Viaggio al termine della Sanità
La genesi e la distruzione del servizio sanitario nazionale (VII)
Cliniche private con denaro pubblico
Con lo stillicidio di restrizioni imposte annualmente alla Sanità pubblica, le cliniche private si presentavano come scelta più competitiva (1) e concorrenziale, e l’utenza, ignara delle sovvenzioni pubbliche essenziali al suo mantenimento, sentiva insistentemente le condanne che stampa e tv non risparmiavano alle strutture del SSN. Tanti utenti preferirono gli istituti privati, invogliati da liste d’attesa evase rapidamente, per visite, esami diagnostici e interventi chirurgici, a fronte delle attese di tanti mesi nel pubblico.
Pochi sanno come già dal 1994, nel preventivo dei bilanci aziendali, esistesse una quota di bilancio da destinare alle strutture private, in relazione ad un controverso articolo sul ricovero dei dozzinanti, ossia coloro che volevano pagarsi un ricovero più accogliente. E a chi faceva notare come questo finanziamento mal si accordava con i tagli imposti alle spese sanitarie (2), veniva risposto che non era oggetto di negoziazione, né di discussione, in quanto materia del contratto nazionale.
Infermieri professionali: ieri diplomati, oggi laureati.
Ogni USL aveva annessa una Scuola Infermieri Professionali, alcune dotate anche di convitto, dove le allieve/i potevano risiedere, usufruendo anche della mensa ospedaliera, a costi minimi. Il corso era triennale e comprendeva 6 ore di tirocinio pratico mattutino e 4 di didattica pomeridiana.
Noi medici ospedalieri, avevamo la possibilità di insegnare agli allievi una materia del corso, di norma attinente alla nostra disciplina di competenza. Non avendo studiato metodologia e didattica, questo sistema non assicurava una istruzione esemplare, ma era compensato dall’insegnamento pratico nelle ore di tirocinio, che allieve/i svolgevano a rotazione nei vari reparti ospedalieri, sotto la nostra guida. Avevamo modo di correggere eventuali lacune teoriche, causati anche da una nostra esposizione incompleta, rilevare il loro impegno, e valutarne le differenti attitudini, per formare un personale motivato ed efficiente, visto che più dell’80% degli allievi di ogni Scuola, assumeva l’incarico, là dove si era formato.
Con la legge 341/90 venne istituito il Diploma Universitario triennale. Dopo un periodo di prima applicazione in cui i corsi universitari coesistono con quelli regionali del precedente ordinamento, nel 1996 la formazione infermieristica passa definitivamente ed esclusivamente sotto l’ordinamento didattico degli atenei (3). In sostanza fu soppressa la docenza ospedaliera, e fu accentrato tutto l’insegnamento nelle mani degli universitari, in maggioranza composta da individui superbi e saccenti, che hanno trasmesso i loro atteggiamenti agli allievi.
Il nuovo corpo infermieristico, istruito in cultura generale, era spesso poco preparato alle mansioni assistenziali. Per di più, la laurea triennale – che dà loro il diritto di essere chiamati dottore – ha creato, con i medici, interferenze tra le rispettive funzioni, sfociate in incomprensioni e diverbi sul modo di gestire i pazienti che, negli osservatori esterni, hanno rafforzato la convinzione di una sanità disorganica, inefficace e priva di una figura autorevole di riferimento.
Quiz illogici per il numero chiuso?
Nel 1998, Ortensio Zecchino, ex Ministro democristiano, che già dal 1987, aveva redatto il decreto ministeriale sul numero chiuso nelle facoltà, entrò nel governo D’Alema come Ministro dell’Università e ricerca scientifica. Il ruolo assunto e il nuovo corso politico che voleva uniformarsi alle richieste dell’Europa, gli consentirono di convertire il preesistente decreto, in legge n. 264/1999 (4) che annullava la trentennale legge Codignola, a favore di una programmazione delle iscrizioni universitarie.
Si sviluppò in tutto il Paese, un business incentrato su Corsi preparatori pre-universitari, alcuni con rette fino a quattro zeri. L’informazione ufficiale ha cavalcato l’immagine che i 60 quiz, inviati dal ministero, da risolvere in meno di due ore, garantissero imparzialità e assenza di manomissione. Ma è tutto vero? Sono stati premiati l’impegno e il merito?
A nostro modesto avviso, la validità dei test è di per sé fortemente discutibile, innanzitutto per il tempo brevissimo di svolgimento che riduce lo svolgimento ad una gara di nozionismo, senza valorizzare intelligenza, logica e creatività e per tale motivo, incapace di verificare le reali attitudini degli studenti; aggravato inoltre dall’inserimento di argomenti, tra cui cultura generale, che esulano dai temi specifici.(5) Decine di migliaia di studenti rischiano di essere fantasmi rifiutati dal numero chiuso e da un sistema che pretende di selezionare il merito con poche domande a crocetta (6): scandivano alcuni volantini di protesta.
Le mani sui test di ammissione
Gli scandali, dei quali citiamo i più eclatanti, nel 2007 e 2014 l’Università di Bari, nel 2010 quella di Messina (7), e nel 2017 in ben 4 atenei (8), con interventi delle procure, ricorsi degli studenti, sequestri e avvisi di garanzia, hanno dimostrato, negli anni, sia le possibilità di manipolazione dei test, che l’affermarsi di corruzione spicciola, con tangenti versate per conto degli esaminandi, a docenti, personale amministrativo e informatico; (9) episodi ignorati o sminuiti dalle autorità preposte che hanno ottusamente mantenuto questo contestabile metodo di accesso.
Sono infatti state segnalate domande di cultura generale e logica formulate con l’intento di escludere quanti più aspiranti medici – ha dichiarato Consulcesi – in quella che ogni anno diventa sempre di più una battaglia all’ultimo sangue in cui i più furbi spesso prevalgono sui più preparati. Come ogni anno, test di Medicina e irregolarità sono quasi sinonimi, ma quest’anno le novità introdotte e la difficoltà del test hanno generato tante e gravi irregolarità.(10)
Gli effetti dell’introduzione del numero chiuso, assieme alle ridotte assunzioni del personale, si resero evidenti dopo circa un decennio, quando ci si accorse che il numero dei medici e degli infermieri neoassunti era insufficiente a coprire i pensionamenti di fine carriera, mentre, le accresciute esigenze professionali e la nascita di nuovi importanti servizi, quali es. il 118, le RSA, l’Hospice per i pazienti terminali, assorbivano ulteriore personale sanitario sottratto alla turnazione. Iniziava la sofferenza cronica della sanità che si aggraverà fino ai nostri giorni, nella totale e colpevole indifferenza delle massime istituzioni che si avvicenderanno al governo.
(7 – continua)
1 – La sua competitività poggia nel fornire esclusivamente prestazioni monetizzabili, tralasciando i servizi che costituirebbero un passivo, quali Pronto Soccorso (PS) e Rianimazione. Le urgenze chirurgiche e traumatologiche, come pure il supporto di Laboratorio analisi e Radiologia sono eseguibili solo durante le 12 ore diurne. Fino ad oggi, se ai loro ricoverati si manifesta una complicanza, si allerta il 118 e si trasferisce immediatamente al P.S. dell’Ospedale di competenza.
2 – Il Decreto-Legge 27 agosto 1994, n. 512, art. 11, comma 16 stabilisce che le anticipazioni mensili che possono essere corrisposte alle Unità Sanitarie Locali per i primi sette mesi dell’anno 1993 sono riferite ad un terzo della quota relativa all’ultimo trimestre dell’anno 1992. Successivamente è stato modificato dall’Art. 1 comma 34 bis del D.L. 662/1996. Al fine di agevolare le regioni nell’attuazione dei progetti di cui al comma 34, il Ministero dell’economia e delle finanze provvede ad erogare, a titolo di acconto, il 70% dell’importo complessivo annuo spettante a ciascuna regione, mentre l’erogazione del restante 30% è subordinata all’approvazione da parte della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome… Le mancate presentazione ed approvazione dei progetti comportano, nell’anno di riferimento, la mancata erogazione della quota residua del 30% ed il recupero, anche a carico delle somme a qualsiasi titolo spettanti nell’anno successivo, dell’anticipazione del 70% già erogata”. (fonte Ministero della Salute – 17/11/2009).
3 – NurseTimes – Infermieristica: storia ed evoluzione della nostra professione – Angelo De Angelis 2016.
4 – “Norme in materia di accessi ai corsi universitari”, che definì non solo la programmazione a livello nazionale per Medicina e Chirurgia, …ma anche la possibilità di programmare il numero degli iscritti a livello locale. fonte: Verena Zerbato e Stefano Guicciardi- 25 maggio 2014.
5 – È sufficiente controllare i test del 2001, 2002 o simulare un accesso al corso svolgendo i test proposti, per capire l’assoluta incongruità di molti quiz, che dovrebbero dimostrare l’idoneità ad una professione di grande responsabilità.
6 – Nel 2011, a Roma, innanzi alla “Sapienza” ad opera di studenti del Link-coordinamento universitario.
7 – Giornale di Sicilia – Messina, l’ennesimo scandalo all’università: «irregolari i test di medicina 2010» Riccardo D’Andrea, 26 agosto 2011.
8 – ANSA – ROMA, 10 SET 2017 – Sono almeno quattro gli atenei – Catanzaro, Bari, Ancona e Chieti – finora nell’occhio del ciclone per irregolarità nello svolgimento dei test di ammissione. Sette le persone indagate per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla truffa ai danni dello Stato. Una cinquantina gli studenti coinvolti.
9 – Test di Medicina 2020, irregolarità in tutta Italia, 4 Settembre 2020. Le università finite sotto la mira dei consulenti di Consulcesi per accertare l’accaduto sono: Roma, Napoli, Milano, Firenze, Palermo, Padova, Bari, Torino, Ferrara, Pavia, Pisa. Le anomalie più gravi si sono registrate a Milano: un candidato ha riferito a Consulcesi che i plichi delle domande erano già aperti e non erano chiusi e sigillati. Fonte : https://catania.liveuniversity.it/2020/09/04/test-di-medicina-2020-irregolarita-denuncia/.
10 – ibid.