Poesia (dialettale) |
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ignoranza e Virtù L’ignoranza assai mi frena che mi faccio quasi pena. Provo a scrivere una parola ne viene fuori una carriola, e c’è una frase ridonDante che mi viene, fra le tante: “fatti non foste a viver come bruti -- il Signore prego mi aiuti -- ma per seguir virtute e canoscenza” e non basta panza e presenza. Chi scrisse ‘sta cosa un po’ inquieta, mah … dev’essere un Poeta; è una frase così trepiDante che ho la mano tremolante. Mi vengon fuori ‘sti tormenti ca sugnu ‘n casa a fari nenti. Ne so poco ormai di scuola che mi manca la parola ma basta un rigo nel cervello che mi sento dotto e fringuello. Un pensiero mi può servire prima di definitivamente partire. Se qualcosa non m’inganni, partirò oggi o fra cent’anni, ma ‘sto pensiero mi è vicino ‘che la vita ridotta è a un lumicino. Un’occasione allor mi coglie di pensare alle perdute spoglie di chi prima di me è partito e ha lasciato un nodo al dito non a me o a mia mogliera ma a tutta l’umanità intera. La virtù è una buona cosa beato chi se la sposa serve non solo nei cent’anni, pieni di intrighi e affanni, ma per gli altri anni, più tanti, che non sono meno importanti, per essere ricordato con ammirazione di generazione in generazione. Vorrei dare un contributo a chi adesso ormai è muto ma ha lasciato di se stesso una semenza viva ancora adesso. Mentre ho questo po’ di tempo lo dedico al piacevole tormento di imparare un rigo alla volta: … l’ignoranza un poco è tolta … e la Virtù viene accolta. Grazie a Te, Dante Alighieri, ancora vivo oggi, forse più di ieri. Ut
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