Editoriale – Il soffio del terrore
Rispondendo alla lettera di un “camerata” che si era ritrovato coinvolto nella stagione terroristica (Heliodromos n. 3, Estate 1987), il quale riteneva che nel suo percorso fallimentare potesse specchiarsi gran parte della sua generazione, Gaetano Alì puntualizzava che: «In realtà sarebbe più realistico dire “una certa parte” della tua generazione, perché la “gran parte” dei giovani di cultura tradizionale non si è fatta intrappolare nella “stagione terroristica”, e non per una questione di furbizia, ma per una meditata e coerente scelta spirituale e morale, possedendo gli elementi dottrinari per considerare la violenza del processo sovversivo come una delle radici metafisiche del cammino dell’Età oscura».
Ribadendo così ancora una volta quella che era sempre stata la posizione del gruppo di Heliodromos riguardo alla cosiddetta “scelta armata”, che per un lungo periodo insanguinò le strade e le piazze del nostro Paese; e aggiungendo: «Questa differenziazione ci teniamo a farla, perché siamo convinti che quando l’impegno si concentra eminentemente nel politico e si perdono di vista le ragioni trascendenti di ordine metafisico dell’impegno militante nella società, può succedere, come è successo, che nei momenti e nelle situazioni in cui la lotta politica si offusca e appare senza sbocchi operativi, la mancanza di riferimenti superiori determina in alcuni il ritiro a vita privata e in altri una specie di “corto circuito”, che li fa sconfinare in una lotta suicida, come lo è stata quella terroristica» […]
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