Fenomenologia della controiniziazione
nell’epistolario Guénon-Lovinescu – II parte
Zaharoff, il “Maestro R.”, il Conte di Saint Germain
Guénon identifica dunque Zaharoff col “Maestro dei Balcani” di cui gli ha fatto menzione Lovinescu. Da parte sua, Jean Reyor lo identifica col “famoso ‘Maestro R.’, che in genere i teosofisti hanno considerato come la reincarnazione del Conte di Saint Germain.
“Maestro R.” sta infatti per “Maestro Rákóczi”, poiché spesso i teosofisti hanno sostenuto che il Conte di Saint Germain appartenesse a questa famiglia dell’aristocrazia ungherese. Alcuni di loro lo hanno identificato col Principe Francesco II Rákóczi (1676-1735), che regnò sulla Transilvania dal 1703 al 1711; altri col suo figlio primogenito Leopoldo Giorgio (1696-1700); altri ancora col terzogenito Giuseppe, Marchese di San Marco (1700-1738). Annie Besant (1847-1933), che sosteneva di aver incontrato il Conte di Saint Germain nel 1896, in un suo libro ne menzionò due “incarnazioni”: Francesco II Rákóczi e János Hunyadi (1406-1456).
È interessante notare che queste diverse tesi venivano presentate e discusse, in uno studio di A. J. Hamerster pubblicato a puntate sul periodico “The Theosophist”, fra il 1934 e il 1935, ossia negli stessi anni in cui Guénon iniziava a corrispondere con Lovinescu (14).
Ora, da un paio di lettere di Guénon risulta che Lovinescu gli aveva parlato del Conte di Saint Germain, mettendolo in relazione con Lord Rothermere, con la Regina Elisabetta di Romania e con Sir Basil Zaharoff.
“Quanto alle storie del Conte di Saint Germain (…) – scrive Guénon il 9 novembre 1935 – questa identificazione con lord Rothermere è stata per me del tutto inattesa!”
Lord Rothermere è verosimilmente Harold Harmsworth, primo Visconte Rothermere (1868-1940), il proprietario della Associated Newspapers Ltd, noto in particolare per lo sviluppo che lui e suo fratello Alfred diedero al “Daily Mail” e al “Daily Mirror”.
“Per quanto concerne la Regina Elisabetta, – prosegue Guénon nella stessa lettera – in passato avevo già udito parlare dei suoi rapporti con cose singolari, sebbene io non abbia serbato ricordi molto precisi in merito; siccome questa storia risale a prima della guerra, potrebbe benissimo avere relazione con ciò cui ho fatto allusione nel Théosophisme… Comunque, sembra proprio che ci siano una o più persone le quali svolgono, in certe circostanze, il ruolo del Conte di Saint Germain; tutto sta a sapere a quale titolo e per conto di chi…”
Il 25 novembre Guénon ritorna sull’argomento e scrive: “La vostra storia riguardo al Conte di S. G. diventa ancor più curiosa di quanto non pensassi in base a quel che mi avete detto l’altra volta, poiché essa conferma delle cose che sospettavo da un bel po’ di tempo. Non sembra si possa dubitare che sir B. Z. sia un rappresentante importante di una delle branche della ‘controiniziazione’; certuni pensano addirittura che ne sarebbe uno dei capi; ma forse si tratta di un’esagerazione, non essendo probabile che i veri capi svolgano in prima persona un ruolo che li mette in così cattiva luce… Sono arrivato a domandarmi se non fosse di lui che in realtà si trattava nella storia cui ho fatto allusione nel Théosophisme e che aveva un rapporto col costituirsi dell’Albania in Stato indipendente. Che sia stato lui ad essere ricevuto dalla Regina Elisabetta di Romania, a quanto pare nello stesso periodo, o forse in questo caso si tratta di un altro personaggio ancora? In ogni caso, se siete sicuro di ciò che è avvenuto nel 1927, i suoi rapporti con A. B. non possono più essere messi in dubbio”.
Con le iniziali A. B. viene qui indicata Annie Besant. Che cosa avesse avuto a che fare la presidentessa della Società Teosofica con Zaharoff, lo vedremo tra poco.
L’entourage teosofista della Regina Elisabetta
Prima, però, sarà opportuno cercar di capire che cosa poteva intendere Guénon parlando dei rapporti della Regina Elisabetta “con cose singolari” (ses rapports avec des choses singulières).
Sicuramente era una cosa piuttosto singolare che la Regina si dichiarasse simpatizzante dei socialdemocratici e fosse favorevole alla forma repubblicana di governo: “l’unica razionale”, scriveva la sovrana nel suo diario (15). Oltre a ciò, la Regina Elisabetta era “veggente” e diceva di ricevere dei messaggi angelici (sarebbe stata in comunione intima con lo “spirito” di un non meglio precisato Imperatore Federico).
Elisabetta ebbe come damigella di compagnia la poetessa Elena Văcărescu (1867-1947), la quale, diventata collaboratrice del “Movimento Cosmico” fondato dal cabalista ed occultista Max Théon (1848-1927), nel 1916 sostenne gli sforzi compiuti dalla Regina Maria per schierare la Romania a fianco dell’Intesa; nel 1920 la Văcărescu ottenne una funzione di un certo rilievo alla Società delle Nazioni.
Un’altra celebre scrittrice patrocinata da Elisabetta fu Fanny Seculici, alias Bucura Dumbravă (1868-1926), fondatrice della loggia teosofista di Romania e traduttrice di un libro di Jiddu Krishnamurti (1895-1986), la quale si recò in India per partecipare ad un congresso della Società Teosofica.
Fanny Seculici è citata da Guénon nella lettera a Lovinescu del 25 giugno 1936, nella quale è nuovamente menzionato, fra l’altro, il Conte di Saint Germain. “Ricevo la lettera di uno che ha soggiornato a lungo in Romania e che è stato in relazione con ambienti teosofisti – scrive Guénon -. Facendo degli accostamenti fra quel che mi racconta e quel che già sapevo grazie a voi, sembra davvero che, in occasione del soggiorno di B. Z. e di Mrs. Besant in Transilvania, del quale mi avete parlato, un certo ruolo fu svolto da una certa signora Lazar, di Turda: conoscete questa persona o ne avete sentito parlare?”
È molto probabile che Lovinescu avesse sentito parlare di Elena Lazăr, poiché costei aveva svolto attività teosofista già nel periodo austro-ungarico della Transilvania e successivamente, nel dicembre 1925, aveva partecipato al congresso teosofista di Adyar in India.
“C’è, inoltre, – prosegue la lettera di Guénon – la storia straordinaria di una certa sig.na Lia Braunstein, originaria della Germania (Monaco, probabilmente), la quale si trovava a Bucarest nel periodo della guerra; costei pretendeva di essere in rapporto costante coi ‘Maestri’ e specialmente con il C.te di S. G.; infine, venne colta da una crisi di follia furiosa a Londra, dove si era recata per dare un concerto (era una musicista) e fu internata in un manicomio. C’è, inoltre, la storia di una sig.na Seculici, che era presidentessa della branca di Bucarest e che morì a Porto Said al ritorno da un congresso ad Adyar; la storia di questa morte è intrecciata con qualcosa che ha a che fare col mio libro sul Théosophisme, ma in un modo che non riesco a chiarire con precisione”.
Dalla lettera successiva (è del 28 agosto 1936) si deduce che nello stesso anno del congresso di Adyar (e non nel 1927) Zaharoff e Annie Besant si erano recati in Transilvania. “Ciò di cui vi ho parlato a proposito della sig.ra Lazar – scrive – è accaduto proprio nel 1925, stando a nuove informazioni; ciò dunque sembra proprio corrispondere all’affare del castello di Huniad (château de Huniade)”.
Quello che Guénon chiama château de Huniade è il castello di Hunyad (oggi Hunedoara), la località transilvana da cui prese nome il casato degli Hunyadi, al quale appartennero János Hunyadi e Mattia Corvino (1440-1490). Qui, secondo la ricostruzione di Pierre Feydel (che però trascrive in maniera erronea il nome del castello), “Zaharoff (…) procedette a delle ‘iniziazioni'” (16).
In un articolo della serie intitolata La Dacie hyperboréenne, pubblicato nel 1937 su “Études Traditionnelles” sotto lo pseudonimo di Géticus, Vasile Lovinescu scrive a proposito di János Hunyadi (“Jean Corvin de Huniade”): “Egli passa per essere stato non solo un rosicruciano, ma un Rosa-Croce” (17). E aggiunge in nota: “I teosofisti ne fanno il loro Conte di Saint-Germain, il che è fastidioso. Ma non è possibile che, avendo compreso certe cose, le abbiano interpretate alla loro maniera fantasiosa? La verità è che forse i tre personaggi di Hunyadi, di Rákóczi e di Saint-Germain furono inviati dal medesimo centro” (18).
Un misterioso progetto di Zaharoff a Bucarest
Questa nota non deve far pensare che il rapporto di Geticus-Lovinescu coi teosofisti si esaurisse in controversie d’ordine teorico. Dalle lettere di Guénon si evince che Lovinescu era molto preoccupato per il fatto che elementi della Società Teosofica desideravano coinvolgerlo in un’iniziativa ispirata da Sir Basil Zaharoff e cooptarlo in un misterioso gruppo in via di costituzione.
Il 27 gennaio 1936 Guénon scrive al suo corrispondente romeno: “Ma vedo che questo affare B. Z. sembra ancora più serio di quanto pensassi finora; credete che il gruppo progettato trovi gli elementi necessari per costituirsi? Sarebbe veramente pericoloso; d’altra parte, mi chiedo se dobbiate rompere completamente con tutto ciò fin da adesso, o se non sia più utile che possiate ottenere altre informazioni…”
Il 24 febbraio Guénon riprende l’argomento: “Adesso, bisogna aggiungere che ci sono degli Stati occidentali che sono manovrati più direttamente degli altri da organizzazioni dipendenti dalla controiniziazione; e tutto ciò ci riporta esattamente alla vostra storia di B. Z. Capisco che essa vi preoccupi molto, secondo quel che mi dite stavolta, poiché c’è evidentemente qualcosa di anormale in questo modo di cercarvi e di farvi delle proposte; dato che voi non avete sicuramente fatto nulla per provocare tutto ciò, non se ne vede chiaramente il motivo; chissà se le vostre ricerche sulla Dacia non c’entrino in qualche maniera? Quello che, secondo me, è da temere soprattutto, in queste condizioni, è che si cerchi di spiarvi e di seguirvi ovunque andrete. Credo che fareste bene a stare attento; finora non avete mai notato nulla da questo punto di vista?”
Le personalità chiamate a far parte di questo gruppo si trovano elencate in una lista di cui Lovinescu è venuto in possesso; i loro nomi, però, o sono sconosciuti sia a lui sia a Guénon oppure sono stati deformati allo scopo di renderne impossibile l’identificazione.
Tuttavia Guénon si prova a formulare qualche ipotesi: “Non sarei troppo sorpreso – scrive il 27 gennaio – per quanto concerne Macdonald (19), dati i suoi rapporti con Annie Besant (l’aveva incaricata di redigere un progetto di costituzione per l’India); so anche che Lloyd George ha personalmente delle relazioni molto strette con B. Z.; quanto agli altri, non ne posso dir nulla”.
Il 6 giugno ritorna sull’argomento: “Le notizie che mi date dei progetti attuali di B. Z. non sono davvero per nulla rassicuranti, una volta di più; sarebbe davvero curioso sapere se sarete designato a far parte di questo gruppo…”
Tra l’altro, lo si apprende dalla lettera del 28 agosto, Zaharoff aveva annunciato l’arrivo di un “Grande Istruttore” in coincidenza con un non meglio precisato “grande evento astronomico”.
La persona di cui Zaharoff, a quanto sembra, si serviva come tramite nel tentativo di agganciare Lovinescu è indicata da Guénon con l’iniziale D. Si trattava di Anton Dumitriu (1905-1992), un insegnante di matematica che nel 1934 era diventato assistente al Politecnico di Bucarest. Nel paio di pagine impietose che Mircea Eliade (1907-1986) gli dedica nei suoi diari del 1937, leggiamo fra l’altro: “Sapevo che era teosofo [cioè teosofista, ndr] e si proclamava l’ultima incarnazione del conte di Saint-Germain. Più tardi venni a sapere che era liberale e si interessava di filosofia della scienza. (…) Poi, nel 1946, a Parigi, sentii dire che era venuto anche lui, con una commissione petrolifera. Adesso era molto ricco e aveva chiesto ad alcuni romeni, diventati parigini da tempo: ‘Spendendo un milione di franchi all’anno, in quanti anni pensate che potrò comprare Parigi?'” (20).
La scomparsa di Zaharoff
Lovinescu dovette tirare un sospiro di sollievo quando apprese che Zaharoff era morto davvero, dopo che più d’una volta aveva fatto pubblicare sui giornali la falsa notizia del proprio decesso. Il 10 novembre 1936 Guénon scriveva a Lovinescu: “A proposito di Z., avrete forse notato che, recentemente, era stata fatta spargere la voce che era morente e addirittura morto; non è, d’altra parte, la prima volta e tutto ciò è stato successivamente smentito (…)”.
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Un’eco di ciò si trova nel Canto XVIII di Ezra Pound: “E Metevsky morì e fu sepolto, ufficialmente, – E dal Caffè Yeiner assisté al proprio funerale. – Circa dieci anni dopo quest’incidente – Buona parte della Vickers era sua”.
Il 30 dicembre Guénon scriveva ancora al suo corrispondente romeno: “Saprete forse che, 2 o 3 mesi fa, la morte di Z. era già stata annunciata, poi smentita (e non era, quella, la prima volta); ma ora si assicura che è proprio vero (…)”.
Infine, 16 marzo 1937 Guénon informava Lovinescu che degli sconosciuti avevano tentato di aprire la tomba di Zaharoff, “probabilmente per assicurarsi dell’identità del corpo”.
Sir Basil Zaharoff era deceduto il mattino del 27 novembre 1936 all’Hôtel de Paris di Montecarlo.
L’Hôtel de Paris era suo. Ed anche il Casinò era suo. Dopo aver concluso un patto segreto col Principe Alberto I di Monaco, Zaharoff aveva convinto Clemenceau a stipulare con Sua Altezza una convenzione che sarebbe poi confluita nell’art. 436 della Parte XV del Trattato di Versailles. Il Principato di Monaco aveva così acquisito una totale autonomia; tuttavia, qualora il Casinò di Montecarlo avesse rischiato il fallimento, la Francia si impegnava a salvarlo con un contributo finanziario. Alla morte di Alberto I, Zaharoff si era impadronito della Société des Bains de Mer, che gestiva la bisca del Principato.
Così scomparve dalla scena Sir Basil Zaharoff, il quale, oltre ad essere stato mercante di cannoni, banchiere, petroliere, magnate della stampa, superbiscazziere, filantropo, agente dello spionaggio britannico, nonché ciarlatanesca reincarnazione del Conte di Saint Germain, aveva svolto, secondo René Guénon, un ruolo di primo piano nel campo della controiniziazione.
CLICCA QUI per leggere la I parte
1. René Guénon, Il regno della quantità e i segni dei tempi, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1969, pp. 233, 291, 315-316.
2. René Guénon, Il regno della quantità e i segni dei tempi, cit., pp. 292-293.
3. René Guénon, Il teosofismo. Storia di una pseudoreligione, vol. I, Edizioni Delta Arktos, Torino 1987, p. 59.
4. Paul Chacornac, La vie simple de René Guénon, Les Éditions Traditionnelles, Paris 1958, p. 63.
5. Paul Chacornac, op. cit., ibidem.
6. Marie-France James, Ésotérisme et Christianisme autour de René Guénon, Nouvelles Éditions Latines, Paris 1881, p. 307 nota e passim.
7. Jean Reyor (Marcel Clavelle), Documento confidenziale su René Guénon, Edizioni Al-khâtamu al-dhahabiyy, Al-Qâhira s. d.
8. Robert Neumann, Vita di Sir Basilio Zaharoff, Mondadori 1948, pp. 17-18.
9. Robert Neumann, Vita di Sir Basilio Zaharoff, cit., p. 27.
10. Shaykh Abdalqadir As-Sufi, Tecnica del colpo di Banca, Le Rocce di Korsan, Genova 2002, p. 53.
11. Shoghi Effendi, God Passes By, Bahà’ì Publishing Trust, Wilmette, Illinois, 1944, p. 392.
12. Robert Neumann, Vita di Sir Basilio Zaharoff, cit., p. 196.
13. A. L. Easterman, King Carol, Hitler and Lupescu, Victor Gollancz Ltd, London 1942, p. 23.
14. A. J. Hamerster, The Count de Saint Germain: Who he was, “The Theosophist” (Theosophical Publ. House, Adyar, Madras), ott. 1934, pp. 66-72; nov. 1934, pp. 141-150; dic. 1934, pp. 290-292 e 589; maggio 1935, pp. 120-127; giugno 1935, pp. 240-247.
15. Eugen Wolbe, Carmen Sylva, Leipzig 1933, p. 137.
16. Pierre Feydel, Aperçus historiques touchant à la fonction de René Guénon suivis d’une Étude bio-bibliographique, Arché, Milano 2003, p. 86 nota 208.
17. Geticus, La Dacia iperborea, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1984, p. 64.
18. Geticus, La Dacia iperborea, cit., p. 64 nota.
19. “All’epoca del ministero Ramsay Mac Donald [1866-1937, ndr], M.me Besant elaborò un progetto costituzionale per l’India e lo inviò al governo; questo progetto, che si ispirava allo stesso spirito che portò alla costituzione del ‘Congresso Nazionale Indù’, sembra non aver avuto seguito, almeno fino ad oggi; ma il fatto riveste un significato tutto particolare se si pensa che i veri Indù annoverano proprio Ramsay Mac Donald nel numero dei ‘nemici brutali e grossolani dell’India’” (René Guénon, Il teosofismo. Storia di una pseudoreligione, cit., vol. II, p. 315, nota 18).
20. Mircea Eliade, Memorii (1907-1960), Humanitas, Bucureşti 1991, vol. I, pp. 338-339. Su Anton Dumitriu, cfr. Claudio Mutti, Eliade, Vâlsan, Geticus e gli altri. La fortuna di Guénon tra i Romeni, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1999, pp. 75-88.