
Ne avevamo dato notizia nell’ultimo
Heliodromos (numero 22 del 21 Aprile 2010) appena uscito, segnalando che l’associazione spagnola
Libertad e Identitad aveva presentato al Tribunale Supremo di Madrid una querela per prevaricazione contro il giudice Baltasar Garzón, colpevole di avere intrapreso un procedimento giudiziario contro imputati da tempo scomparsi, indagati per avvenimenti relativi alla Guerra Civile spagnola e al franchismo. Il Di Pietro di Spagna, ignorando allegramente l’amnistia disposta durante il periodo della transazione post-franchista che aveva estinto tutti i reati compiuti, da una parte e dall’altra, durante la guerra di liberazione dal comunismo, pretendeva così di processare tutta la Spagna precedente al ritorno alla democrazia, avvenuto sotto l’occhio vigile (?) di re Juan Carlos. L’associazione imputava al magistrato di avere intrapreso un procedimento privo di ogni razionalità giuridica, al fine di alimentare un pretestuoso scontro sociale, oltre che farsi pubblicità gratuita a spese della memoria e della pacificazione nazionali.
Alla querela si erano associate, in un secondo momento, altre due organizzazioni: il sindacato dei funzionari Manos Limpias (“Mani Pulite”) e la Falange Spagnola (una delle tantissime versioni e correnti del Falangismo originario – a quanto ci dicono, la meno seria ed il cui ingresso nel procedimento ha rischiato di comprometterne l’efficacia e l’autorevolezza). All’inizio la denuncia sembrava avere pochissime possibilità di successo, visto il potere la notorietà e gli alti appoggi del giudice Garzón, beniamino della sinistra e “persecutore implacabile” dei dittatori di mezzo mondo. Il mezzo mondo, ovviamente, inviso ai paladini della democrazia e del progresso ad ogni costo! Ma, ciò nonostante, dimostrando che c’è un giudice… anche a Madrid, il Tribunale Supremo ha deciso di processare Baltasar Garzón, giungendo al verdetto di venerdì 14 maggio che lo sospende da tutte le sue funzioni. Anticamera di una probabile condanna penale, che potrebbe addirittura ammontare a 20 anni di inabilitazione.
Oltre alla querela di Libertad e Identitad, Garzón è alle prese con altri due gravi procedimenti giudiziari: uno per aver incassato ingenti somme di denaro dalla principale banca spagnola (Banco de Santander), su cui stava conducendo un’indagine; l’altro per delle intercettazioni illegali delle conversazioni fra un indagato del Partito Popolare e il suo avvocato, in un processo di corruzione (l’affare “Gürtel”). Nonostante questi tre procedimenti, che ne macchiano irrimediabilmente l’autorevolezza e l’attendibilità, il giustizialista spagnolo ha tentato fino all’ultimo di farsi spedire in “servizio speciale” al Tribunale penale internazionale dell’Aja, cercando di ottenere così in un colpo solo la sottrazione ai guai giudiziari interni e la perpetuazione della sua nefasta attività su un palcoscenico globale.

Ovviamente tutta la sinistra spagnola si è mobilitata in difesa del suo beniamino. Come da norma, le orchestrazioni mediatiche della sinistra (ma sarebbe più giusto dire della sovversione in generale, perché questa non è composta solo dallo schieramento di sinistra!) seguono tutte quante, e in tutti i posti, sempre il medesimo monotono e prevedibile copione. I giornalisti e la stampa sinistrorsa nel suo insieme, scrittori di successo e l’editoria progressista, registi “maricon” e tutto il mondo dello spettacolo (una volta tanto strappato al proprio vuoto e fatuo vivere e costretto ad occuparsi di cose serie), il Governo socialista coi suoi ministri e sottosegretari, tutte le associazioni rossastre (dai centri sociali alle bocciofile per pensionati), schierati e mobilitati su tutti i media e le piazze di Spagna per starnazzare ai quattro venti le loro salde convinzioni e a denunciare il complotto della Destra e del Fascismo (per loro la stessa cosa!), ai danni di un eroe integro, senza macchia e disinteressato, che tanto bene ha fatto con le sue inchieste a tutti quanti loro. Al piagnisteo generale si sono associate però anche alcune voci della Destra, compreso l’avvocato che aveva a suo tempo ottenuto l’incriminazione di Leon Degrelle e che aveva spinto il governo di Aznar a dichiarare fuori legge il negazionismo e la messa in discussione del così detto Olocausto.
Perfino il New York Times ha condannato quella che ha definito una “parodia di giustizia” messa su per ragioni ideologiche dai nemici politici di Garzón. Per dire quanto vasto sia lo schieramento della “confraternita” a cui il magistrato spagnolo appartiene! Peccato che questa cospirazione fascista sia stata condotta da un giudice molto più di sinistra di Garzón, ma anche molto più onesto e corretto di lui; il magistrato Luciano Varela che ha definito rozzi e volgari i tentativi dell’indagato di far passare il procedimento contro di lui per una persecuzione franchista.
Questo indubbio successo ottenuto, comunque vada a concludersi la vicenda, da una piccola associazione di ispirazione tradizionale come Libertad e Identitad, offre a tutti quanti noi utili spunti di riflessione sul ruolo che realtà antagoniste, poste al di fuori e contro l’assetto sociale civile e politico costituito, possono svolgere in una condizione di crisi come l’attuale. Senza farsi troppe illusioni, ma senza nemmeno farsi schiacciare dall’apparente superiorità materiale e numerica dell’avversario, un gruppo ben orientato e composto da uomini di buona volontà può sempre trovare delle falle nelle fortificazioni del mondo moderno per assestare i propri colpi.