L’Anticristo
(Attualità di una ricerca)
L’argomento è sicuramente dei più sgradevoli — uno di quelli che non si vorrebbero mai trattare, perché in fondo a rovistare nella spazzatura si finisce sempre per sporcarsi —, ma col quale purtroppo si sarà costretti sempre più a fare i conti in futuro. La figura dell’Anticristo costituisce in effetti la sintesi finale di tutte le potenze della controtradizione, essendo egli destinato ad occupare il vertice di quel regno della grande parodia a cui verrà assoggettato il mondo intero nel crepuscolo finale di questa umanità. Sappiamo da Guénon come si sia sviluppato il processo sovversivo attraverso le tappe dell’azione antitradizionale, che con la “solidificazione” prima (a cui è corrisposta la chiusura verso l’alto), e la “dissoluzione” poi (a cui corrisponde l’apertura verso il basso), ha dato vita al mondo moderno, preparando l’inversione finale che dovrà chiudere il nostro ciclo cosmico. L’ingannatore per eccellenza sarà il principale frutto — il più malefico fra tutti i frutti — di questa grande parodia, riunendo in sé tutte le influenze negative che gli derivano dalla comunicazione con gli stati inferiori dell’essere.
Platone, nel Crizia, a proposito degli abitanti di Atlantide dice: «E mentre a chi aveva ancora possibilità di vedere, costoro apparivano indegni avendo perduto i più belli fra i beni più preziosi, agli occhi di coloro che invece non sanno intendere quale sia la vera e felice condotta di vita sembrarono totalmente belli e felici, tutti gonfi come erano d’ingiustizia, avidità e di potenza». Considerato che proprio dal continente scomparso sarebbero stati trasmessi al nostro ciclo i germi dissolutivi, e viste le evidenti analogie riscontrabili fra la descrizione fatta da Platone e l’attuale condizione planetaria, si può dire che il cerchio si chiude e che, tutto sommato, non c’è da farsi troppe illusioni sul destino a cui va incontro questa umanità. Il terreno sembra oramai pronto ad accogliere la venuta del più illuso di tutti gli esseri, colui che pretenderà di sostituirsi alla potenza divina.
Per farci un’idea di quanto sia facile determinare in esseri senza tradizione una attesa messianica come quella della venuta dell’Anticristo, basta pensare al modo tutto sommato banale con cui si alimenta l’attesa salvifica e rigeneratrice dell’incontro con i cosiddetti extraterrestri, la cui mitizzazione è molto più legata di quanto si pensi alla preparazione del “terreno” che l’Anticristo dovrà calpestare.
Ma venendo al volume a cui è dedicata questa recensione, va detto che esso affronta l’argomento dal punto di vista strettamente cattolico, essendo opera di padre Antonio Gentili, un barnabita esperto di tecniche di meditazione cristiana, ed autore, fra l’altro, di Dentro il Mistero. Indagine sull’esoterismo cristiano.
Nella sua prefazione, il biblista don Carlo Rusconi ricorda — testi alla mano — di come il fine ultimo della Creazione, «il punto finale dello svolgimento del cosmo [sia] l’immagine compiuta di Dio». Per cui, «ogni tentativo di stornare l’uomo da tale senso di sé o di proporgliene un altro o di limitare questo senso alle “cose dell’anima” è vera e propria mistificazione, vero e proprio inganno, vera e propria menzogna»; con il conseguente riconoscimento di un rapporto di stretta interdipendenza fra menzogna ed omicidio, fra rifiuto della verità e distruzione: opere tutte queste da sempre proprie del diavolo. Essendo Cristo il compimento divino dell’uomo, il diavolo con l’uccisione di Cristo per mano dei giudei cerca di affermare la menzogna e uccidere l’uomo. Per realizzare il suo disegno folle di opporsi al piano divino, il diavolo ha bisogno di un tramite umano, attraverso il quale portare a compimento la morte definitiva di Cristo e instaurare, di conseguenza, il suo regno fondato sulla menzogna. E questo tramite è rappresentato dall’Anticristo.
Padre Gentili, dopo aver illustrato il senso ultimo dell’approssimarsi dell’ora, quando la lotta tra bene e male sarà portata alle estreme conseguenze, si propone di indicare la “fisionomia dell’Anticristo”. Il tempo dell’azione dell’Anticristo consta di “tre anni e mezzo”, che è, grosso modo, il medesimo tempo in cui si colloca la vita pubblica di Cristo. Dato che, come tanti altri, conferma il significato parodistico e caricaturale che verrà assunto dalla figura dell’Anticristo, il quale è allo stesso tempo simbolo e realtà, individuo e pluralità.
Nell’Apocalisse si legge: «Il numero della bestia è numero d’uomo. E tale cifra è 666». Il 666 indica «la totale e radicale imperfezione di chi purtuttavia intende spacciarsi per divino (il 6 ripetuto tre volte, ma inferiore di un punto al 7)». Sempre nell’Apocalisse viene detto: «Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia!», e la cifra 666 è stata anche letta come presenza dell’Ingannatore nei momenti cruciali della storia cristiana: moltiplicata per uno, essa rimanda la VII secolo, quando l’Islam lanciò un micidiale attacco alla cristianità; moltiplicata per due, la cifra rimanda agli albori dell’era moderna (XIV sec.), quando il razionalismo comincia la sua marcia trionfale; moltiplicata per tre giungiamo alla fine del nostro secolo, col preannuncio di eventi risolutori.
Non può che inquietare il sapere che da Giovanni è preventivata la presenza all’interno della stessa comunità cristiana di colui che racchiude in sé tutta l’apostasia, l’ingiustizia, la malvagità, la falsa profezia e l’inganno, il quale compirà prodigi straordinari e si presenterà come vendicatore degli oppressi, fingendosi filantropo intento ad assicurare il benessere universale: e tutto ciò alla vigilia del Giubileo del secondo millennio, che vede la Chiesa cattolica esposta alle più nefaste influenze. Le armi dell’Anticristo saranno la persecuzione e la seduzione, e i segni premonitori: le guerre fratricide, la perdita della carità, l’esplosione delle sette, con lo sbocco finale nell’orribile sacrilegio.
Ma forse la chiave per comprendere veramente il senso di tutto ciò che accade, per individuare il veleno di cui si nutre l’umanità pronta ad accogliere l’Anticristo, si può trovare in queste parole di Pietro (2 – 3,3): «Verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni». Dove, fra l’altro, in quel comportarsi secondo le proprie passioni è implicitamente compreso l’antidoto al veleno. E sicuramente all’interno della Chiesa — “edificio” immenso che tutto accoglie e tutto racchiude — ci saranno forze sane, non toccate dall’alito del maligno e pronte a scendere in campo per l’ultima battaglia. Come traspare anche da questo contributo di padre Gentili e da queste sue parole, poste quasi in chiusura del suo libro: «Attraverso il segno di croce noi riviviamo la manifestazione e il dono che di sé compie la beata Trinità, in un movimento progressivo che parte dal Padre, transita attraverso il Figlio e culmina nella pienezza dello Spirito Santo (…). Dopo quest’immersione nel mistero trinitario, congiungendo le mani sul petto e reclinando in attitudine di raccoglimento il capo, penetriamo nel cuore che è la mistica dimora di Cristo». A cui non può che seguire una preghiera, che inizia con le parole: Padre nostro che sei nei cieli; e termina con le parole: e non ci indurre in tentazioni, ma liberaci dal male. Amen.
Antonio Gentili, L’Anticristo (Attualità di una ricerca), Il Cerchio, Rimini 1995.
Da Heliodromos n. 11 – Nuova Serie (Autunno-Inverno 1996/1997)