Le famigerate “mobilitazioni spontanee”
Una conseguenza inevitabile per ogni manifestazione umana basata sulla menzogna e sulla falsità consiste nella puntuale presenza di una “doppia morale”, riscontrabile nell’operato di tutti gli appartenenti (soldati semplici o alti dirigenti, poco importa) di ogni organizzazione sovversiva e antitradizionale. Com’è, per esempio, il caso di coloro che sono stati allevati alla scuola del comunismo, in cui la presunzione di appartenere per diritto di nascita e d’elezione alla parte migliore dell’umanità, fa sì che agli avversari non venga attribuito niente di positivo, a cominciare dalla buona fede.
Le “compagnie di giro” televisive e mediatiche che quotidianamente assillano e martellano le indifese coscienze degli sprovveduti telespettatori sono fondamentalmente costituite da individui che di questa doppia morale hanno fatto il loro marchio d’appartenenza. Uno di questi soldatini di piombo del comunismo andato a male è l’ex magistrato, ex deputato del PD, nonché scrittore e opinionista Gianrico Carofiglio, il quale l’altra sera, ospite del programma Linea Notte di Rai 3, a proposito della manifestazione tenuta dai partiti di opposizione a Roma il 2 Giugno, ha dichiarato che: «Siamo di fronte a una politica complessivamente squilibrata e con un’opposizione che mostra la responsabilità che abbiamo visto qualche giorno fa in piazza con un manipolo di gente sudata, accalcata, senza mascherine».
Per quanto ci riguarda, alle sedicenti opposizioni, più che il fisiologico e inevitabile sudore (di cui Carofiglio è probabilmente immune!), sono ben altre le contaminazioni e i contagi che potremmo rimproverare, ricordandoci il loro operato quello di coloro che pretendono sostituire la democratica paglia governativa col proprio fieno sovranista: trattandosi comunque, nell’uno e nell’altro caso, di identici foraggi per asini e buoi! Sarebbe, invece, interessante sapere se allo scrittore ed ex magistrato dalla moralità doppia, abbiano suscitato il medesimo disgusto altre scene di assembramenti: dall’ANPI in occasione del 25 Aprile ai comitati d’accoglienza per Silvia Aisha Romano, fino alle recenti manifestazioni contro le brutalità poliziesche e in memoria dell’afroamericano George Floyd, dove son tornate a nuotare le rinsecchite sardine e gli inconsolabili orfani di Greta. Probabilmente no, in quanto opera e iniziativa dei buoni della Terra.
E a proposito di queste “mobilitazioni spontanee” contro il razzismo, premesso che anche per organizzare una semplice festa di compleanno è necessaria una regia e una accurata preparazione, potrà risultare interessante attenzionare un gesto divenuto emblematico di queste manifestazioni, e velocemente adottato a livello mondiale. L’appoggiare il ginocchio a terra, ufficialmente per mimare quello del poliziotto che ha fatto morire per soffocamento Floyd; che però, casualmente, è la stessa postura assunta dall’apprendista massone nel momento dell’ammissione in una loggia. E quando il Maestro gli chiede: «In quale postura eravate al momento di essere ricevuto?», egli risponde: «Né seduto né in piedi, non correvo né camminavo, ma ero inginocchiato sul ginocchio sinistro». Come si vede un innocente gesto che proviene comunque da epoche remote, il quale mostra una traccia e un’impronta, costituendo un non trascurabile reperto per poter risalire a “qualcuno” che s’è ritrovato sul luogo del delitto per compiere l’ennesima inversione, in chiave dissolutiva, di un precedente simbolo tradizionale.