Gaetano e Rutilio
Gaetano
Caro Gaetano, adesso che ci hai lasciati per sempre, transitando a uno stato a te più consono e degno, siamo piombati nello smarrimento e nello sconforto, perché senza la tua guida e senza il tuo magistero certo e autorevole non sappiamo che fare. Ci illudevamo che tu ci saresti sempre stato e che potevamo contare sulla tua rassicurante presenza in ogni momento. Lo davamo per scontato, a dispetto delle tante parole da te dedicate all’argomento morte – traendo spunto, come spesso ti piaceva fare, dall’opera di Castaneda, o quando esclamavi incazzato, perché eravamo mancati in qualcosa, «Quando crepo io…!». Non prendevamo nemmeno in considerazione l’ipotesi che tu realmente potessi un giorno non esserci più. E, in ogni caso, non così presto, non così all’improvviso! Avevamo ancora tante cose da fare, tanti progetti da discutere, tante iniziative da stabilire ed organizzare, tanti lavori da portare a compimento.
Siamo stati privati, dall’oggi al domani, della fermezza con cui ci indicavi la rotta, con la capacità che solo tu avevi di tenere saldo il timone fisso sull’obiettivo: senza deviazioni e senza tentennamenti. Ti sei liberato da questo mondo sempre più artificiale e assurdo, che ci avevi insegnato a combattere; ma noi ci restiamo immersi fino al collo e non sarà facile venirne fuori se non sapremo fare tesoro dei tuoi insegnamenti, continuando il lavoro con te iniziato tanti anni fa. Ci hai insegnato la vacuità degli atteggiamenti esteriori e l’inconsistenza delle chiacchiere inutili e dei proclami roboanti. Ci hai fatto toccare con mano la forza e l’efficacia dell’azione guidata dall’intelligenza e illuminata dallo spirito. Ci hai abituati a saper riconoscere le persone vedendo oltre la maschera indossata per l’occasione. Da un gesto o una parola riuscivi a individuare la natura di ognuno. Quanti abbagli torneremo a prendere, senza il tuo sguardo vigile!
Nessuno potrà sostituirti, nella capacità di visione d’insieme e nella pietas con cui affrontavi ogni impresa, senza trascurare alcun dettaglio, anche il più insignificante. Ma soprattutto ci mancherà il tuo affetto: caldo ma misurato, avvolgente ma rispettoso degli spazi di ognuno, totalizzante ma libero. Ci mancheranno le lunghe passeggiate dalle continue soste, in cui la pausa momentanea era un richiamo a una maggiore attenzione da parte nostra e dava una maggiore enfasi alle tue parole: mai banali e sempre ricche di insegnamenti preziosi. Un tesoro di cui dovremo imparare a fare a meno. Ma con tutto quello che in questi anni ci hai trasmesso, potremo vivere di “rendita”, se sapremo essere all’altezza dei tuoi insegnamenti e degni della fiducia che ci hai voluto accordare.
Riposa in pace e veglia su di noi.
…e me ne andrò. Ma gli uccelli rimarranno, cantando:
e il mio giardino rimarrà, col suo albero verde,
col suo pozzo d’acqua.
Molti pomeriggi i cieli saranno azzurri e placidi,
e le campane sul campanile rintoccheranno
come rintoccano questo pomeriggio.
Le persone che mi hanno amato moriranno,
e ogni anno la città si rinnoverà.
Ma il mio spirito vagherà sempre nostalgico
nello stesso recondito angolo del mio giardino fiorito.
(Juan Ramon Jimenez, Il Viaggio Definitivo)