Con tanti saluti alla spiritualità
Gli omuncoli che sono stati recentemente scelti — nell’ultima sceneggiata parlamentare ferragostana — a impersonare la parte di governanti per il nostro Paese, una volta costituito l’esecutivo “Conte bis” hanno immediatamente minacciato l’applicazione di una norma che sta particolarmente a cuore ai loro diretti “mandanti” (coloro che decidono veramente dove gli Stati moderni devono andare e come devono andarci!): la progressiva eliminazione, fino alla sua definitiva scomparsa, dei pagamenti contanti e quindi della moneta cartacea, per sostituirla con quella elettronica. Come avviene regolarmente per scelte insensate e antiumane di questo tipo, il “lubrificante” usato per far accettare al gregge l’utilità del provvedimento in questione è stato quello idilliaco del bene comune, della lotta all’evasione fiscale, della tracciabilità dei pagamenti, e tutta una serie di simili ipocrite excusationes, che già di per sé dovrebbero mettere sulla difensiva e rendere diffidenti, se solo si conservasse un sia pur minimo senso critico e la capacità di ragionare con la propria testa.
Infatti, quella della progressiva smaterializzazione della moneta è uno dei tanti cavalli di battaglia (nonché di Troia!) con cui la Controiniziazione organizza e conduce l’assalto finale alla Cittadella tradizionale, le cui residue vestigia ostacolano e ritardano l’avvento della sua illusoria e parodistica costruzione del regnum anticristico. E questa “sottilizzazione” del denaro non è affatto in controtendenza con la concezione esclusivamente quantitativa della moneta, sottoposta ad un processo degenerativo (come del resto tutto ciò che interessa la vita concreta e reale dell’essere umano, a cominciare dal linguaggio) che l’ha condotta, tramite lo svuotamento di ogni suo precedente valore qualitativo, dalla costante presenza su di essa di simboli sacri e religiosi, nell’antichità, alla successiva raffigurazione di sovrani e personaggi storici o artistici legati alle singole nazioni moderne, rendendo vieppiù tangibile l’inarrestabile regressione delle Caste (dal sacerdote al guerriero, dal guerriero al plebeo e al borghese tout court), fino ad arrivare agli stucchevole e insignificanti ponti impressi sulle banconote della moneta unica europea.
C’è stato dunque un tempo in cui la moneta non era ancora ridotta alla sola dimensione economica e quantitativa, veicolando essa innanzitutto delle influenze spirituali dei cui effetti beneficiava l’intera comunità che ne faceva uso. Guénon, a tal proposito, ha sottolineato lo stretto rapporto esistente tra la distruzione dell’Ordine Templare e l’alterazione delle monete per mano di Filippo il Bello, a cui egli fa risalire la deviazione moderna dell’Occidente; perché di fatto ogni intervento relativo a questo particolare strumento e supporto rappresentato dalla moneta può avere effetti che vanno ben oltre il suo semplice significato materiale, sia positivi sia negativi, a seconda delle influenze da essa veicolate. Dal sostegno che i simboli sacri contenuti nelle monete potevano fornire per favorire la meditazione e l’ascesi, si è sprofondati nell’abisso delle vere e proprie “possessioni” del dio denaro che oramai affliggono l’intera umanità. Del resto, dopo aver perduto ogni valore d’ordine superiore, la moneta si trova adesso sul punto di perdere anche ogni sua proprietà materiale, per cui la sua definitiva scomparsa non farà altro che suggellare in maniera inequivocabile lo stadio finale e il punto di non ritorno del regno della quantità, per questo mondo giunto alla sua dissoluzione finale.