Devastati dal benessere
Quello moderno è un uomo devastato nel corpo e nell’anima, tanto fragile e debole, e tanto soggetto a tic fisici e psichici, come non mai nella storia dell’umanità. Un individuo che sarebbe incapace di sopravvivere un solo giorno, se venisse privato all’improvviso delle condizioni esistenziali garantite dal mondo moderno e dei suoi supporti tecnici che, come l’intubazione dei reparti di terapia intensiva ospedalieri, lo mantengono in vita artificialmente. Condizionatori termici e fonti d’energia artificiali, mezzi di trasporto e strumenti per la comunicazione, farmaci per ogni sintomo e alimenti trattati e conservati: tutti strumenti messi a disposizione dal progresso scientifico, finalizzati a rimuovere ogni ostacolo e a eliminare, non solo qualsiasi rischio e pericolo, ma anche il minimo imprevisto, contrattempo, fastidio, disturbo e preoccupazione. Con un prezzo materiale servilmente pagato alla proteiforme “Setta capitalista”; che, a ben vedere, non costituisce nemmeno il costo più gravoso.
Non vogliamo certo proporre, in alternativa, un’esistenza da fachiri (anche se, andare in quella direzione accorcerebbe di molto gli artigli della Setta, riducendone grandemente la presa!); ma non possiamo nemmeno ignorare l’infinità di dipendenze che fanno di quest’uomo un essere debole nel corpo e spiritualmente disperato, dal destino segnato da una lenta discesa lungo la “scala a chiocciola” della propria regressione interiore che, come le viti che sigillano la bara, lo inchioderà definitivamente alla sua finale e irreversibile condizione cadaverica.
Teodoreto, eletto vescovo di Ciro nel 423, nella sua Storia dei monaci della Siria, ci fa intravvedere un’alternativa a questo destino, apparentemente fatale e ineluttabile; essendo sufficiente per questo un cambiamento radicale di prospettiva. Un rivolgimento interiore che rimetterebbe le cose al loro posto, assegnando a ogni componente dell’essere umano (corpo, anima e spirito) la posizione che gli compete. Ricorda, infatti, Teodoreto che: «Il comune nemico degli uomini ha escogitato molti mezzi per diffondere la sua malvagità col proposito di rovinare tutto il genere umano, ma gli alunni della fede hanno trovato molte scale per raggiungere il cielo. Alcuni, per esempio, combattono in gruppo – e di questi ce ne sono decine di migliaia per cui è impossibile ogni calcolo – e raggiungono la vetta desiderata, riportando corone incorruttibili; altri acquistano fama abbracciando la vita solitaria per dedicarsi alla conversazione con Dio e rinunciano così ad ogni conforto umano. Altri vivono sotto le tende o in tuguri, innalzando lodi a Dio. Altri ancora preferiscono vivere in grotte e in caverne. Ci sono pure coloro, (…) che rinunciano alla grotta, alla caverna, alla tenda, al tugurio per esporre i loro corpi all’aria aperta e quindi all’inclemenza del tempo, sopportando così tanto il gelo del freddo intenso quanto i raggi ardenti del sole. Questi ultimi, poi, si differenziano fra loro per vari comportamenti di vita. Alcuni, per esempio, trascorrono in piedi l’intera giornata, altri ora in piedi ora seduti, altri si servono di un recinto per evitare il contatto con la gente, altri infine non hanno alcun riparo e si espongono alla vista di tutti».
Certo, si tratta di esempi ed esperienze legate ad un contesto specifico e particolare, quale fu quello dei primi eremiti cristiani; ma in tante altre tradizioni, non sarà difficile riscontrare esperienze simili. Quella che conta è l’indicazione, sempre valida, che se ne può trarre, per un controllo ed un dominio di se stessi, unica alternativa all’attuale desolazione generale. La Setta capitalista s’è assunta il compito di svolgere, per conto del “comune nemico degli uomini”, il lavoro distruttivo. Gli Uomini della Tradizione hanno il dovere di reagire e assumersi il compito inverso, che conduce verso il ritorno alla condizione di normalità. E la via è una sola, come ci indica, per restare in ambito cristiano, Gregorio di Nazianzo, nelle sue Orazioni teologiche: «Nulla mi sembra più grande di questo: far tacere i propri sensi, uscire dalla carne del mondo; raccogliersi in se stesso, non occuparsi più delle cose umane, se non delle strettamente necessarie; parlare con se stesso e con Dio; condurre una vita che trascende le cose visibili; portare nell’anima immagini divine sempre pure, senza mescolanza di forme terrene ed erronee; essere veramente uno specchio immacolato di Dio e delle cose divine, e divenirlo sempre più, prendendo luce da luce, con la più oscura attingendo alla più splendente; godere, nella speranza presente, il bene futuro e conversare con gli angeli; avere già lasciato la terra pur stando in terra, trasportati in alto con lo spirito».