Schiena dritta e punti fermi
«Verum sine mendacio certum et verissimum», così l’incipit della “Tavola Smeraldina” apre le dieci proposizioni che ci forniscono la chiave del procedimento alchemico atto alla ricostruzione interiore, affinché si compia il percorso che riconduce all’Unità nel Principio, realizzando se stessi nel rinunciare a se stessi. La sola Verità che conti realmente e dà la sicurezza di una vita piena e rettamente orientata, sottraendola ai moti ingannevoli dell’io: che ne sciupano e dilapidano le più alte potenzialità nell’abissale oscurità dell’ignoranza. Dandoci, quindi, la consapevolezza che: «Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per fare il miracolo di una cosa sola». Corrispondenze auree che vanno ricercate, indagate, interpretate, meditate, spiegate e interiorizzate, alla luce della scienza dei simboli, che ha molto più a che vedere con l’esistenza effettiva di ognuno di quanto si possa immaginare.
Ignoranza ed oscurità, nel loro coincidere, generano paura; quel timore panico paralizzante che, del tutto assente negli Eroi dello Spirito delle antiche saghe e leggende, è invece dominante nell’odierno plebeo, ebbro di macchinari e tecnologie, e nell’avanzante selvaggio, sottomesso ai nuovi totem sanitari e ai nuovi tabu precauzionali, entrambi prevalenti fra la massa della contemporanea gente, svuotata e ignara di ogni anelito verso il Cielo e di ogni aspirazione alla verticalità; che solo disciplina e regola possono propiziare ed assicurare, attraversando sia fuoco sia acqua; temprati dalle rinunce, dai digiuni e dalle astinenze: con luminosa consapevolezza affrontati, come si addice ad una via secca, piuttosto che sotto forma di moralistiche sanzioni, proprie della via umida. Una verticalità sacra (che ci elevi dalla natura inferiore da cui siamo trattenuti), opposta all’orizzontalità animale, che asseconda le passioni e anticipa la morte.
La paura generalizzata che in queste ore sembra assicurare l’illusorio dominio ad omuncoli insignificanti, i quali presumono di affermare e stabilire il loro arbitrario potere con la forza dell’impotenza — spirituale, in primo luogo, e poi psichica e fisica —, è molto simile alla nebbia che pretenderebbe di oscurare il Sole, ma che Luce e Calore dissolvono all’alba, come qualunque altro inconsistente fantasma. Adesso, molto probabilmente, l’inganno tessuto per secoli e la lunga agonia associata sono prossimi alla fine: ché quando i gironi dell’iniquità saranno saturi (dice De Giorgio: «la fossa deve essere colmata (…) e s’ha bisogno di concime per il nuovo albero che è già formato e che balzerà fulmineamente dalla vostra fine»), l’equilibrio sarà ristabilito. Le maschere cadono giù, gli equivoci sono svelati, le autentiche nature degli uomini vengono a galla, le finzioni non reggono e, molto presto, la menzogna batterà in ritirata, e sdegno e riprovazione si abbatteranno su coloro che l’hanno propalata. È inevitabile che ciò avvenga: non potendo la contraffazione umana sostituirsi a lungo all’Ordine divino, e le macchinazioni sovvertitrici soppiantare lo sviluppo provvidenziale degli eventi.
«Trai respiro dai raggi solari» — istruisce un antico rituale mithriaco, alludendo alla scienza del soffio e della respirazione —, per vederti sollevato in alto e accedere alla dimensione celeste, come compete ad ogni animo combattente e virile, che non può e non vuole rinunciare alla propria integrità, scendere di livello, abbassarsi, piegarsi, uniformarsi, adattarsi. È infatti assegnata ai pochi Uomini ancora “di buona volontà” la missione di conservare ed alimentare il Fuoco nel mezzo delle tenebre più buie, essendo la rimanente massa supinamente sottomessa alle peggiori suggestioni dell’epoca presente: non più fedeli e non più sapienti, a cominciare dalle più alte gerarchie religiose e dalla medesima “casta” sacerdotale. Il confronto vivo e vissuto con l’astro divino, perpetuando il contatto reale col sovrasensibile, trasformi in compagni e messaggeri del Sole, dal quale si traggano le qualità e la potenza luminosa che potranno essere trasmesse e diffuse all’umanità intera, anche malgrado essa e la sua manifesta ottusità.
Il prossimo 21 dicembre, alle ore 11:02, il Sole lascerà il Sagittario ed entrerà nel segno del Capricorno; e, ancora una volta, come si ripete puntualmente ogni anno dalla notte dei tempi, ci sarà il Solstizio d’inverno; verificandosi una situazione astronomica in cui si avrà la massima durata della notte rispetto al giorno, quando l’astro che simboleggia lo splendore divino, giunto nel punto più basso dell’eclittica, sembrerà spegnersi e inabissarsi, tornando invece a rialzarsi, a risalire e a risplendere, transitando da una morte apparente ad una rinascita vittoriosa e trionfante. Evento cosmico e universale dalle profonde implicazioni simboliche, e dalle sostanziali conseguenze e ripercussioni sull’Uomo cosmico, non a caso rappresentato con le braccia alzate verso il cielo, e sul circostante ambiente, santificato e benedetto dai raggi luminosi; indipendentemente da ogni pretesa repressiva e condizionante dei riti e delle feste corrispondenti da parte del potere antitradizionale: illegittimo in quanto violatore dei ritmi cosmici (“ciò che è in alto”), e dei ritmi umani (“ciò che è in basso”), che ne dettano le eterne Leggi.