Anatomia di un Simbolo
Ogni associazione, a prescindere dal suo piano di intervento, politico, culturale o religioso, riassume la propria identità in un simbolo, che esprime il ruolo che dovrà svolgere e la cui scelta non è mai casuale o superficiale, come si potrebbe immaginare, ma risponde a criteri di affinità psichica, da parte dei suoi leader.
Osservando il logo del M5S, siamo immancabilmente attratti da un elemento che predomina sugli altri. La V di Movimento presenta un carattere indipendente dal testo e il suo impatto visivo sovrasta l’intero logo, per diversità di dimensione e colore.
Origini
La V è stata impiegata dal Movimento per la prima volta nel 2007, l’8 settembre, profanando la data della Natività della Madonna, già macchiata dallo storico tradimento italiota del 1943. L’occasione era il V-day, simbolo di rivolta contro la partitocrazia, come un vaffa… a tutto il sistema politico. Ma il segno “sembra” direttamente clonato dal film dei fratelli Wachowski, V per Vendetta, prodotto nel 2005, ispirato ad una serie fumettistica della DC-Comics-Vertigo, che si richiama all’anarchico “cattolico” Guy Fawkes, membro della fallita congiura delle polveri, nel 1605, per assassinare Re Giacomo I d’Inghilterra.
Il Vendicatore Solitario del film vive in un “futuro” 2030 le repressioni di un’Inghilterra totalitaria, che ha molte analogie con le attuali imposizioni nel nome della pandemia, nella quale si discriminano i diversi – oggi sarebbero i dissidenti alla dittatura sanitaria – nel film musulmani, neri, omosessuali. Questi ultimi diventano nel film i non protagonisti più importanti, preludio alla metamorfosi dei produttori oggi sorelle Wachowski, e alla teoria lgbt che vuole riscrivere a suo vantaggio il concetto di normalità.
Andando indietro nel tempo, la lettera V è conosciuta fin dagli anni ’70, contrassegno della famosa casa discografica Virgin rappresentato con un’etichetta color rosso sangue, ad opera del suo artefice il multimiliardario Richard Branson.
Ma il suo successo “mondiale”, lo ottenne grazie al famoso gesto lanciato dal Primo Ministro Churchill, quel V Per Vittoria, rapidamente dilagato ed esibito ovunque dai “liberatori” anglo-americani, nella loro guerra di conquista. Renzo Giorgetti, in un suo testo sulla dimensione nascosta della storia, afferma: «la V rappresenta Tifone o Apophis, divinità distruttrici, nemiche delle forze solari», riconducendo l’origine delle due dita alzate ad una genesi occulta. «Prendere consapevolezza che dietro fenomeni mediatici apparentemente distanti, o comunque non direttamente legati fra di loro…», esiste una comune radice, «…non può non far nascere qualche legittimo sospetto sulla ricorrenza e riproposizione del medesimo “marchio”» (1).
Compimento
La V tifonica che campeggia sulle bandiere del M5S ha veicolato un progetto di distruzione, iniziato col delirante progetto GAIA, l’auspicato mondo nuovo di G. Casaleggio e messo in pratica con un giustizialismo radicale, ossessionato da una ricerca patologica di sporcizia morale e corruzione, elementi caratteristici di un puritanesimo intransigente applicato alla politica, che colpevolizza ogni minima infrazione delle regole e trasforma tutti i cittadini in potenziali e sospetti criminali.
Creato a tavolino e abilmente sfruttato per dissolvere il traballante e corrotto sistema politico italiano questo Movimento, Verticista e Virtuale, emana direttive indiscutibili e persegue un ferreo allineamento ideologico dei suoi membri. I suoi programmi sono un manifesto d’intolleranza verso le innocue debolezze umane, mentre un “falso” pluralismo di opinione emerge quando deve scardinare gli ultimi capisaldi sani della nostra civiltà.
Nei recenti periodi di lockdown i pentastellati hanno rivelato un inaspettato rancore contro l’autonomia individuale, gli spostamenti nella seconda casa, l’uso dei contanti, l’evasione fiscale ritenuta causa di aumento del debito pubblico. Mentre predicano l’eguaglianza sociale non sono mai scesi a difesa di tutte le autorevoli “minoranze”, in dissenso verso le leggi liberticide e le disposizioni antiscientifiche attuate, né per milioni di persone economicamente stremate dalle continue chiusure forzate.
Nella loro V si condensa un sentimento di vendetta: contro sovranità nazionale, identità culturale e religione, famiglia e libertà di opinione. Non una coraggiosa rivolta contro soprusi e ingiustizie, come nella pur controversa pellicola, quanto, l’applicazione di un’ottusa eguaglianza sociale e di completo servilismo verso i poteri transnazionali, che li portano a diventare i custodi del politicamente corretto e censori del dissenso contro le scelte dell’alta finanza, della quale si sono rivelati efficaci strumenti.
Il loro reddito di cittadinanza indiscriminato ha favorito fannulloni e malviventi, spinto molti lavoratori con regolari contratti a licenziarsi passando al lavoro in nero, per percepire impunemente una doppia rendita, distruggendo in tal modo la piccola economia imprenditoriale, in spregio alla necessità di lavoro e di produttività.
E con la didattica a distanza hanno contribuito allo sfascio totale delle istituzioni scolastiche e condannato ad un biennio di ignoranza un’intera generazione di studenti, tenuti fermi davanti ai loro Pc da urla e minacce e abbandonati alle psicopatie di docenti incapaci e prepotenti.
Epilogo
M5S si è caratterizzato come privo di relazione con il mondo reale, ma dall’inquietante analogia con quel furore giacobino che ha concepito il Regime del Terrore e ne ha poi divorato gli stessi protagonisti. L’accanimento per l’approvazione del DDL Zan, è uno dei loro ultimi colpi di coda per punire la divergenza dal potere.
Oggi che il Movimento, dopo aver contribuito alla dissoluzione dello Stato, ha esaurito il suo mandato assegnatogli dai poteri forti, subisce lo stesso potere di distruzione evocato e rivoltatosi contro.
Lo slogan scandito dai pentastellati nel V-Day verrà presto dimenticato; si è riconvertito nell’attuale Vaccination-Day, salutato dalle masse come la salvezza dell’umanità. Ma questo ultimo V-Day espressione di Vittoria delle élite globaliste è un’aperta minaccia alla nostra sopravvivenza.
Ricordiamolo prima di farci intrappolare in quella prigione mentale, che Franco Battiato cantava anni or sono: «Le pareti del cervello non hanno più finestre».
1 –Heliodromos IIIª serie, n. 24, Inverno 2013, art. di Pietro Corvo – Analisi – Propaganda Nera. Guerra psicologica inglese contro le forze dell’Asse – Renzo Giorgetti – Marvia Edizioni, Pavia 2012.