Lo smemorato di Collegno
Lo smemorato di Collegno è un film del 1962 con Totò, diretto da Sergio Corbucci, e ispirato al caso Bruneri-Canella, realmente avvenuto nel 1926. L’inizio del film è ambientato all’esterno di un WC diurno nei pressi di Piazza di Spagna a Roma, dove un uomo (interpretato da Totò) lancia la sua richiesta di aiuto a causa di un’amnesia di cui è vittima. Ricoverato in una casa di cura per malati mentali, dopo la pubblicazione di una sua fotografia su un quotidiano, che ne descrive la condizione, si fanno avanti tre persone che affermano di averlo riconosciuto:
– la signora Ballarini, che lo porta a casa sua riconoscendolo come il marito creduto scomparso durante la guerra;
– la signora Polacich che, allo stesso modo, sostiene che egli è suo marito;
– un truffatore, infine, accusa lo smemorato di essere il suo complice scomparso.
Di fronte al tribunale si scoprirà che tutti e tre avevano mentito. Il film si chiude con lo smemorato rimasto solo, con un cane come unico amico.
Col lasciapassare della comicità, viene descritta un’amara condizione sociale di fondo. Ognuno cerca di riempire quel vuoto mentale cercando di contrabbandare per verità falsi ruoli da far recitare al protagonista, perseguendo ognuno un proprio scopo interessato. L’assenza di memoria, che fa del personaggio interpretato da Totò un prodotto quasi pirandelliano, viene strumentalizzata proditoriamente per far di quella mente terra di nessuno, pronta ad accogliere qualunque versione, più o meno plausibile. Dimostrando, comunque, che la MEMORIA ricostruita per legge e nelle aule dei tribunali, non ha alcuno scopo terapeutico e alcun vantaggio sostanziale per l’equilibrio psichico della vittima, quanto piuttosto un intento fraudolento, finalizzato al plagio.
Quando ci si ingegna e mobilita per ricostruire in laboratorio una pseudo memoria, è segno che ci si trova, in realtà, di fronte ad un “lavaggio del cervello”: segno distintivo di un potere dispotico, tirannico e antiumano.