Le Leggi di Manu
In queste ultime settimane, ho veramente appreso molto: ho letto una traduzione francese delle Leggi di Manu. Quest’opera assolutamente ariana, questo codice sacerdotale fondato sui Veda, sul regime delle caste e sulle tradizioni più antiche; sempre fortemente sacerdotale, mai pessimista, completa meravigliosamente le mie idee sulla religione. Comprendo che, di fronte ad altre grandi legislazioni morali, io ne abbia ricevuto una impressione di imitazione, direi addirittura di caricatura: prima di tutte, l’egiziana. Platone stesso mi fa spesso l’effetto di essere stato, su dei punti capitali, il buon allievo di un Brahmano. Quanto agli Ebrei, è una razza di Tschandalas (paria), che ha appreso dai suoi maestri attraverso quali principi un sacerdozio acquista la dominazione e organizza un popolo… I Cinesi anche sembrano aver prodotto il loro Confucio e il loro Lao-Tze sotto l’influenza del codice classico, di una antichità primitiva. L’organizzazione medievale sembra essere stata un sorprendente brancolamento per ritrovare tutte le nozioni su cui poggiava la società primitiva indo-aria… tuttavia con i valori pessimisti che provenivano dal terreno stesso, fornito da una razza decadente. Là ancora, gli Ebrei sono degli intermediari, non inventano nulla.
Non si saprebbe, senza peccare contro lo spirito, associare in una stessa frase le Leggi di Manu, libro di una incomparabile spiritualità, e la Bibbia. Che ci si renda ben conto di ciò: le Leggi di Manu hanno dietro di esse, in esse, una vera filosofia, e non una ripugnante mescolanza di rabbinismo e di superstizione. Allo psicologo più disincantato, esse mettono sempre qualcosa sotto i denti. Andiamo all’essenziale, mostriamo la differenza fondamentale: con le Leggi di Manu, le classi superiori, i filosofi e i guerrieri, conservano la mano alta sulla moltitudine; dappertutto, i valori superiori, il consenso alla vita, il sentimento della perfezione, di un trionfale benessere – il sole brilla su tutte le pagine del libro. Là dove il cristianesimo espone la sua insondabile volgarità (la sessualità, la donna, il matrimonio) le Leggi di Manu si applicano con rispetto, amore e fiducia. Come si può mettere nelle mani di bambini e di donne, un libro in cui si trovano queste parole: «Per evitare l’impudicizia, che ognuno abbia la sua donna, che ogni donna abbia un marito. È meglio sposarsi che ardere…»?
Manu, al contrario: …Non conosco libro in cui si parli della donna in una maniera così delicata e così benefica come nella sua legge. Quelle vecchie barbe grigie e quei santi hanno per lei una gentilezza indubbiamente insuperabile. «La bocca di una donna», si legge nel loro libro, «il seno di una giovinetta, l’odore di un sacrificio, sono sempre puri». Altrove: «Non c’è niente di più puro della luce del sole, l’ombra di una vacca, l’aria, l’acqua, il fuoco, il respiro di una giovinetta». Ultima citazione – questa forse, una pia menzogna: «Tutte le aperture del corpo al di sopra dell’ombelico sono pure, al di sotto sono impure. Solo nella giovinetta, il corpo intero è puro».
Friedrich Nietzsche