Tradizione e politica
Anticipiamo la prima parte dell’editoriale del nuovo numero doppio di Heliodromos di 224 pagine (n. 25-26, Equinozio d’Autunno – Solstizio d’Inverno 2014 – Speciale Guénon), appena stampato e in distribuzione. Il testo completo dell’editoriale sarà possibile leggerlo sulla rivista, che verrà presentata a Roma sabato 17 gennaio, in occasione del Convegno su René Guénon, organizzato in collaborazione con Raido.
Uno degli ultimi progetti discussi con Gaetano, prima della sua scomparsa, riguardava la preparazione di un numero speciale di questa rivista interamente dedicato a René Guénon, alla cui uscita far coincidere un Convegno di presentazione di questo Speciale. L’idea non era, ovviamente, quella di aggiungere un altro poster all’album di famiglia, da attaccare in camera e lasciare lì a prendere polvere: un santino fra i tanti da esibire nelle grandi occasioni, e comunque un pezzo di carta! L’intenzione era, piuttosto, quella di affermare e ribadire il ruolo fondamentale dell’Opera guénoniana nella genesi e nello sviluppo del nostro impegno, come gruppo e come singole individualità. Una realtà umana attiva e operante, rimasta sempre estranea ai circoli del “guénonismo” ufficiale e certificato, e mantenutasi immune dalle scaramucce e reciproche scomuniche che rischiano di svuotare le potenzialità del messaggio di Guénon, diluendolo in mille inutili rivoli polemici.
L’accostamento senza pregiudizi ai suoi scritti – mettendo definitivamente da parte le squallide disfide fra “guénoniani” e “evoliani”, che tanto continuano ancora ad appassionare alcuni perdigiorno –, ci ha fornito gli strumenti e indicato la via per acquisire piena consapevolezza di quel che conta veramente in un percorso come il nostro, lasciando per strada l’inutile zavorra ideologica e umana che ci appesantiva nel cammino. Una delle prime verità comprese è stata l’inefficacia dell’assunzione solo mentale delle dottrine tradizionali (cioè culturale in senso moderno, dominio della nefasta categoria degli accademici) – già ampiamente dimostrata e direttamente verificabile applicandola nel “banco di prova” delle passioni, per contrastare le quali leggere libri (fossero pure intere biblioteche!) non sposta di un solo millimetro la loro ingombrante presenza –; perché la conoscenza non fondata su acquisizioni definitive sarà sempre labile e provvisoria, esposta ai moti instabili del sentimento e alle molteplici espressioni dell’io, come hanno dimostrato clamorose “regressioni” di cui diremo più avanti.
In un libro fortemente voluto da Gaetano e da noi curato nella sua edizione italiana (J. Robin, René Guénon testimone della tradizione), è giustamente usato il termine “testimone” per descriverlo, perché proprio questo è stato Guénon, un Testimone: essendo il “testimone” colui che sa, che ha visto direttamente, che ha assistito a un fatto, e può, dunque, parlarne a pieno titolo, con cognizione di causa e in modo veritiero. La funzione provvidenziale della sua Opera è innegabile – si chiama il 118 quando qualcuno è in pericolo di vita! –, anche perché la sua nascita non poteva che avvenire in quest’epoca in cui l’intera umanità è ridotta nelle condizioni di un malato terminale. E se certe critiche di Evola, riguardo alla superiorità dell’Oriente tradizionale rispetto all’Occidente decaduto, sembrerebbero oggi dimostrarsi non del tutto infondate – essendo stato Evola buon profeta nel prevedere per l’Oriente il passaggio per le medesime “stazioni” di una via crucis sovversiva già percorsa, a suo tempo, dall’Occidente –, non si può tuttavia condividere quella che fu la critica evoliana principale, dove si affermava che Guénon è come uno che descrive una bella donna, ma non fornisce alcuna istruzione per conquistarla. In realtà, non solo Guénon dà delle indicazioni chiare per mettere ognuno nelle condizioni di impegnarsi in una Via – qualunque sia la tradizione d’appartenenza –, consistenti nella conoscenza dottrinaria (la Verità Metafisica, il fine della “ricerca” che deve compiere ogni uomo per dare compimento alla propria esistenza), nella vita rituale (ritmando la propria esistenza in accordo con i battiti del sacro e aderendo integralmente ai simboli, il modo d’espressione proprio dell’Assoluto) e in un cammino iniziatico (seguendo il filo di Arianna che riallaccia l’essere individuale all’Origine); ma, soprattutto, mostra lo scopo finale di questo processo, dicendoci perché e per cosa conquistare “quella donna”!
Il Gruppo di Heliodromos, sin dalle sue oramai lontane origini, è nato, si è sviluppato ed è cresciuto all’interno dell’area politica costituita dai continuatori, dagli epigoni e dai “sopravvissuti” dell’esperienza affermatasi in Italia fra le due Guerre Mondiali, e tragicamente conclusa nel 1945. Un mondo popolato da un tipo umano fortemente caratterizzato da un atteggiamento e uno stile antiborghese, istintivamente portato a rifiutare il mondo moderno, che proprio con lo spirito borghese è stato in gran parte intessuto; e ancora dotato del coraggio fisico, elemento caratterizzante la natura del Guerriero, ampiamente messo alla prova e dimostrato nei difficili anni seguiti alla sconfitta del Fascismo, nell’Italia democratica partorita dalla ferocia e dalle bestialità della guerra civile. Ambienti, quelli neofascisti, che trovarono un punto di riferimento ideale, nelle loro espressioni migliori, nei libri di Julius Evola; a cui va riconosciuto il merito di avergli per primo fatto conoscere gli scritti di Guénon […]
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