate (i Profeti), al fine di rendere intelligibili e manifesti determinati eventi, altrimenti relegati nei gironi caotici dell’insensatezza; è bene precisare che tutta la rimanente “produzione” rientrante in tale categoria assolve, prevalentemente, ad una funzione negativa e deleteria, capace di generare ed accrescere il caos e la confusione, già abbondantemente dilaganti nel mondo moderno. Trattandosi, nella maggior parte di questi casi, di semplici “predizioni”, che risentono in modo determinante degli orientamenti personali e della limitata lucidità e conoscenza dei loro suggestionati divulgatori.
Su questo ruolo ingannevole delle profezie, Guénon precisa che «per turbare l’opinione pubblica basta semplicemente diffonderle, tutt’al più accompagnandole con commenti che ne mettano in risalto l’aspetto minaccioso e presentino gli avvenimenti in questione come imminenti». Esse posseggono infatti un vero e proprio potere ipnotico, che permette di creare determinati stati d’animo e di diffondere determinate influenze; quando, addirittura, come suggerisce ancora Guénon, non si arriva al punto di provocare l’effettivo avverarsi di alcuni eventi: «forse che con l’annunciare insistentemente una rivoluzione in un certo paese e ad una certa epoca, non si contribuirà realmente a farla scoppiare al momento voluto sotto l’egida di chi ne abbia l’interesse?»
In ragione di ciò, viene da chiedersi se non possa svolgere, per certi versi, un ruolo altrettanto deleterio e negativo la diffusione di notizie e informazioni sugli intrighi dell’alta finanza mondialista, che con le sue incursioni criminali pretende di uniformare verso il basso tutte le società globalizzate; pur frutto di coraggiose ricerche di studiosi indipendenti (non veggenti e profeti improvvisati!), che cercano di interpretare e rendere leggibile il disegno che sottintende l’attuale emergenza sanitaria. Non ce ne vogliano costoro — ai quali va tutto il nostro sincero riconoscimento — se avanziamo simili dubbi, che potrebbero sembrare dettati dall’ingratitudine; ma la marea dilagante di informazioni di questo genere, può spesso suscitare senso d’impotenza e scoramento, aggiungendo angoscia e paura ad uno stato già di per sé terrificante, prive come appaiono di possibili vie d’uscita. Ci ha dato molto da pensare, a tal proposito, la spontanea protesta di un caro amico, a cui avevamo inoltrato uno scritto che descriveva simili foschi scenari futuri: «Pare che ci siano fonti d’informazione che ci provano gusto a terrorizzare la gente. Non basta la paura che abbiamo già a causa della situazione corrente?» Preparare il terreno alla nascita e maturazione di determinati frutti tossici potrebbe essere, infatti, uno dei motivi per cui i centri di potere consentono e permettono la diffusione di informazioni come quelle relative, per esempio, al “Grande reset” che minaccia di modificare radicalmente il nostro stile di vita.
Effettivamente, la quotidiana razione di amare barzellette sul presente e di spaventose ipotesi sul futuro, rischia di provocare una pericolosa assuefazione che può condurre alla resa incondizionata, prima ancora di cominciare a combattere. È invece sempre bene che alcuni segreti rimangano ben custoditi e siano accessibili solamente a quanti hanno sviluppato in sé i necessari anticorpi ed acquisito le opportune conoscenze, atti a neutralizzare gli effetti devastanti e distruttivi di certe “previsioni”. Il militante della tradizione, da parte sua, ha il dovere di non soggiacere e non soccombere agli incontrollabili moti del sentimento, cercando incessantemente di comandare su se stesso, evitando di lasciare campo libero alla tristezza o alla gioia, al pessimismo o all’ottimismo: impostori a cui non deve essere consentito di avere libero accesso nell’immaginazione, e di piantare i propri ingannevoli stendardi al centro della Coscienza, di ognuno; trattandosi in questi casi, ancora secondo Guénon, di «atteggiamenti sentimentali opposti che devono restare ugualmente estranei al nostro punto di vista strettamente tradizionale».