Stregoneria e mass media
Gli avvenimenti che sono seguiti alla designazione di Marcello Foa alla presidenza della Rai da parte del Governo, al di là delle pretestuose dichiarazioni ufficiali condite con indigeribili dosi di “dolcificante democratico”, hanno dimostrato la pregiudiziale avversione verso un serio e autorevole professionista, a partire dai suoi stessi colleghi per i quali la sua è sembrata come l’irruzione del cordaro in casa degli impiccati! Infatti, Marcello Foa è autore di un’opera (Gli stregoni della notizia – atto secondo. Come si fabbrica informazione al servizio dei governi), che smaschera impietosamente l’intera categoria dei gazzettieri addomesticati, i quali, o per asservimento consapevole e di convenienza o per vigliaccheria, oppure più semplicemente per pigrizia mentale, contribuiscono fattivamente alla distorsione della realtà, funzionale ai loschi interessi di alcuni poteri e governi mondiali.
Il libro aveva già avuto una sua prima edizione nel 2006, con una buona accoglienza da parte del pubblico e del mondo accademico, ritornando di pressante attualità nell’attuale tempo delle fake news. Da qui la nuova edizione (marzo 2018, per “Guerini e Associati”) e l’atto secondo del titolo, anche alla luce degli aggiornamenti e dei nuovi documenti inseriti dall’autore. Particolarmente appropriata appare la designazione di coloro (gli spin doctor) che indirizzano in un senso piuttosto che in un altro il mondo dell’informazione come “stregoni”, poiché questi, al pari degli stregoni prestigiatori e illusionisti che operano nel mondo dell’occulto e della magia, si dedicano alla manipolazione di influenze che, per quanto sottili e immateriali, determinano effetti ben concreti sul piano visibile e materiale. Foa ci informa che «lo spin doctor è colui che sa imprimere alle notizie un taglio particolare, che sa farle roteare “così vorticosamente” da ipnotizzare i media, inducendoli a far propria una determinata visione della realtà».
Fondamentalmente stratega e consulente dei candidati alle elezioni, lo spin doctor ricorre a sofisticate tecniche psicologiche che gli consentono di condizionare le masse, rimanendo preferibilmente dietro le quinte e mimetizzandosi con falsi incarichi (portavoce, addetto stampa, consulente personale, capo di gabinetto, viceministro) quando si tratta di entrare nell’organigramma di un Governo, svolgendo il ruolo di regista occulto della comunicazione ufficiale. Verrebbe da pensare che gli europei, e noi italiani in particolare, siamo meno esposti a simili condizionamenti per una più spiccata coscienza critica e una minore predisposizione a “bersela”, rispetto ai bambinoni americani: tutti istinto e sentimento. E, in effetti, se si considera il pessimo risultato ottenuto a suo tempo dallo spin doctor di Mario Monti, fatto venire appositamente dagli Stati Uniti in occasione delle elezioni politiche del 2013, che puntava a far passare un’immagine rassicurante dell’ex Presidente del Consiglio, autore di una politica asservita agli interessi della finanza internazionale a base di lacrime e sangue, mostrandolo in una veste che voleva essere rassicurante col cagnolino in braccio, verrebbe da pensare che noi italiani siamo più scaltri e smaliziati degli elettori di Obama, Clinton o Trump; ma se consideriamo l’ascesa ai vertici delle politiche nazionali di personaggi costruiti in laboratorio come un Matteo Renzi in Italia e un Emmanuel Macron in Francia, per non dire del già a suo tempo magnificato Tony Blair in Inghilterra, qualche certezza viene meno.
La gestione contraffatta delle informazioni ha origini assai lontane, potendosene trovare traccia in epoche e civiltà remote (si pensi solo alla “buona stampa” che portò alla liberazione di Barabba!), ma il libro di Foa si concentra giustamente sul nostro tempo, in considerazione degli effetti che le tecniche di propaganda e l’uso strumentale della comunicazione producono sull’esistenza di ognuno di noi, per cui la sua ricostruzione parte dall’inizio del Novecento e da figure come quella di Ivy Lee: teorico delle informazioni corrette e accurate, messe però al servizio del migliore offerente (Rockefeller, nella fattispecie). Ma il vero ideologo degli “spin” è stato Edward Bernays, non per nulla nipote di Freud, che partendo dalle teorie e dagli studi sulla psicologia di massa valorizzò le virtù manipolatorie delle pubbliche relazioni, essendo stato il primo a capire l’importanza dell’uso della “terza parte indipendente”, in cui un’istituzione o un gruppo di esperti, apparentemente indipendenti, danno un parere su una determinata materia che risulterà utile alla diffusione di messaggi interessati e finalizzati a raggiungere ben determinati scopi commerciali. Di fatto, Bernays fu l’ispiratore delle campagne di marketing che indussero a fumare tante donne o all’uso di uova e pancetta come base della prima colazione degli americani; tutte operazioni naturalmente ben retribuite da parte delle industrie del tabacco e dai produttori di bacon. È tramite campagne di questo tipo che si sono affermati alcuni luoghi comuni, che in termini commerciali si traducono in utili giganteschi: dagli infiniti pregi del cioccolato al potere taumaturgico di determinati farmaci, dalla maggiore efficacia dell’allattamento artificiale dei neonati ai prodotti alimentari per cani e gatti ricchi di proprietà… umanizzanti!
Ora, se simili tecniche manipolatorie applicate in ambito commerciale possono al più provocare l’avvelenamento organico di limitate fette della popolazione, quando le stesse tecniche vengono applicate in politica, le contraffazioni che ne derivano interessano ambiti più vasti e aspetti più significativi dell’esistenza di intere popolazioni del Pianeta, determinando irrimediabili degenerazioni a livello di società umana e di civiltà. La svolta fondamentale si realizza quando dal fatto oggettivo, quale può essere un evento naturale (alluvione, terremoto, incidente aereo o scontro fra treni), si passa agli “pseudoeventi”, per soddisfare innanzitutto la richiesta di spettacolarizzazione dell’informazione da parte del pubblico ma non solo, in quanto si tratta di una vera e propria coltivazione artificiale delle notizie, introducendo ingredienti «che non sono spontanei, ma mirano a sostenere gli scopi desiderati da un attore politico», quali conferenze, comunicati stampa, interviste, vertici e quant’altro possa risultare utile a diffondere messaggi mirati. A ben guardare, una percentuale altissima delle notizie che riempiono i giornali e i programmi d’informazione televisiva sono costituite da pseudoeventi di questo tipo, dove l’unica domanda che conta non è se: «è vero?», ma se «fa notizia?», se «Se ne parlerà?».
Per quanto riguarda l’America, oltre alla stampa e alla televisione, particolarmente funzionale al condizionamento della collettività risulta l’industria cinematografica: «il cinema USA non è neutrale, ma recepisce le tensioni, i successi, le ambizioni della società statunitense e al contempo ne modella la coscienza civica; propone stili di vita, cementa i valori condivisi. Ed è molto attento al dibattito politico». Hollywood contribuisce in maniera decisiva ad affermare la versione del sogno americano e a diffonderne l’immagine desiderata: dalla demonizzazione del nemico del momento (Pellerossa, Nazisti, Giapponesi, Russi, Arabi), col conseguente elogio dei “bravi ragazzi” che combattono contro il male, alla bontà e alla filantropia di miliardari dal cuore d’oro, dai ruoli positivi assegnati “a prescindere” ai negri e alle minoranze etniche, alla presentazione benevola se non esplicitamente elogiatrice dell’omosessuale. E questo dipende non solo da una spontanea adesione al “modello” da parte di artisti autori e produttori, ma anche in ragione di una dipendenza economica diretta nei confronti del Pentagono il quale, specie per le pellicole di guerra e i film di attualità, può far risparmiare milioni di dollari mettendo a disposizione le proprie strutture e i propri mezzi, come aerei, armi, navi, basi militari e quant’altro. Francis Ford Coppola, essendosi rifiutato di sottoporre il copione agli esperti del Pentagono accettandone i suggerimenti, per girare Apocalypse Now dovette recarsi a Manila e affittare dall’esercito filippino elicotteri e blindati.
Lo spin doctor, novello Machiavelli, ritiene che qualunque mezzo sia giustificato per raggiungere i propri obiettivi, a costo di sostenere affermazioni non vere, pur di assicurare il controllo del flusso delle informazioni, pianificare in anticipo ogni comunicazione, valorizzare l’immagine del proprio datore di lavoro (governo o istituzione) e difenderlo dagli attacchi. Se i regimi dittatoriali possono ricorrere alla censura, i regimi democratici più semplicemente (e più efficacemente!) ricorrono alla selezione delle notizie, nel senso che lasciano trapelare quelle che risultano funzionali, limitando invece quelle che potrebbero risultare dannose e controproducenti. Per ottenere questo risultato è fondamentale il controllo delle fonti e di quelli che Foa chiama i cancelli dell’informazione collocati in un sistema piramidale. Premesso che l’80% delle notizie nascono dalle istituzioni: «governi in primo luogo e poi Parlamenti, Tribunali, procure, partiti politici, Comuni, Regioni, Amministrazione pubblica, l’ONU, la Croce Rossa Internazionale, l’Unione Europea, la Borsa, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, le Banche centrali, le aziende, le Associazioni settoriali, i sindacati, gli eserciti, i ministeri della Difesa, i servizi segreti, polizia, vigili del fuoco, ospedali, magistrati»; a dare ufficialità a una notizia e a fornirne i contenuti è sempre un Ente pubblico. L’agenzia di stampa che poi passerà la “traccia” a giornali e televisioni quasi sempre si limita a trascrivere il comunicato ufficiale, risparmiando fra l’altro tempo e fatica al cronista di turno. «Il potere discrezionale di chi gestisce le fonti dell’informazione è quasi assoluto e solo raramente viene smascherato». La piramide dell’informazione vede al suo vertice le grandi agenzie di stampa internazionale, quindi le grandi testate americane e a seguire le agenzie e le testate nazionali, fino ai piccoli giornali locali. E lo stesso meccanismo vale per le TV. «Ognuno di questi organi di informazione rappresenta un cancello che può non aprirsi, schiudersi, aprirsi a metà, spalancarsi. (…) La grande notizia è quella che riesce a far spalancare tutti i cancelli dell’informazione. Dal primo all’ultimo. L’informazione diventa, metaforicamente, una cascata».
È grazie a un simile meccanismo che l’umanità, di volta in volta, è “unanimemente” scossa dal problema della fame nel mondo, dal surriscaldamento del Pianeta, da epidemie come Aviaria ed Ebola, dal terrorismo internazionale, dalle minacce nordcoreane, dai femminicidi o dalle molestie sessuali contro le donne. È quello che Aleksandr Solgenitsin aveva profeticamente stigmatizzato in un suo discorso tenuto all’Università di Harvard l’8 giugno del 1978, quando cominciò a capire come funzionavano realmente le cose nel “libero” Occidente: «In Occidente, anche senza bisogno della censura, viene operata una puntigliosa selezione che separa le idee alla moda da quelle che non lo sono, e benché queste ultime non vengano colpite da alcun esplicito divieto, non hanno la possibilità di esprimersi veramente né nella stampa periodica, né in un libro, né da alcuna cattedra universitaria. Lo spirito dei vostri ricercatori è sì libero, giuridicamente, ma in realtà impedito dagli idoli del pensiero alla moda, senza che ci sia, come all’Est, un’aperta violenza, quella selezione operata dalle mode, questa necessità di conformare ogni cosa a dei modelli standardizzati, impediscono ai pensatori più originali e indipendenti di apportare il loro contributo alla vita pubblica e determinano il manifestarsi di un pericoloso spirito gregario che è di ostacolo a qualsiasi sviluppo degno di questo nome. Da quando sono in America, ho ricevuto lettere da persone straordinariamente intelligenti, ad esempio da un certo professore di un college sperduto in una remota provincia, che potrebbe davvero fare molto per rinnovare e salvare il suo paese: ma il paese non potrà mai sentirlo perché i media non lo appoggiano. Ed è così che i pregiudizi si radicano nelle masse, che la cecità colpisce un intero paese, con conseguenze che nel nostro secolo dinamico possono risultare assai pericolose».
Se «il consenso emotivo è più importante di quello razionale», una volta che si sia in grado di toccare le corde del sentimento, sarà possibile veicolare qualunque messaggio. È del linguista americano George Lakoff l’affermazione che «ognuno di noi ragiona per frame, ovvero per cornici di riferimento costituite da una serie di immagini o di giudizi o di conoscenze di altro tipo», che condizionano la nostra visione della realtà e il nostro modo di pensare, «perché una volta impressa una larga, solida cornice, il nostro cervello tenderà a giudicare la realtà attraverso questi parametri». Tutte le notizie coerenti con la cornice di riferimento vengono accettate e vanno a rinforzare la nostra convinzione; tutte le altre saranno scartate e giudicate assurde, folli o stupide. Il frame è istintivo e riguarda tutti, e di solito basta un termine universalmente affermatosi con una determinata caratterizzazione (negativa o positiva, a seconda dei casi) per screditare o valorizzare l’interlocutore accostandolo a quel termine: basta dare all’avversario dell’estremista, del complottista o del fascista, e il gioco è fatto. Del resto, pur di contrastare determinati pericoli (reali o presunti) e reagire alla paura l’essere umano è disposto a rinunciare perfino alle proprie libertà più elementari, come la messa in scena dell’11 settembre ha abbondantemente dimostrato.
Il libro di Foa tratta un’infinità di avvenimenti fornendo una minuziosa documentazione, analizzandoli tutti alla luce di questi interventi di manipolazione delle notizie attraverso metodi di persuasione occulta, che in numerosi casi hanno determinato effetti devastanti a livello mondiale, come la cosiddetta guerra ad oltranza al terrorismo islamico che continua a produrre vittime innocenti: sia fra i caduti, sia fra la popolazione mondiale costretta a vivere in un clima di terrore e insicurezza continua. Anche perché, se le “prestazioni” di Monica Lewinsky a Bill Clinton possono tuttalpiù diventare un pruriginoso argomento di conversazione, quando un terrorista si fa esplodere fra la folla di una città occidentale gli effetti sulla psiche della popolazione sono ben diversi. Le orchestrazioni che hanno portato alle campagne contro l’Iraq di Saddam Hussein, la Libia di Gheddafi, le rivoluzioni colorate e la guerra in Siria gridano ancora vendetta, prima di tutto davanti all’intelligenza calpestata dell’opinione pubblica mondiale; alla quale si continuano a “vendere” altrettanti mostri e rappresentanti del male assoluto da abbattere e schiacciare democraticamente, senza pietà. Particolarmente significativo, a tal proposito, è il caso del Presidente nordcoreano Kim Jong Un nei confronti del quale, dall’oggi al domani, si è deciso di cambiare radicalmente il frame, passando dall’immagine del pazzo psicopatico a quella del governante ragionevole e stimato, a dimostrazione di quanto artificiale fosse la precedente versione.
Essendo Marcello Foa un sincero democratico, ci verrebbe da dire che questa sua convinzione costituisca l’unico punto debole del suo lavoro, in quanto è proprio all’interno del sistema democratico che simili manipolazioni possono maggiormente avvenire, essendo congenita a tale sistema la necessità di acquisire e assicurarsi il consenso e il sostegno delle masse, di convincere gli elettori della bontà dei comportamenti adottati dai governi: anche di quelli palesemente criminali. Del resto, è proprio nei moderni regimi democratici secolarizzati e chiusi a qualunque influenza superiore che tutta la realtà viene limitata al solo mondo corporeo, grazie anche alla spontanea “evangelizzazione” dei divulgatori scientisti televisivi, che privano le loro vittime di qualunque difesa verso gli attacchi di origine psichica e riguardanti la sfera sottile, semplicemente ignorati e quindi non contrastabili, a dispetto della presunta autonomia e autocoscienza che l’uomo moderno avrebbe acquisito rispetto alle epoche passate. Ma questa consapevolezza è tuttavia ben presente presso coloro che usano metodicamente determinate scienze, quelle considerate fra le più basse e più pericolose in altre epoche dell’umanità, ulteriormente degenerate e deviate in questi tempi oscuri in cui ci tocca vivere.
Se la Verità rende liberi, la menzogna di conseguenza rende inevitabilmente schiavi, per cui non ci si può certamente stupire del fatto che l’intera popolazione mondiale sembra correre a capofitto verso una condizione di servitù generalizzata, in cui una ristrettissima minoranza deterrà l’intera ricchezza del mondo, e a cui tutti saranno costretti a versare il proprio obolo quotidiano di lacrime e sangue. Né ci si può attendere chissà quale miracolo dalle esplicite ribellioni che sembrano manifestarsi sempre più frequentemente in diversi Paesi, con l’ascesa al potere di movimenti che vorrebbero invertire questa diabolica tendenza, privi tuttavia dei necessari punti di riferimento superiori che potrebbero assicurargli una pur minima prospettiva di successo. Anche perché è bene non dimenticare mai che lo stesso Steve Bannon, a cui tanti guardano positivamente, rientra nella categoria degli stregoni di cui abbiamo fin qui parlato, essendo egli stato lo spin doctor che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca. E come giustamente dice Foa nella conclusione del suo libro: «Quando gli spin doctor vengono smascherati perdono i loro poteri». Ma questo è un altro discorso, che andrebbe affrontato in un’altra occasione…
Enzo Iurato
Da: PerGiustizia.com