Sabato 17 gennaio 2015 si è tenuto a Roma il convegno “René Guénon Testimone della Tradizione”, organizzato da Heliodromos e Raido, che ha visto la partecipazione di un vasto, attento e selezionato pubblico, nonché la presenza di qualificati relatori. Continuiamo l’opera di ripubblicazione degli interventi dei relatori, pubblicando qui di seguito l’intervento del Professor Claudio Mutti, e rimandando al numero doppio “Speciale Guénon” della nostra rivista, per ulteriori approfondimenti e conoscenza degli altri contributi.
Fenomenologia della controiniziazione
nell’epistolario Guénon-Lovinescu – I parte
La “controiniziazione” e i suoi agenti
Il modo migliore per chiarire preliminarmente il concetto guénoniano di “controiniziazione” consisterà nel riferire i brani più significativi che ad esso vengono dedicati dallo stesso René Guénon.
“Il termine ‘controiniziazione’ – leggiamo nel Règne de la Quantité – è veramente quello che meglio serve alla designazione di ciò a cui si ricollegano, nel loro insieme e a gradi differenti (…), gli agenti umani attraverso i quali prende corpo l’azione antitradizionale. (…) La ‘controiniziazione’ (…) non è certo una semplice contraffazione illusoria, ma qualcosa di assolutamente reale nell’ordine che le è proprio, come l’azione da essa effettivamente esercitata non fa che dimostrare; quanto meno, è una contraffazione solo nel senso che imita necessariamente l’iniziazione come un’ombra invertita, anche se la sua intenzione vera non è quella di imitarla, bensì di opporlesi.
Questa pretesa, però, è vana per forza di cose, in quanto il dominio metafisico e spirituale, che è al di là di tutte le opposizioni, le è assolutamente interdetto; tutto ciò che essa può fare è di ignorarlo o di negarlo, nell’assoluta impossibilità di oltrepassare il ‘mondo intermedio’, cioè quel dominio psichico che è d’altronde, e per tutti i versi, il campo privilegiato dell’influenza di Satana, tanto nell’ordine umano quanto nell’ordine cosmico; ma l’intenzione tuttavia esiste, con l’implicito partito preso di andare proprio in senso opposto a quello dell’iniziazione. (…) Non potendo condurre gli esseri agli stati ‘sopraumani’ come l’iniziazione, né d’altronde limitarsi al solo dominio umano, la ‘controiniziazione’ li conduce inevitabilmente verso l”infraumano’, che è il solo campo in cui risiede il suo potere effettivo” (1).
In relazione a questo argomento rivestono un’importanza particolare le lettere che René Guénon scrisse a Vasile Lovinescu (1905-1984) dal 9 luglio 1934 al 28 gennaio 1940 – lettere che ebbi modo di recuperare a Bucarest ventitré anni fa. Non sono state finora reperite, invece, le missive inviate da Lovinescu a Guénon, cosicché i fatti ai quali Guénon fa riferimento non sempre sono perfettamente comprensibili; ciononostante l’epistolario guénoniano risulta prezioso, perché in una qualche misura illustra le modalità operative delle forze controiniziatiche e ci introduce in situazioni storiche che sembrano esemplificare le seguenti affermazioni del Règne de la Quantité: “Veramente rimarchevoli sono gli sforzi che la ‘controiniziazione’ dedica all’introduzione dei propri agenti nelle organizzazioni ‘pseudoiniziatiche’; costoro hanno il compito di ‘ispirarle’ all’insaputa dei loro membri ordinari e, spesso, anche dei loro capi apparenti (…) le organizzazioni ‘pseudoiniziatiche’ sono senza dubbio quelle che attirano maggiormente l’attenzione della ‘controiniziazione’ e ne fanno l’oggetto dei suoi sforzi più notevoli, proprio perché l’opera che essa si propone, ed in cui in definitiva si riassume tutto il suo modo d’essere, è innanzitutto antitradizionale” (2).
In particolare, nella corrispondenza con Lovinescu vengono esplicitamente indicati come agenti della controiniziazione alcuni personaggi che hanno svolto ruoli diversi sulla scena storica del XX secolo.
Nella lettera del 24 febbraio 1936, ad esempio, ne vengono citati diversi, come il terzo Agha Khan (1877-1957), che nell’anno successivo sarebbe diventato presidente dell’Assemblea generale della Società delle Nazioni; come Henri Deterding (1866-1939), il “Napoleone del petrolio”, presidente della Royal Dutch – Shell Oil Company, che meritò il titolo di Sir per aver contribuito alla vittoria dell’Intesa con le forniture di carburante; come David Lloyd George (1863-1945), propugnatore dell’intervento britannico nella Prima Guerra Mondiale e responsabile (con Wilson, Nitti e Clemenceau) dell’assetto mondiale postbellico; come l’altro politico britannico Sir Philip Sassoon (1888-1939), esponente di una cospicua famiglia ebraica in cui la stirpe dei Sassoon si era unita ad un ramo dei Rothschild; come il primo ministro greco Eleftherios Venizelos (1864-1936), che morì a Parigi in quello stesso anno 1936; come il primo ministro francese Georges Benjamin Clemenceau (1841-1929), il feroce nemico della Germania che fu tra gli artefici del trattato di Versailles; come Cornelius Herz (1845-1898), l’affarista franco-americano di origine ebraica protagonista dello scandalo di Panama; come Édouard Herriot (1872-1957), capofila del partito radicale francese, tre volte presidente del consiglio nella Terza Repubblica, candidato al Premio Nobel per la Pace nel 1929; come il Principe Alberto I di Monaco (1848-1922), del quale Guénon sottolinea la connessione con Basil Zaharoff (1849-1936).
Ed è proprio Basil Zaharoff, anzi, Sir Basil Zaharoff, l’esponente della controiniziazione che viene citato più spesso e più a lungo nella pluriennale corrispondenza di Guénon con Lovinescu.
1913: il mancato incontro di Guénon con Zaharoff
Nel capitolo del Théosophisme intitolato La question des Mahâtmas – dove i Mahâtma sono i presunti “Maestri” ai quali si richiama la Società Teosofica – Guénon rievoca un episodio che lo coinvolse personalmente nel 1913, allorché gli venne proposto di entrare in contatto con uno di tali “Maestri” per una questione che aveva poco a che vedere col teosofismo.
“Dal momento che ciò non ci impegnava per nulla, – scrive Guénon – accettammo volentieri, senza peraltro farci molte illusioni sui risultati. Nel giorno che era stato fissato per l’incontro (il quale non doveva affatto avvenire ‘in astrale’), si presentò solo un membro influente della Società Teosofica che, arrivato da Londra ove doveva allora trovarsi il ‘Maestro’, pretese che questi non avesse potuto accompagnarlo nel suo viaggio e trovò un pretesto qualunque per scusarlo. Dopo di allora, non se ne fece più niente ed apprendemmo solamente che la corrispondenza indirizzata al ‘Maestro’ era intercettata dalla signora Besant. Senza dubbio ciò non prova l’inesistenza del ‘Maestro’ di cui si tratta; quindi ci guarderemo bene dal trarre da questa storia la benché minima conclusione” (3).
Nella sua biografia di René Guénon, Paul Chacornac (1884-1964) ritorna su questo episodio e scrive quanto segue: “Siccome i diversi protagonisti di questa storia sono tutti scomparsi, non vi è più nulla che impedisca di rivelare che l’affare in questione aveva a che fare con la costituzione dell’Albania in Stato indipendente e con la candidatura del Principe di Wied al trono del nuovo Stato, candidatura alla quale si trattava di rendere favorevoli le organizzazioni sufiche, allora molto potenti in quel paese” (4). Questo fatto, osserva Chacornac, mostra che a quell’epoca vi era chi riteneva che Guénon avesse la possibilità di entrare in contatto “con ambienti generalmente chiusi agli occidentali e forse sufficiente autorità perché un parere proveniente da lui potesse esser preso in considerazione” (5).
Ulteriore luce sull’episodio viene gettata da Jean Reyor, alias Marcel Clavelle (1905-1988), in un dattiloscritto privato del 1963 cui Marie-France James attribuì successivamente il titolo di Document confidentiel inédit (6). “Il famoso ‘Maestro R.’, – scrive Reyor – che i teosofisti considerano come la reincarnazione del Conte di Saint Germain e che doveva incontrare Guénon per via della candidatura del Principe di Wied al trono d’Albania, altri non era che sir Basil Zaharoff, il ricchissimo ‘mercante di cannoni’ ed importante agente dell’Intelligence Service, amico intimo della Regina Maria di Romania, zia del Principe di Wied. Il ‘membro influente della Società Teosofica’ al quale è fatta allusione nello stesso passaggio era Charles Blech, allora presidente della sezione francese della suddetta Società. Alcuni anni più tardi, fu offerta [a Guénon, ndr] una somma davvero niente male per l’epoca, affinché consentisse a non pubblicare il suo libro sul teosofismo” (7).
Che Basil Zaharoff venisse presentato dai teosofisti come una reincarnazione del Conte di Saint Germain, lo afferma implicitamente lo stesso Guénon. “Ho appena osservato un ritratto di Bacone (…) – scrive a Lovinescu in data 25 novembre 1935 – che i teosofisti hanno pubblicato intenzionalmente, in rapporto per l’appunto con la L.C.C. [Liberal Catholic Church, ndr]; fatto alquanto curioso, assomiglia a quello di sir B. Z.! In tutto ciò vi sono sicuramente delle manovre molto tenebrose, e voi non avete torto di ritenere che questa attenzione per la Romania abbia qualcosa d’inquietante…”
Basil Zaharoff
Basil Zaharoff era nato il 6 ottobre 1849 a Muğla, fra i monti dell’Anatolia, da una famiglia che recava il cognome ufficiale di Zacharios o Zacharias e gli aveva impartito il nome Basíleios (Vasilios). Secondo alcuni suoi biografi, si tratterebbe di “cognomi grecizzati, la cui forma originale sarebbe stata Sahar o forse Zohar: che sarebbero autentici nomi ebraici, tanto più che il nome Sahar è abbastanza frequente come cognome ebreo e, se la famiglia emigrata in Russia incominciò a chiamarsi Zaharoff, questo equivarrebbe a Sahar più off, desinenza russa corrispondente ancora a una nuova esigenza” (8). La carriera di Vasilios Zacharias ebbe inizio il 14 ottobre 1877, quando indusse il governo turco ad acquistare un ingente quantitativo di armi dalla ditta inglese Nordenfeldt; e ciò grazie ai suoi rapporti col competente ministro, “del quale aveva fatto la conoscenza in certi circoli e nelle bische” (9), dice pudicamente un suo biografo inglese, Robert Neumann. In seguito Zaharoff riuscì a vendere armi da guerra a tutti gli Stati in conflitto: alla Russia ed al Giappone, all’Argentina ed al Cile, alla Bolivia ed al Paraguay.
Da ciò Ezra Pound trasse ispirazione per il Canto XXXVIII, dove Zaharoff compare sotto lo pseudonimo di Metevsky: “disse agli uni: (…) – gli altri hanno più munizioni (…) – Non comprate, ve le forniremo noi. – Poi passò il confine – e disse agli altri – Di là hanno più munizioni. Non comprate – ve le forniamo noi. – Vickers fece affari d’oro, importò oro in Inghilterra – crebbe il fondo aureo”.
“Nel corso della Guerra Balcanica – scriveva nel 1912 il quotidiano francese ‘Crapouillot’ – Zaharoff ha armato le due parti. Ha sostenuto la Grecia contro la Turchia, la Turchia contro la Serbia e, un anno dopo, la Serbia contro l’Austria” (10).
Nel 1913, all’epoca del mancato incontro con Guénon, l’astro di Zaharoff era al culmine. In Francia il mercante di cannoni aveva acquisito il controllo dell’Union Parisienne des Banques, storicamente associata all’industria pesante, e si era impadronito del quotidiano “L’Excelsior”. In quello stesso anno venne insignito della Légion d’Honneur per meriti filantropici.
Nel Canto XVIII Pound dice: “E Metevsky, ‘il noto filantropo’, – Oppure, secondo i giornali, – ‘Il finanziere noto più come filantropo’”.
Il Principe di Wied e le regine di Romania
Il trentasettenne Principe Guglielmo di Wied, al quale Zaharoff aveva fornito il proprio sostegno, venne designato Re d’Albania il 28 novembre 1913 dal Consiglio degli Ambasciatori delle Grandi Potenze (Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Austria-Ungheria, Russia). Guglielmo era un principe renano di confessione protestante, la cui candidatura, appoggiata dall’Austria-Ungheria, aveva prevalso su quella di Fuad d’Egitto, sostenuta dall’Italia. Il sovrano designato arrivò a Durazzo il 7 marzo 1914, ma sei mesi dopo, il 3 settembre 1914, dovette ritornare in Germania, perché, in seguito al suo rifiuto di schierare l’Albania a fianco degl’Imperi centrali, Vienna sospese gli aiuti che consentivano al nuovo Stato balcanico di far fronte ai nemici interni ed esterni.
Jean Reyor sbaglia quando scrive che la Regina Maria di Romania (1875-1938) era zia del Principe Guglielmo di Wied, il Re d’Albania. Zia di quest’ultimo era invece la sovrana precedente, Elisabetta di Romania (1843-1916), in quanto era sorella del padre di Guglielmo (che si chiamava Guglielmo come il figlio). Elisabetta di Wied (nota nel mondo delle lettere sotto lo pseudonimo di Carmen Sylva) era salita sul trono di Bucarest nel 1881, quando suo marito, il Principe Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen, era diventato re di Romania col nome di Carlo I. D’altronde nel 1913 Maria (Maria di Sassonia-Coburgo-Gotha) non era ancora regina di Romania; lo sarebbe diventata nell’ottobre del 1914 sposando Ferdinando I (1865-1927) e sarebbe rimasta in carica fino al 20 luglio 1927. In seguito avrebbe aderito alla Fede Baha’i, nella quale asseriva di avere scoperto “lo spirito reale di Cristo, così spesso negato e incompreso” (11).
Zaharoff a Bucarest nel 1922
Con la Regina Maria, Zaharoff ebbe sicuramente a che fare sulla fine del 1922, quando arrivò a Bucarest per accordare un prestito allo Stato romeno. “Per lui – scrive il biografo inglese che ho già citato – era soltanto tre milioni di sterline; per l’altra parte invece erano due miliardi di lei (…) Contemporaneamente la Società Vickers [il gigante dell’industria degli armamenti controllato da Zaharoff, ndr] si cointeressava alla Rescitza, la massima impresa dell’industria pesante in Romania” (12).
La Regina Maria, la cui figlia maggiore, un’altra Elisabetta (1894-1956), era da un anno moglie di Giorgio II di Grecia (1890-1947), chiese a Zaharoff di intervenire in favore della famiglia reale ellenica, poiché temeva che il nuovo sovrano dovesse prendere anche lui la via dell’esilio, come già suo padre Costantino I (1868-1923).
Se c’era qualcuno che aveva voce in capitolo in Grecia, questi era infatti Zaharoff, il quale, secondo il “Times”, aveva speso almeno 50 milioni di sterline per coinvolgere la Grecia nella guerra a fianco della Triplice Intesa. Siccome Costantino I di Grecia (1868-1923) era cognato del Kaiser, il compito non era stato facile; ma Zaharoff aveva fondato ad Atene un’agenzia di stampa che, diffondendo notizie favorevoli all’Intesa, contribuì alla destituzione del sovrano; a ciò erano seguiti il rientro di Eleftherios Venizelos (1864-1936) e l’ingresso della Grecia nel conflitto. Fu così che Zaharoff meritò di esser nobilitato da Sua Maestà Britannica e diventò Sir Zaharoff.
Un ruolo analogo a quello svolto da Zaharoff ad Atene, lo aveva avuto la Regina Maria a Bucarest: la Romania, che fino al 1916 aveva rifornito di petrolio l’Austria e la Germania, entrò in guerra a fianco dell’Intesa per decisione della nuova sovrana più che per volontà di Ferdinando, il quale, come scrisse A. L. Easterman, “è un uomo tranquillo, pacifico e con un carattere non significativo… Non è lui, ma Maria a governare la Romania” (13).
Bô Yin Râ
Guénon ritorna sull’argomento del suo mancato incontro con Zaharoff nella corrispondenza epistolare con Vasile Lovinescu.
Nella prima metà degli anni Trenta quest’ultimo scriveva su diverse riviste romene, manifestando interesse per le tradizioni orientali e per alcune figure di esoteristi. In particolare, la sua attenzione era attratta dal romanziere praghese Gustav Meyrink (1868-1932), nonché dallo scrittore occultista tedesco Bô Yin Râ, alias Joseph Anton Schneiderfranken (1876-1943), sedicente inviato della cosiddetta “Gran Loggia Bianca” (così veniva chiamata la centrale del teosofismo) e fondatore di un’organizzazione denominata “Grande Oriente di Pathmos”.
Venuto a conoscenza, nel 1932, del libro di René Guénon Le Roi du Monde, Lovinescu lo traduce in romeno e chiede all’autore di poterlo pubblicare a puntate su una rivista alla quale vorrebbe dar vita.
Il 16 dicembre 1934 Guénon gli risponde positivamente; però, siccome Lovinescu progetta di tradurre anche Bô Yin Râ, Guénon lo esorta a “prendere tutte le precauzioni opportune affinché nessuno possa pretendere che le due cose siano in qualche misura solidali”. Gli scrive inoltre: “Ora, devo dire che quello che penso di Bô Yin Râ non si basa principalmente sul contenuto dei suoi libri; però conosco l’organizzazione alla quale egli è stato ricollegato e che, pur avendo realmente la sua sede da qualche parte in Asia centrale, è d’un livello iniziatico ben poco elevato”.
Il 29 settembre 1935 Guénon rincara la dose: “In quanto a quel che vi ho detto di B.Y.R., si tratta davvero di un’organizzazione iniziatica degenerata o deviata, soprattutto per il predominio d’un certo lato ‘magico’; ma, in casi del genere, è molto raro che elementi appartenenti alla ‘controiniziazione’ non ne approfittino per introdursi ed esercitare la loro influenza”.
Infine, apprendiamo che Bô Yin Râ era presente all’incontro al quale sarebbe dovuto intervenire anche Zaharoff. “Riflettendo su quello che mi avete scritto circa il ‘Maestro dei Balcani’, – scrive Guénon a Lovinescu l’11 novembre 1935 – arrivo a ritenere sempre più probabile che il personaggio che mi si doveva far incontrare nel 1913 era già sir B. Z. Non so più se vi ho detto che, in quella circostanza, si trattava della costituzione dell’Albania in Stato indipendente e del possibile intervento, a tale riguardo, di certe organizzazioni islamiche esistenti in quel Paese. Ora, c’è un’altra cosa che è molto curiosa anch’essa: l’appuntamento, al quale alla fine il personaggio non è venuto, era presso uno dei membri dell’organizzazione orientale di cui vi ho parlato a proposito di B.Y.R.; e d’altronde quest’ultimo (che allora non era ancora conosciuto sotto questo nome) quel giorno vi si trovava presente pure lui! Credo proprio che quella sia stata l’unica volta in cui l’ho incontrato, a meno che, tuttavia, non l’abbia visto un’altra volta più o meno in quel periodo; ma non ne sono troppo sicuro, non avendo avuto, allora, alcuna ragione di far particolare attenzione a lui”.
Continua…