Viaggio al termine della Sanità
La genesi e la distruzione del servizio sanitario nazionale (VI)
Mettendo in rete la sesta puntata di questa inchiesta, dobbiamo una spiegazione ai nostri lettori sull’irreperibilità nel nostro sito della precedente “quinta puntata”, che è stata immediatamente rimossa, con conseguente deindicizzazione dei motori di ricerca, in seguito alla diffida pervenutaci da parte dei legali di un noto politico citato nell’articolo. Di fatto, nella sua lettera di diffida, il legale smonta punto per punto le accuse lanciate nell’articolo del nostro collaboratore, il quale sconosceva totalmente le varie sentenze assolutorie citate riguardo ai singoli episodi; avendo egli fondamentalmente tratto le notizie riportate nell’articolo da una vecchia interrogazione parlamentare del Presidente dell’Adusbef del 2015. Per cui ci vediamo costretti ad apportare — a differenza della natura che, come si sa, non fa mai salti! — un’interruzione nella nostra inchiesta giornalistica, saltando a piè pari dalla quarta… alla sesta puntata.
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Il crollo del Muro
Il 9 novembre 1989, la caduta del Muro di Berlino che proclamava il crollo del comunismo e la “rinascita” di un’Europa aperta, fu per i club mondialisti, il segnale convenuto che avrebbe demolito dalle fondamenta le istituzioni al potere dal dopoguerra.
Mentre ovunque si salutavano con entusiasmo le picconate dei berlinesi, l’alta finanza si adoperò rapidamente e senza clamore per il cambio della guardia nei governi europei. Affinché le future amministrazioni cedessero la loro sovranità ad un organismo sovranazionale, successivamente noto come Unione Europea (UE), il 7 febbraio 1992 fu sottoscritto il Trattato di Maastricht.
In Italia, fu reclutata la mafia per eliminare gli ultimi fedeli servitori dello Stato – stragi del 1992: Capaci il 23 maggio, e Via D’Amelio il 19 luglio – mentre la svolta politica fu indirettamente consentita da un pool di magistrati (1), che travolse a livello giudiziario DC e PSI, ovvero la classe dirigente ancorata ad una concezione nazionalista, ma coinvolta in un intreccio di corruzioni e partitocrazia; il vuoto politico fu occupato da una nuova casta, poco sovrana e molto europeista, quindi funzionale all’Europa dei banchieri che affermava l’egemonia sugli Stati nazionali.
L’Italia svenduta dentro un panfilo
Nel frattempo, il 2 giugno avveniva l’incontro segreto sul Britannia, dove, agli “illustri” (2) ospiti italiani, fu dettata la nuova rotta politica, sociale, economica.
«Sul Britannia, personaggi di destra e sinistra, per la prima volta nella storia d’Italia a braccetto, si piegarono all’unisono alle banche straniere. Svendettero la nostra sovranità, calpestarono la democrazia. Avvenne uno smantellamento dello Stato imprenditore». (3)
Per privatizzare il Paese occorreva una lira debole, così speculatori internazionali, con George Soros a capofila, lanciarono un’aggressione finanziaria mai vista alle valute europee, mentre Ciampi, che guidava la Banca d’Italia, bruciò 63.000 miliardi di lire nel tentativo di difendere la nostra valuta, prima di capitolare il 16 settembre e svalutare la lira del 30%. (4) Crollo monetario che permise alle multinazionali straniere, Goldman Sachs etc., di impadronirsi dei nostri beni a prezzi di svendita.
Meno Stato, più mercato
Sull’onda della privatizzazione, il 30 dicembre veniva varata la legge 502/92, che al motto “meno stato, più mercato” invertiva lo sfrenato assistenzialismo (5), che aveva contribuito al debito sanitario nazionale.
Purtroppo la svalutazione della lira e l’impennata del debito nazionale causarono la diminuzione degli stanziamenti pubblici e la sanità fu la prima a farne le spese, poiché anziché migliorare i servizi e correggere gli sprechi precedenti, si scelse la via più dolorosa, con tagli alle assunzioni del personale e agli acquisti di presidi strumentali. Le Unità Sanitarie, colpite dalla scure dei tagli (6), vennero accorpate nelle varie province per favorire un risparmio di personale, poi trasformate in Aziende, obbligate al pareggio di bilancio.
La topografia ospedaliera venne ampiamente ridisegnata e già dal 1993, ripartendo dall’attuazione di un decreto del 1988 dell’allora Ministro della Sanità Donat Cattin, iniziò il depotenziamento dei primi ospedali con meno di 120 posti letto, o per lo meno occupati al di sotto del 75% della loro dotazione, primo atto che avrebbe portato alla loro definitiva chiusura.
Viaggi della speranza
Il già preesistente divario sulla qualità dell’assistenza tra nord e sud, subì un’accelerazione. Il nord, dove negli anni precedenti si era investito per potenziare gli ospedali, fu appena sfiorato dalla contrazione economica, nei primi anni, ma il meridione, dove lo Stato latitante aveva lasciato spadroneggiare i baroni delle Università e favorito un clientelismo politico-mafioso, ne ebbe una forte ripercussione negativa. Da allora, per patologie mediche e chirurgiche, si assistette a un aumento dell’indice di fuga verso il nord, che poteva assorbire l’eccedenza di prestazioni e continuare a fornire un servizio qualitativamente superiore, confermato dal gradimento quasi unanime dei pazienti.
La differenza degli strutturati risale a un ventennio addietro. Confrontando ospedali equivalenti per numero posti letto e sale operatorie, la Sicilia stimava un rapporto infermieri/medici 2,0 contro 3,5 del Veneto e i medici ospedalieri/1000 abitanti erano 4,6 in Sicilia contro 5,8 in Veneto, malgrado la Sicilia vantasse ben 17 aziende ospedaliere, dietro la Lombardia con 27 (7).
Il nuovo corso della Sanità
Con la sigla del Trattato di Maastricht (8) del 1992, che imponeva un contenimento della spesa sanitaria, si iniziò a chiedere al nostro Governo un ridimensionamento dell’affluenza universitaria, specie in medicina dove si temeva un esubero di medici rispetto alla popolazione.
Intanto sparivano i Presidenti delle ULSS e i Comitati di gestioni e emergeva la figura del Direttore Generale con potere di nominare il Direttore Sanitario e il Direttore Amministrativo.
In un’azienda il termine malato perdeva il suo significato e per i ricoverati fu coniata la nozione di utenti, che bisognava ben accogliere, garantirgli un comfort che gli rendesse sopportabile l’attesa, preoccuparsi di trattarli bene.
Nell’emporio della salute il paziente aveva ora dei diritti, compilava anonimamente una scheda di valutazione sul trattamento avuto. Se nasceva un diverbio tra medico e paziente, la controversia veniva affidata alla Direzione Sanitaria che, a seconda dei casi, poteva avversare l’operato del collega, pur essendo la disputa al di fuori della sua competenza. Questo atteggiamento, anziché migliorare i rapporti medico paziente li esasperò, e da questo crogiuolo di vedute, spesso opposte, nacque e si propagò la sentenza popolare di malasanità, da affibbiare, a torto o ragione, a qualsiasi decisione sanitaria diversa dalle aspettative dei malati o dei congiunti. Tanti “utenti” si sentirono più gratificati dalla sanità privata, anche a costi decisamente superiori.
Medici alla deriva
La sottoscrizione del nuovo contratto sanitario, 1994, ridusse per l’area medica la facoltà di intervenire nelle programmazioni ospedaliere e introdusse disposizioni alle quali attenersi, anche fuori dall’orario lavorativo, quali il divieto di diffondere, a qualsiasi titolo, notizie su eventi ospedalieri, per non incorrere in sanzioni disciplinari.
Una breve considerazione si impone a proposito dei contratti pubblici firmati nell’ultimo quarto di secolo. La stragrande maggioranza della classe medica, ha prestato attenzione verso gli incrementi finanziari e al rispetto dell’orario sindacale, ignorandone l’aspetto normativo; alcuni per qualunquistico disinteresse, o semplicemente gratificati dallo stipendio, altri per difendere l’attività privata dei propri ambulatori, che non volevano sotto i riflettori del fisco.
Spesso, nel brevissimo periodo svolto quale rappresentante sindacale, assieme ad altri colleghi ci sforzammo di sensibilizzare il nostro ambiente a non inseguire insignificanti miglioramenti economici, né chiudersi in gretti personalismi. Bisognava smettere di fare le primedonne pronte a esibire una immotivata superiorità, non appena si indossava un camice. Era fondamentale, piuttosto, pensare come un corpo unico, trovare la forza di far valere le proprie convinzioni di fronte ai vertici aziendali e ottenere il rispetto della propria professionalità; purtroppo i risultati furono deludenti e tutto si dissolse in una miriade di meschini interessi personali.
(6 – continua)
1 – Il pool Mani Pulite guidato dal PM Saverio Borrelli prese avvio il 17 febbraio 1992 con Antonio Di Pietro, in prima linea, assieme ai magistrati D’Ambrosio, Colombo, Greco, Boccassini, Parenti, Davigo.
2 – Gli ospiti erano l’alto comando dell’economia di Stato italiana: il presidente di Bankitalia Ciampi e il direttore generale del Tesoro Draghi, che introdusse la strategia di privatizzazione, poi Andreatta, Amato, Bernabè, Prodi, Tremonti. – Cfr. le seguenti fonti: Dittature. la storia occulta – di Antonella Randazzo – Editore, Il Nuovo Mondo, marzo 2007. –– Il Dubbio 22 agosto 2018 – Estate ‘92: la crociera sul Britannia…che privatizzò l’Italia. Paolo Delgado. –
3 – nocensura.com – 9 febbraio 2012.
4 – Ciampi confidava sul sostegno della Bundesbank, in base agli accordi dello SME. Insieme le banche centrali avevano un potere di fuoco ben superiore a quello della speculazione ed erano in grado di infliggere a quest’ultima perdite tali da scoraggiarle. Ma Schlesinger, governatore della Bundesbank, comunicando telefonicamente a Ciampi che avrebbe interrotto ogni sostegno alla lira, ci lasciò senza difesa contro l’assalto speculativo. Cfr. Corriere della Sera 11 settembre 2019 – Settembre 1992, attacco alla lira – Giorgio La Malfa, Giovanni Farese.
5 – Riguardo alla prescrizione incontrollata di farmaci, degli anni 80, un contenimento della spesa era opportuno. Non dimentichiamo come fossimo abituati ad uno spreco di farmaci, che venivano compulsivamente accumulati nelle nostre case solo perché gratuiti, senza una necessità immediata, ma che moltissimi medici prescrivevano con estrema facilità, a volte dietro compenso di benefit dalle case farmaceutiche.
6 – Il Decreto-Legge 27 agosto 1994, n. 512 , art. 11, comma 16 stabilisce che le anticipazioni mensili che possono essere corrisposte alle Unità sanitarie locali per i primi sette mesi dell’anno 1993 sono riferite ad un terzo della quota relativa all’ultimo trimestre dell’anno 1992.
7 – Personale delle U.S.L. e degli Istituti di cura pubblici – anno 1998, a cura del Ministero della Sanità, Ufficio Statistica.
8 – Trattato di Maastricht – PROTOCOLLO sulla procedura per i disavanzi eccessivi. Articolo 3. – «… i Governi degli Stati membri, … sono responsabili dei disavanzi della pubblica amministrazione … Gli Stati membri riferiscono alla Commissione, tempestivamente e regolarmente, in merito al loro disavanzo, previsto ed effettivo, nonché al livello del loro debito».