Nella tragica sceneggiata pandemica che da quasi due anni a questa parte sconvolge e devasta la vita dei singoli e della società tutta intera, alimentando diabolici rancori e devastanti divisioni all’interno degli stessi singoli nuclei familiari e fra amici e conoscenti, un ruolo non secondario o di semplici comparse è stato interpretato dai cosiddetti “virologi televisivi”, i quali hanno fornito un contributo fondamentale nel creare e sostenere — giornalmente! — il clima di panico e di terrore generale; e senza il cui apporto non sarebbe stato possibile piegare, in così breve tempo e con tale facilità, la stragrande maggioranza della popolazione alla monolitica versione ufficiale del potere sanitario. Costoro, da veri e propri avvoltoi, si sono lanciati sui corpi delle persone lasciate colpevolmente morire negli ospedali e nelle case di riposo, straziandone metaforicamente i cadaveri e traendo un ben remunerato alimento dalle loro povere carcasse. E tutto questo, solo per un disgustoso tornaconto economico, o per una non meno spregevole vanità egocentrica e supponenza ideologica, che poco hanno da spartire con qualunque verità scientifica.
A cominciare da quell’insopportabile e antipatico primario milanese, palesemente tallonato dall’incombente Parkinson e purtuttavia non disposto a rinunciare a un singolo gettone di presenza (da buon ex sessantottino, molto sensibile al benessere economico ed al dio denaro, forse anche perché sollecitato dalle insistenti pressioni della sua signora, alle prese col rinnovo del salotto o alla sostituzione dell’auto!); il quale ha impunemente imperversato in lungo e in largo all’interno di tutti i palinsesti televisivi nazionali, a tutte le ore del giorno; recitando, ogni volta che veniva contraddetto, la scena melodrammatica dell’abbandono — stizzito e offeso — del collegamento da remoto. Anche se la sua fastidiosa presenza sembra essersi ultimamente diradata, in seguito alle disavventure giudiziarie che lo hanno interessato nel suo ruolo — sembrerebbe svolto poco onestamente — di Barone universitario.
Non va poi trascurato il “crisantemo” padovano, esperto di zanzare e catastrofista per indole e natura, sempre pronto a spalmare una pennellata di nero sul già fosco quadro generale; per quanto ultimamente quest’ultimo stia cercando di acquisire maggiore visibilità, provando a rilasciare dichiarazioni critiche su singoli aspetti e su insignificanti sfumature della vulgata governativa.
Altro prezzemolo presenzialista in ogni salotto televisivo è il sedicente sex symbol (de gustibus!) genovese, che come i suoi colleghi ha di volta in volta affermato tutto e il contrario di tutto, facendo tornare in voga il famoso “contrordine compagni” di guareschiana memoria. Per finire — ma solo per accorciare un elenco che sarebbe altrimenti troppo lungo — col vanesio e supponente ospite fisso di “scendiletto Fazio”: quel “borioso superbone” (occhio alla crasi!) che adotta il metodo eminentemente scientifico di denigrare e sbeffeggiare chiunque non sia d’accordo con le sue certezze e le sue verità.
Tutti costoro bisognerà ricordarseli quando si celebrerà (perché prima o poi bisognerà che si celebri!) l’inevitabile processo che dovrà giudicare i crimini commessi da tutti coloro che hanno tenuto in piedi e gestito la tragica vicenda che ci affligge da due anni; affinché anche a loro venga assegnato, com’è giusto che sia, un posto in prima fila sul banco degli imputati. C’è solo da aspettare, con salda fede ed inattaccabile pazienza.