C’è poco da fare, certi pensieri e ragionamenti è possibile esprimerli compiutamente solo ricorrendo alla “lingua madre”, che per molti è il dialetto con cui si è cresciuti e si sono pronunciate le prime parole da piccoli. Sfumature linguistiche che si caricano di contenuti psicologici e di una precisa “visione” della realtà, che è possibile ritrovare e trasmettere unicamente attraverso quel particolare canone linguistico. Quando, per esempio, ci si arrabbia o si viene sorpresi da un imprevisto, è molto più probabile che dalla nostra bocca esca una esclamazione dialettale colorita e volgare, piuttosto che una elegante argomentazione sociologica! Nella fattispecie del titolo di questa riflessione, che tradotto vuol dire “fanno tutti la stessa fine”, il termine dialettale usato in chiusura ci permette di evocare il “cognato” di Tulliani, diventato (suo malgrado) figura emblematica e vile modello di quanto qui si vuole comunicare.
Infatti, in vista delle prossime elezioni politiche, come si verifica regolarmente in occasione di questi vuoti rituali democratici, si assiste al trionfo delle buone intenzioni ed alla moltiplicazione delle promesse mirate ad ogn’una delle categorie elettorali da convincere della bontà dell’offerta. In effetti, ce n’è per tutti i gusti! Anche per quelli difficili di coloro che, a ragione, rispetto ai politici ed ai governanti oramai provano solo disgusto e repulsione. Va comunque detto che nei nuovi movimenti politici che si presentano come alternativa e radicale opposizione al potere politico di questi ultimi tristi anni — al di là di una poco promettente e significativa frammentazione, per nulla impersonale — ci sono elementi mossi dalle migliori intenzioni e da ideali e prese di posizione in parte condivisibili; essendo proposte le candidature di figure di valore e di persone sicuramente oneste (fino a prova contraria!). Gente che ha sopportato gli stessi abusi e le medesime angherie cui sono stati sottoposti tutti i cittadini italiani.
Ma il problema cui ci si trova di fronte e da risolvere non è quello del valore e della maggiore o minore qualificazione dei vari canditati proposti. Il problema fondamentale e di non facile soluzione risiede nello stesso sistema democratico, da cui tutta questa farsesca e ridicola rappresentazione dipende, essendo questo un sistema massimamente corrotto e corruttore, già per il semplice fatto che per accedervi sia necessario estorcere il voto e raggirare le masse e il mucchio informe della plebe, guardando unicamente alla quantità e sollecitando gli istinti meno nobili della folla. C’è poco da fare, chiunque metta piede nelle lussuose e sfavillanti stanze del Palazzo, a meno che non sia dotato di imprevedibili virtù eroiche e di una (oggi) inimmaginabile santità, viene irrimediabilmente fagocitato e digerito dai meccanismi che presiedono al sistema, essendo poi evacuato sotto una nuova forma, ripugnante e disgustosa. Gli uomini, chi più chi meno, sono di fatto prigionieri e schiavi dell’individualismo egoistico e dei più bassi istinti materiali, e quindi delle comodità che la società dei consumi mette loro a disposizione. Per cui, una volta preso gusto e beneficiato degli enormi privilegi che le cariche politiche comportano, si sarà disposti a tutto pur di non rischiare minimamente di comprometterli. Persino votare provvedimenti che vanno contro gli interessi dei loro stessi elettori, arrendendosi ai ricatti dei Centri dispensatori di prebende e benefici, divenuti per loro irrinunciabili.
“Fanno tutti la stessa fine”potrebbe, in conclusione, sembrare un’affermazione qualunquistica ed il segno vile di una fuga nei regni rassicuranti e confortevoli del proprio ego, poco differente da quelle sopra condannate. Un atteggiamento di vigliacca passività e di scarso senso comunitario. Ed il giudizio sarebbe sicuramente corretto se l’uomo del Fronte della Tradizione non percorresse altre vie, altri territori ed altre contrade, per il superamento delle attuali anomalie, dei vicoli ciechi di un mondo senza prospettive, delle peggiori menzogne diffuse impunemente e di una cultura della morte che pretende di penetrare perfino nelle intimità, prima inviolabili, di ognuno di noi e di ognuna delle nostre famiglie. Da questo punto di vista, dare credito alla farsa democratica e assecondarne le parodistiche rappresentazioni è solo un modo per divenirne complici e dargli credito.
Certo, se qualcuno ritiene utile dire la propria elettoralmente, non sprecando il proprio voto per motivi tattici o per prossimità personali, non lo colpiremo con la nostra scomunica! L’importante è non farsi eccessive illusioni e non confidare in miracolose capacità rigenerative di un sistema marcio, la cui fine non potrà che essere salutare per gli Uomini, per il Cielo e per la Terra tutta.