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La tomba di Ezra Pound

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Poesia

 

Partimmo con l’amica a scavalcare
la laguna: verso la prima isola
– quadrato estremunziale.
La voce dei gabbiani
a rompere il muto
sommerso tintinnio.
(Come la bianca ala dell’albatro
sul monotono respiro del pacifico).
Le fondamenta nuove come drappo a primavera
guardavano le spalle al timoniere.
Il settimo sestiere
di croci e marmi inciso
dorme disteso sulle maree cangianti.
Il bosco degli allori
culla silente il sonno del poeta;
e suscita scalpore in fondo al cuore
quell’attimo che chiude un cerchio
antico.
  *   *   *
Il primo novembre 2022 ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di Ezra Pound, e per l’occasione ci è capitato di riprendere in mano questi versi scritti nel lontano 1981, quando già da nove anni il poeta riposava nella zona evangelica del cimitero veneziano nell’isola di San Michele, accanto alla tomba di Igor Stravinskij. L’isola che ospita il cimitero veneziano è quella a cui si ispirò il pittore simbolista svizzero Arnold Böcklin per la sua celebre serie di quadri intitolati L’isola dei morti.
Siamo consapevoli che commentare una poesia è come voler spiegare una barzelletta: una cosa che in entrambi i casi non si fa. La prima consiste nella trasmissione di emozioni ed impressioni difficilmente definibili e del tutto personali, mentre la seconda deve far semplicemente ridere, in maniera immediata e senza alcun commento. Speriamo solo con questi versi di attenerci al primo dei due risultati!
Tuttavia, qualcosa sarà bene aggiungere riguardo l’occasione che ha determinato questa composizione. Una domenica mattina di quel 1981, accompagnati dalla compianta Lorenza, raggiungemmo l’isola di San Michele, per rendere omaggio ad Ezra Pound presso il luogo della sua sepoltura, imbarcandoci sul vaporetto diretto a Murano, Burano e Torcello. Un itinerario unico fra ricordi tradizione e bellezza.
Proprio quell’anno eravamo giunti a Venezia dalla Sicilia, emigrati per lavoro, e tramite Francesco Ingravalle, uno dei più intelligenti e preparati collaboratori delle Edizioni di Ar, avevamo cominciato a frequentare una libreria esoterica situata in Calle della Donna Onesta, nei pressi dell’Università Ca’ Foscari, dove si ritrovavano tutti i personaggi “strani” del circondario. La libreria era gestita dalla romana Mirella Cascioli, che insieme all’ex marito Carlo Cerbone aveva fatto parte attivamente del “Centro Studi Ordine Nuovo”; riproponendo nella città lagunare l’esperienza libraria di Via degli Scipioni a Roma. In seguito, tornatasene Mirella a Roma, la gestione della libreria passò a Maria de Portada: nobildonna veneziana già vicina a Giorgio Freda e al suo gruppo padovano.
Fu presso la “donna onesta” che conoscemmo la veneziana Lorenza, donna libera e indipendente la cui famiglia vantava antiche origini armene, la quale ci introdusse nella città Serenissima facendoci conoscere gli angoli di Venezia meno noti più nascosti e poco frequentati dai turisti. Noi di Heliodromos, lei vicina a Terza Posizione, il gruppo di estrema destra che proprio allora cominciava a subire i duri attacchi repressivi che l’avrebbero portato allo scioglimento e alla latitanza all’estero di molti militanti, col pretesto dell’attentato fatto alla stazione di Bologna un anno prima. Con Lorenza ci punzecchiavamo spesso su alcuni punti che non ci trovavano d’accordo. Noi “sbavavamo”, a suo dire, per «l’esoterismo di René Guénon», lei stravedeva, da parte sua, per il Nicaragua sandinista, il terzomondismo e l’anticolonialismo. Essendo vizio antico dell’ambiente quello di appassionarsi e prendere sul serio realtà internazionali dove sembra che noi (?) si stia vincendo in qualche modo. E comunque ancora oggi, pur conservando un affettuoso ricordo di Lorenza, restiamo più che mai convinti che per imprimere una svolta decisiva e radicale alle condizioni penose dell’umanità attuale, una rivoluzione nel senso etimologico del termine, serva molto di più l’esoterismo che non il terzomondismo e l’attivismo politico!
Tornando alla poesia che ha riacceso questi vecchi ricordi, essa venne scritta di getto al rientro da quella gita domenicale in Laguna. Una cosa sola è da sottolineare: i versi in corsivo e fra parentesi (l’albatro e il pacifico), sono un libero prestito da Hugo Pratt e dal suo Corto Maltese; il quale, guarda caso, fece la sua prima apparizione nel bellissimo romanzo disegnato Una ballata del mare salato, proprio un primo di Novembre. Infatti, abitando noi allora al Lido di Venezia, ci sentivamo orgogliosi di essere “vicini di casa” del Maestro di Malamocco, che nel suo Corto Maltese era riuscito a concentrare in una perfetta sintesi artistica esoterismo e anticolonialismo terzomondista, dando così vita ad una figura che rientra a pieno titolo nella categoria evoliana dell’anarchico di destra.
Ma questa è tutta un’altra storia che forse, prima o poi, dovremo raccontare…

 

 

 

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