Oggi, per le disastrose condizioni interiori in cui è ridotto l’uomo moderno, è possibile ritrovarsi e raccogliersi unicamente sul fronte dello Spirito, essendo ogni altra appartenenza (antropologica, politica, geografica, ideologica, razziale o religiosa) del tutto insufficiente e incapace di garantire la solidarietà e la fratellanza che sono indispensabili per la condivisione di un progetto comune. Continuare a blaterare di valori irrinunciabili e di salvaguardia della civiltà europea — ostaggio degli usurai e nelle grinfie dell’Occidente profano ateo e sovversivo — sarebbe l’esercizio vano di poveri illusi. Bisogna riconoscere che è possibile sentire molto più prossimi un aborigeno australiano o un eschimese, fedeli alle loro tradizioni, piuttosto che il nostro vicino di pianerottolo, conformista e ottuso osservante di ogni insensata folle e ridicola disposizione imposta dagli ignobili governanti, legittimati a ricoprire i posti di comando solo in funzione del loro asservimento ai poteri sovranazionali ostili agli interessi comuni.
Per chi sente di appartenere per natura e per vocazione al Fronte della Tradizione, l’essere contro tutto ciò deve diventare una condizione imprescindibile, una predisposizione innata, un’attitudine prevalente e superiore ad ogni altra tendenza dell’io. Purché si sia dotati, appunto, di un Essere! Cosa non così scontata come potrebbe sembrare a prima vista; specie nei tempi attuali, in cui lo smarrimento ed il disorientamento si sono impossessati dell’uomo contemporaneo: crepuscolare e discentrato. Radicarsi nell’Essere vuol dire possedere un solido fondamento interiore e disporre di un carattere ben definito, che si concretizzino nell’assunzione di impegni autentici e in una condotta di vita coerente con quanto si proclama a parole.
Dall’altra parte, nello schieramento avversario, si possono annoverare, con diversi gradi di consapevolezza e partecipazione, tutti coloro che si trascinano nella lontananza e la separazione dall’Essere: opponendosi al Sommo Bene ed alla Verità Suprema. Individui squilibrati e instabili, mossi dal sentimento di invidia e rancore, che presiedono e determinano ogni loro pensiero e ogni loro azione; immaginando, progettando e mettendo in atto una vera e propria opera sacrilega, al fine di deformare, danneggiare, imbruttire, rovinare e deturpare il Bello e il Buono, che gli sono del tutto preclusi e inaccessibili.
Tutto ciò che rappresenta la contrapposizione ai valori tradizionali è anche negazione del divino e del sacro; non potendo esistere nulla al di fuori e contro il Principio, se non illusorie chimere e impotenti assurdità. Che si tratti della più sfrenata meccanizzazione industriale o dell’economicismo predatorio e parassitario, della scienza materialistica (asservita al potere politico) o del progressismo indiscutibile e dogmatico, della schiavizzazione del lavoro o dello sprofondamento nell’individualismo più esasperato, delle tendenze nichilistiche più oscure o della folle corsa verso l’incessante brama di novità, ci si scontra con realtà che posizionano l’uomo lontano dal Centro, relegandolo ai margini della manifestazione e nei bassifondi dello psichismo inferiore.
Dallo sradicamento cosmopolita all’esaltazione della plebe e di tutto ciò che è basso, dall’impoverimento della fantasia al soffocamento di ogni vitalità e spinta creativa, dalla distruzione di ogni credenza superiore e fede religiosa allo strapotere laico del razionalismo più cieco ed ottuso, dalla senilità funerea all’irrigidimento cadaverico, dall’incapacità rivoluzionaria e rigeneratrice fino al trionfo ed all’affermazione conformista della mediocrità, si è in balia di tristi e drammatiche condizioni che lasciano l’uomo abbandonato a se stesso, costretto a vagare solo e disperato nelle tenebre più profonde, senza alcuna prospettiva di luce, non potendo egli più contare nemmeno sulle difese che il collegamento religioso prima gli assicurava.
Il sovvertimento di ogni gerarchia, l’esaltazione dei vizi più strani e singolari, delle debolezze e delle anomalie presentate come eccellenze da imitare e venerare, il sentimentalismo come unica fonte di conoscenza e di relazione, la prevalenza del corporeo ed il primato della materia, dove ogni attività è determinata dai bisogni fisiologici, la diffidenza e l’odio per la distanza e per ogni forma di nobiltà ed aristocratica superiorità, la demolizione delle basi su cui ogni società organica si è sempre retta, l’appiattimento verso il basso proprio del formicaio, non devono riguardarci né far parte del nostro modo di sentire. Piuttosto, ci deve caratterizzare il senso del sacro, la visione simbolica, la concentrazione di tutte le possibilità, la ricerca incessante del collegamento col divino: bagaglio irrinunciabile, affinché il dono della vita terrena sia speso nel migliore dei modi.
Un segno evidente dell’inversione delle parole e del loro significato è, per esempio, l’associazione che oggi viene fatta dell’idea di “uomo libero” con la mancanza di ogni vincolo e di qualunque legame e sostegno, a cominciare da quelli d’ordine spirituale; essendo quella dell’ateo o dell’agnostico proprio la condizione in cui è maggiore l’assenza di libertà; seguita, in questa non invidiabile classifica, solo dall’asservimento al potere profano ed illegittimo, com’è quello che regge gli stati moderni; poiché veramente libero è solo colui che è padrone di se stesso ed è in grado di dominare le passioni e le tendenze inferiori del proprio ego, senza cadere vittima del “mi piace perché piace agli altri”, “lo detesto perché lo detestano gli altri”, “lo temo perché lo temono gli altri”.
L’uomo del Fronte dello Spirito, senza rinunciare a vivere pienamente e consapevolmente nel tempo attuale, ponendosi al centro e non ai margini dell’esistenza quotidiana, non può tuttavia aderire e sottostare passivamente alle false e menzognere narrazioni che il potere antitradizionale riversa a piene mani sulle masse inebetite, grazie ai potenti mezzi fornitigli dalla tecnologia. Non si tratta qui di combattere guerre di retroguardia o di anacronistici nostalgismi, ma dell’applicazione nel tempo attuale di principi immutabili. Col mondo moderno e le sue deviazioni non si può scendere a patti o venire a compromessi. Bisogna ritrovare la capacità di attuare e perpetuare nella vita quotidiana il comportamento coerente e coraggioso che contraddistinse nobili figure del passato — e gli esempi non mancano! — che spesero la loro esistenza per testimoniare e affermare i valori eterni della Tradizione.
Oggi chi intende percorrere un cammino di conoscenza e di libertà si trova a vivere, di fatto, in territorio nemico, un vero e proprio campo minato pieno di rischi e pericoli d’ogni genere, essendo egli esposto ad attacchi continui ed improvvisi alla sua integrità fisica, morale e psichica. La superiorità materiale, l’apparente onnipotenza e i presunti vantaggi di cui si faceva vanto il mondo moderno, consistenti nel miglioramento delle condizioni d’esistenza e nell’illimitato consumismo, rispetto al sobrio frugale e duro mondo preindustriale, barcollano e cominciano a sgretolarsi precipitosamente sotto i nostri occhi. Qualche governante si è spinto a confessare che “la pacchia è finita”, non essendo più conveniente per i potenti garantire a tutti un tenore di vita al di sopra delle possibilità e delle risorse oggi disponibili.
Il conformismo che domina nel sistema attuale è, del resto, figlio dell’ordine affermatosi dopo il secondo conflitto mondiale e le finte rivolte di ieri, come il ’68 e dintorni. Prevale l’idea che quegli eventi avrebbero instaurato il governo dei buoni e dei giusti, per cui chi non lo riconosce e si schiera contro è un ingrato, se non addirittura un criminale pericoloso da isolare e neutralizzare. E intanto si assiste, come in ogni epoca decadente, ad un progressivo scivolamento in un matriarcato sempre più invadente, al prevalere del femmineo (anche in certi maschi!), al trionfo del sentimentalismo e del pettegolezzo, alla preoccupata prudenza con cui ci si muove fra i pericoli della società attuale, nell’essere giudiziosi nelle scelte e non avventati nelle azioni, nel valutare la convenienza e ponderare attentamente le perdite e i guadagni, nel non esporsi ai colpi d’aria e nello stare alla larga dai guai; finendo per indossare la maglia di lana per prevenire i malanni, con la raccomandazione puntuale di non fare tardi, per non angustiare la Grande Madre, che vigila amorevolmente sui propri diletti “polli d’allevamento”.
Evola, nella sua opera più importante, ci ha fornito utili strumenti dottrinari per intraprendere un’autentica “rivolta contro il mondo moderno”, senza tuttavia fare un elenco di tecniche e strategie specifiche, limitandosi semplicemente a presentare la realtà oggettiva del mondo della Tradizione, da cui nasce istintivamente per l’uomo che si vuole differenziare l’impulso a schierarsi ed agire contro tutto ciò che ne costituisce la negazione. Quella contestazione globale netta e radicale venne lanciata in Italia in un’epoca in cui non era facile pronosticare nelle sue forme e modalità l’odierno sfacelo, che nemmeno il riferimento ad una sapienza superiore poteva lasciare immaginare nei suoi sviluppi attuali. Eppure, l’insegnamento che se ne deve ricavare è quello di non accettare mai il fatto compiuto, di non accordare alcun riconoscimento alle bassezze e anomalie che si vanno manifestando lungo l’avanzata del processo dissolutivo. Con la menzogna, lo ribadiamo, non si può scendere a patti o compromessi, rappresentando essa l’antitesi della Verità, e quindi del nostro stesso modo di essere e della nostra più profonda natura.
Facendo tesoro di tali insegnamenti, l’iniziativa di Heliodromos mosse i suoi primi passi (tanti anni fa) attraverso i CENTRI STUDI DI FORMAZIONE TRADIZIONALE, nella cui definizione erano già presenti tutte le indicazioni necessarie a comprenderne il significato più autentico e le modalità operative, finalizzate alla ricerca e selezione di uomini in grado di opporsi alla deriva anti umana dei tempi ultimi:
Il CENTRO, al di là della moderna imbalsamazione burocratico-organizzativa, rappresenta il punto di partenza di ogni cosa e l’immagine simbolica dell’Unità primordiale, da cui tutto è prodotto e da cui deriva ogni manifestazione esterna, comprese le più contingenti. Il punto al centro del cerchio rappresenta, di conseguenza, anche la meta da raggiungere e l’obiettivo a cui mirare partendo dalla circonferenza (immagine sia del Mondo sia di un ciclo di manifestazione), dove è collocata e si svolge l’esistenza ordinaria dell’essere umano, il cui incessante mutamento è regolato ordinato e fissato dal continuo riferimento Centrale.
Gli STUDI rimandano direttamente alla conoscenza e alla concentrazione che questa presuppone; cioè la preparazione dottrinaria, indispensabile per intraprendere qualsiasi percorso e qualunque valida iniziativa sul piano umano ed esistenziale. Essendo già la conoscenza teorica in grado di imprimere una svolta e un orientamento, sottraendo l’individuo all’ignoranza e alla presunzione generalizzate che stanno alla base e sono l’autentico fondamento dell’attuale anomalia.
La FORMAZIONE è il supporto della ricostruzione interiore, utile per raggiungere il “punto base” dell’uomo differenziato, pronto all’ascesa verso le più alte vette. Facendo in modo che l’intenzione e la volontà vadano a coincidere con la tendenza verso il Principio, essendo il Centro, al contempo, punto di partenza e punto di arrivo, inizio e fine, allo stesso modo di quanto accade nella respirazione o nel battito cardiaco. Per cui la regolazione di tale percorso attraverso la scienza del ritmo contribuisce in maniera decisiva all’essere bene orientati, perfettamente centrati e in totale armonia nei diversi elementi che compongono l’individualità umana.
TRADIZIONALE, in quanto è nella Sapienza universale o Philosophia Perennis racchiusa nei Testi Sacri delle civiltà del passato che va ricercato ogni riferimento ed ogni modello da contrapporre all’anomalia moderna e al crescente e progressivo degrado analitico che la contraddistingue, tornando alla visione del mondo organica e sintetica.
In funzione di questi presupposti, ci siamo sempre mantenuti fedeli all’armonia del ciclo annuale e delle stagioni, per un ritorno autentico all’origine ed allo spirito primordiale, dove il Sole si fa immagine del Principio ed il fuoco suo simbolo e ricordo quotidiano. Senza mai trascurare l’impegno operativo e la verifica concreta, tramite gli opportuni strumenti che la realtà ci ha, di volta in volta, messo a disposizione. Sempre evitando, poi, la retorica paccottiglia folkloristica, per un ritorno autentico e reale ai valori ed ai principi fondamentali della Tradizione. I soli che meritano di essere salvati, curati e tramandati.
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