Le ragioni della Fede e la fede nella ragione
La Fede, nei secoli scorsi,
ha mosso masse, senza tanti discorsi.
Essa dava forza e coraggio
ché questa vita era solo un assaggio
di quella Eterna, imperitura
che ricongiunge l’Uomo alla Natura.
Morire per la Patria era un onore,
non di meno morire per il Signore.
La paura monta e ci assale
ch’è arrivato oggi il male.
Qualcuno avrebbe detto “non è niente”:
era il Papà … e ci credevamo fermamente.
Le brutte notizie erano nascoste
con intelligenza nel cassetto riposte
che la paura spiattellata dirimpetto
avrebbe indebolito un corpo già infetto.
La morte ci assilla in questi giorni
e l’umanità sembra usare solo i corni,
non la Ragione che sarebbe di aiuto
se si cogliesse di ciascuno il contributo.
Le menti sono divise in bue blocchi:
chi a favore, chi contro: poveri sciocchi.
Noi siamo in mezzo ad un duello
che non è edificante né bello.
Non lo è neppure per la Ragione
che col sillogismo eviterebbe la tenzone
se solo si ascoltassero le parti,
entrambe, senza aprioristici scarti.
La Ragione stessa è stata divisa:
c’è quella puntuale, attenta, derisa
e c’è quell’altra che non ammette commenti,
né dubbi né discorsi né avvicinamenti.
Essa è così in alto giunta
che a valore di fede è stata assunta.
Allo stesso modo ci sono due scienze
quella ricercatrice, aperta a tutte le esperienze
e quella “certa”, “statica”, “informatrice”
che si è assunta il ruolo di “Governatrice”.
Dunque, c’è la scienza che segue il destino
della ragione con valore “divino”.
Tale scienza ci dà buoni consigli
di vivere i nostri giorni come conigli
e ogni forma di virus strana
ci farà rientrare nella nostra tana.
E così, dalle ragioni della Fede
che hanno sostenuto chi ci crede,
si è giunti alla fede nella ragione,
ma solo ad una parte della ragione,
quella prepotente … che non ragiona
e, magari, obbedisce a mammona.
Ut