Memento mori
La nostra civiltà teme la morte, e si può tranquillamente affermare che in nessun’altra epoca si è mai nutrito un simile terrore per il trapasso finale. Questa «oscena bestemmia» che smentisce clamorosamente tutte le illusioni di una società basata sul salutismo, l’igienismo e il benessere del corpo, non può nemmeno essere nominata in un mondo in cui la vita umana è stata ridotta alle sue componenti esclusivamente materiali. In questo modo si è privato l’uomo della preziosa “assistenza” che gli assicurava un tempo quella discreta compagna di viaggio, sempre pronta a rammentargli la pochezza di ogni vanità e il valore delle cose veramente essenziali.
Religioni e Vie Realizzative hanno basato buona parte dei loro insegnamenti sul patrimonio di saggezza derivante dal riconoscimento e dall’accettazione di questo inevitabile sbocco finale della vita di ognuno. Avendo continuamente presente questa prospettiva diventa più facile realizzare il distacco, dare la giusta importanza (poca!) ai beni materiali e al possesso di cose, tenere a freno gli impulsi egoistici e far sfumare simpatie e antipatie che sovente ci annebbiano la vista e distorcono i giudizi, facendoli scadere in pregiudizi. Insomma, anche se suonerà strano e contraddittorio: si vive meglio e con maggiore pienezza, avendo sempre la morte al nostro fianco!